mercoledì 24 luglio 2024

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

L’OROLOGIO DAVANTI AGLI OCCHI 


Lo scopo dell’arte è spostare impercettibilmente la terra sotto i piedi delle persone. Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica sono il modo in cui facciamo le cose. L’arte è il motivo per cui le facciamo. 
Oliver Jeffers 

Una volta una persona a cui devo molte cose mi ha fatto capire un concetto difficile in un modo semplice: mentre parlavamo ha preso il piccolo orologio analogico che era appoggiato al tavolo, me l’ha messo a due centimetri dagli occhi e mi ha chiesto le ore. Non le vedo, ho risposto. E lui mi ha detto è questo che intendo quando dico che per capire le cose che ci riguardano, dobbiamo fare almeno due passi indietro. Se siamo troppo vicini, diventiamo ciechi. 
Questo episodio è stato il primo pensiero che mi è nato dopo la lettura di Intanto sulla terra… Alla ricerca del nostro posto nel tempo e nello spazio di Oliver Jeffers. 
La storia che racconta Jeffers è apparentemente semplice: un padre chiama i propri figli, devono andare, salutano la mamma, salgono in auto, escono dalla città. La voce narrante però non è quella di nessuno dei tre personaggi rappresentati, pare una voce che da tempo, da ben prima che il libro sia iniziato, stia riflettendo sull’agire umano. 
 Questo è l’incipit del testo: 
“In tutto il cosmo 
questo posto nel nostro sistema solare 
è il posto dove tutte le persone vivono 
da che siamo umani.” 
Tant’è vero che a un certo punto la voce narrante propone ai tre una deviazione dal loro percorso e il padre, nel frattempo irritato dalla litigiosità di fratello e sorella, accetta subito.
 

Il narratore chiede loro di indossare il casco spaziale: direzione la Luna, 400 mila chilometri dalla Terra, un anno di viaggio, come dice la voce, calcolando una velocità media tipicamente automobilista di 60 km orari. 
E in questa parte esplode il colpo di genio di Jeffers: man mano che i nostri tre procedono nel loro viaggio e tanto più tempo ci mettono, tanto più indietro nel tempo storico va il nostro narratore. Come può essere mi chiedete. Ehi, ma questo è un albo illustrato, tutto può essere ed esserlo in modo immediato: per andare sul pianeta Venere ci si mettono 78 anni (sempre viaggiando in auto a 60 km orari), cosa accadeva 78 anni fa sulla Terra? Era la metà del Novecento e l’intero pianeta combatteva una grandissima guerra. Se volete andare su Mercurio in auto, dovete calcolare 150 anni: cosa succedeva 150 anni fa sulla Terra? Un piccolo gruppo di nazioni si divideva un continente intero, era l’epoca del colonialismo. 


E così di pianeta in pianeta, mentre i nostri tre protagonisti avanzano, o meglio si allontanano dalla Terra, tanto più il narratore indietreggia nel tempo storico, raccontando i conflitti che hanno caratterizzato la nostra storia umana. Cosa sta facendo Jeffers? 
Beh, a me verrebbe da dire che sta allontanando l’orologio dagli occhi. 


Tanto più ci si allontana tanto più si riesce a leggere la Storia in modo più completo e la Storia è anche (soprattutto?) una storia di conflitti. Tanto più vediamo la Terra come un unicum, tanto più la comprendiamo e comprendiamo che noi siamo tutti e uguali figli di quella palla schiacciata appesa nello spazio. Ok, fin qui ci siamo. 
Quanta complessità, quanto Jeffers. 
Elementi jeffersiani ne abbiamo tanti in questo albo: le relazioni in primis, con questo padre calvo (oh, ma che bella questa rappresentazione dei padri calvi, esistono! Entrano negli albi illustrati! Sempre grati a Jeffers che racconta anche quello che vede) e i due pargoli litigiosi; il tema del volare, del guardare in su, del cielo insomma (dal suo famosissimo Nei guai, in avanti le sue storie sono spesso lassù); il tema del viaggio pure. 
Ma. Ma qualcosa mi sfuggiva ancora. Né una prima lettura, né una seconda, né una terza, mi bastavano. Capivo che la complessità dell’albo andava ancora oltre (lassù!) e io volevo sapere. Sapete quando avete degli indizi che portano tutti da una parte per scoprire il colpevole, e poi qualche elemento qua e là che non si inserisce perfettamente nel vostro quadro? Ecco, io ero a quel punto. 
In esergo al libro c’è una frase di Jeffers: 
Gran parte dell’ispirazione per questo libro viene dai ripetuti tentativi di spiegare la storia e la geografia del conflitto in Irlanda del Nord a persone intelligenti – che non hanno mai saputo nulla di nessuna delle due e non se ne sono mai interessate – a un oceano di distanza.” 
Lui cerca di spiegare un conflitto irlandese (senza mai citarlo nella narrazione del libro), che potremmo definire piccolo se pensato nelle dinamiche storiche e mondiali, appunto aprendo lo sguardo, andando nello spazio a vedere come si vede da lassù. 
Ma il vero punto di svolta nella mia analisi del libro è arrivato per caso


In libreria è arrivato Begin Again - come siamo arrivati qui e dove potremmo andare - la nostra storia umana, finora, edito da Harper Collins (tutte le traduzioni al testo in inglese sono mie) e tra pochissimo pubblicato in italiano sempre da Zoolibri, dove alla fine Jeffers scrive una nota magnifica sulla sua poetica, sulla politica, sugli sguardi, sulla speranza, sull’immaginazione. 
In questo piccolo saggio (che spero verrà riproposto nella versione italiana del libro) Jeffers racconta di aver lasciato l’Irlanda del Nord nel 2007, per New York dove nessuno sapeva niente del conflitto irlandese. Lui non se ne capacitava, si arrabbiava ma soprattutto non capiva: forse il mio amico avrebbe detto che aveva l’orologio troppo attaccato agli occhi. Così ha cominciato ad allontanarsi e a capire che anche per gli stessi irlandesi quel conflitto era diventato qualcosa di diverso, era un uno contro uno. Ma se si allarga lo sguardo, se l’orologio si allontana, si capisce che la storia dell’umanità intera è costellata da questi scontri e si capisce che si può agire, per esempio attraverso l’arte: 
“Possiamo rielaborare il nostro contesto e la nostra motivazione per guardare le cose come se facessero parte di una narrazione diversa e più produttiva. 
Possiamo scegliere di dare un senso agli eventi per essere governati da cose diverse dalla paura o dall'odio, dalla rabbia o dall'indifferenza. Possiamo cambiare la nostra storia.” 
Chi sa meglio di un autore che le storie – e la Storia – si possono cambiare? 
Chi sa meglio di un autore di libri per bambini che tutto cambia e che bisogna spiegarlo per bene agli adulti? Ve lo ricordate il libro di Jeffers Come vola un pinguino? Il pinguino contro tutte le leggi di natura cerca di volare (ancora il volo, è proprio un vizio!), ecco io penso che ora quel pinguino abbia imparato a farlo. 

Valentina

"Intanto sulla terra… alla ricerca del nostro posto nel tempo e nello spazio, una visione cosmica sui conflitti con Oliver Jeffers",  Zoolibri 2024

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