mercoledì 11 settembre 2024

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

CRESCERE IN UN SUSSURRO 


 “C'è un trucco per vedere e udire i Defunti, simile al trucco per prendere sonno. Bisogna sentire senza ascoltare, vedere senza guardare, pensare senza riflettere davvero. Lasciare che la mente scivoli in uno spazio grigio; solo così, a volte, è possibile coglierne la presenza.” 

Maghi, nebbie, vascelli, sabbie d'argento, archi fatati, anime sperdute, poesie di polvere e un traghettatore: il Passatore. 
Il traghettatore ha due figli, Milo e Leif, e non ha nome, anche se alla nostra mente subito si affaccia la figura di Caronte, il mitico psicopompo che accompagnava le anime dei morti nell'aldilà. Il Passatore però, al contrario di Caronte, è un umano. 
La storia dell'Isola dei sussurri, scritta dall'inglese Frances Hardinge, ha una trama lineare, al contrario dei suoi passati romanzi: il traghettatore viene ucciso dal Signore di Merlank per evitare che sua figlia venga portata sull'isola della Torre Spezzata, dove le anime dei defunti possono finalmente uscire dal mondo. Leif cerca di sviare gli assassini mentre Milo, dal padre ritenuto da sempre inadatto al ruolo, si mette in mare con le sei anime da trasportare, compresa quella del padre stesso. 


Milo affronta diversi problemi mentre trasporta le anime: non solo quello più rischioso, ossia evitare di essere preso dagli scagnozzi del Signore di Merlank, ma anche riuscire a decifrare le misteriose scritte che appaiono sull'imbarcazione, oppure semplicemente riuscire a muoversi sull'angusta nave senza poggiare lo sguardo sulle anime, pena la morte. 
Fin dall'inizio del libro siamo immersi in una bruma silenziosa, dove i suoni sono attutiti e pare già di sentire accanto a sé le anime perse in attesa di imbarcarsi. Una donna si avvicina alla casa del Passatore con delle graziose scarpine tra le mani, il volto sconvolto dalle lacrime, le scarpe azzurre sono quelle della figlia Gabrielle. Le scarpe devono essere consegnate immediatamente dopo la morte al Passatore: se i defunti riuscissero a trovarle sarebbero per sempre costretti a vagare a Merlank, senza più possibilità di lasciare questo mondo. 
Parto dalle scarpe per scrivere di un libro profondo e delicato, tutto scritto sussurrando, come il titolo allude. Le scarpe sono quelle che ancorano i morti alla propria terra, che li trattengono; le scarpe raccontano lo status dei loro possessori, l'età, il lavoro, raccontano, di fatto, una vita. E così Milo tenendo lo sguardo basso, entra in contatto con loro aprendo delle brecce in lui.  


D'altra parte c'è un modo di dire anglosassone - “in his/her shoes” - che significa letteralmente “nelle sue scarpe” ma che in italiano può essere tradotto come “nei suoi panni”. Milo è considerato non all'altezza del compito di Passatore dal padre proprio per questo 'difetto': troppo emotivo, poco lucido nelle decisioni, troppo esposto e facile al coinvolgimento. E Milo lo sa, è consapevole del suoi limiti per questo lavoro in cui la freddezza pare essere il fondamento. 
Milo percorre il tratto di mare che lo separa dall'isola della Torre Spezzata, superando maghi, feroci uccelli senza testa, allucinazioni intimidatorie, con l'anima del padre al suo fianco, imparando, sforzandosi per essere utile, adattando il proprio animo alle difficoltà pratiche ma senza mai perdere la sua capacità di mettersi nei panni degli altri. Raccoglie così, a modo suo, delle tracce da ciascuna anima da riportare a casa. Di fatto reinventa il lavoro del padre, dimostrando che crescere è anche prendere il buono dal passato per poi reinventare il proprio giovane passo. 
La scrittura della Hardinge mi ha davvero lasciata senza parole, perché di fatto racconta come sia possibile comprendersi senza parlare, soltanto guardando in tralice, sfiorandosi, osservando con rispetto. E' un esempio per i ragazzi e non solo, di quanto sia potente l'immaginario evocativo delle parole. 


Il romanzo è illustrato da Emily Gravett a tre colori: nero, blu e bianco. Non è la Gravett delle matite colorate, dei bambini arruffati e degli animaletti teneri. Con uno approccio più stilizzato, riesce a mantenere il tono del sussurro, unendo anche il dettaglio tipico della gothic novel. 
Le illustrazioni sono frequenti e si alternano bene in un testo molto centellinato. In un'intervista sul libro Gravett racconta di aver utilizzato il tipo di illustrazione che in genere utilizza per le sue ceramiche. Ecco, questo libro, che consiglierei a lettori e lettrici dodicenni, è esattamente questo: una ceramica, preziosa, apparentemente fredda, ma capace di contenere tesori. 

Valentina

 "L'isola dei sussurri", F. Hardinge, E. Gravett (trad. G. Iacobaci), Mondadori 2024 

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