lunedì 9 settembre 2024

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

L'ATTIMO FUGGE 
 
La formica rossa, Émilie Chazerand (trad. Silvia Turato) 
La nuova frontiera junior 2024 


NARRATIVA PER GRANDI (dai 14 anni) 

"Eravamo emarginati, come due gemelli pestiferi. Lui perché era arabo, io perché ero io. Ci proteggevamo l’un l’altra. Bastava stare insieme, fianco a fianco, sempre. Noi due insieme ci attiravamo un sacco di nemici, ma non ci importava. Passavamo ore a sognare il giorno in cui saremmo stati grandi. Facevamo castelli nell’aria viziata delle nostre piccole camere. 
Architettavamo stratagemmi improbabili per diventare ora ricchi, ora famosi, ora tutti e due. 
'Vanno di pari passo, Vania, ricco e famoso!' 
'Ma no! Per niente!' 
'Ma sì!' 
'Ti dico di no, Pirach! Guarda: Madre Teresa è famosa ma non è ricca!' 
'Sempre più ricca di noi...' 
'O l’omino Michelin: è famoso, ma neanche lui è ricco!' 
'Perché neanche esiste!' 'Ma certo che esiste: lo puoi vedere.' 
'Non basta per esistere, che ti possano vedere.' " 

Vania Strudel (!) ha quindici anni, una ptosi all'occhio, un piccolo difetto alla palpebra che non sale del tutto e che lei cerca di coprire come può con un ciuffo di capelli, una madre che, quando lei aveva otto anni, a Parigi è scomparsa. 
Ha un padre che la riempie (a suo parere anche troppo) di affetto ma anche di piccoli animali impagliati (a suo parere anche troppi) perché di mestiere fa il tassidermista. E' una grande suonatrice di elicone nel tempo libero (e si esercita in cantina al buio), colleziona depliant di sciamani senegalesi e ha un solo solissimo grande amico fin dall'infanzia, Pierre-Rachid, detto Pirach, il cui nome è palese frutto dell'integrazione. Purtroppo lui parrebbe temporaneamente innamorato della sua peggiore nemica. 
Unico svago per Vania è la frequentazione di un vecchio vicino di casa, del tutto silenzioso, scampato ad Auschwitz, che imperturbabile ascolta i suoi monologhi quando lei gli fa da "babysitter" perché la legittima figlia è fuori per appuntamenti.... Costruisce e conserva in scatole da scarpe vuote modellini in cartone di scene di vita vissuta, e come amica ha Victoire che a sua volta ha un suo problemino che la tiene lontano dagli altri, la trimetilaminuria. 
Diciamo così che se Vania Strudel dovesse fare un bilancio della sua vita non avrebbe molti elementi per considerarsi una vincente, tra i vincenti. E infatti, allo stato attuale, non pensa proprio di esserlo. 
 E, come se non bastasse, sta per cominciare il suo primo anno di liceo. 
A parte il suo senso dell'umorismo irrefrenabile, che funziona da rimedio per mandar giù le molte cose che non vanno come lei vorrebbe, Vania Strudel è lì che cerca di crescere, di trovare un senso alla propria vita, di costruirsi una mappa affettiva degna di questo nome. 
Circondata da una schiera di umanità piuttosto variegata, con la quale lei interagisce a volte con slanci d'affetto, a volte con scatti di rabbia, a volte con lacrime a volte con grandi risate, a volte crudele a volte generosa, a volte disillusa a volte piena di aspettative, Vania Strudel è lì che, dall'alto dei suoi quindici anni, cerca di prendere le misure della complessità dell'esistenza. 
Ce la farà? Riuscirà a essere la formica rossa, di cui parla una misteriosa mail che ha ricevuto, ovvero troverà la spinta per smettere di essere una tra tanti, di rimanere nascosta agli altri, mimetizzata nella massa delle formiche nere? Smetterà di compiangersi, di non piacersi, di non credere in se stessa? Smetterà di sottomettersi, di non imporsi? Di farsi accettare per quello che sente di essere? Insomma, riuscirà a non avvizzire già a quindici anni? 
"Cosa stai aspettando per vivere?! Poi è adesso. Domani è subito. L’attimo fugge. Buon inizio di scuola, Vania." Fine della mail.

Solo pochi giorni fa, qualcuno mi ha interrogato sui massimi sistemi che ruotano intorno alla grande questione della letteratura per ragazzi, e di rimbalzo sulla lettura e i ragazzi. E la riflessione che mi è sgorgata spontanea è questa: forse per mettere insieme lettura e ragazzi la chiave potrebbe essere togliere il più possibile quel "per" tra le parole letteratura e ragazzi. 
Cerco di spiegarmi. Non è preoccupante il "per" in sé, anzi, ma lo è l'intento educativo che spesso e volentieri si nasconde dietro quella preposizione. Il resto è storia nota: un buon libro è un buon libro. Punto.
Sono stati in molti, me compresa, a gioire quando è nata la collana Oltre, perché tra i suoi intenti cardine dichiara: "di non voler insegnare nulla ai propri lettori", piuttosto vuole proporgli buone letture. Stop. 
E si sa che le buone letture hanno la capacità di emozionare, sovvertire opinioni, creare discussioni, porre domande "creare subbuglio", tutte cose messe in elenco dall'editore stesso. 
Ecco. Anche la terza uscita di questa collana sta in detto canone. 
Se per i due titoli precedenti si era individuato una sorta di carattere dominante che li definiva: la complessità dei legami per Il centro del mondo, il lato oscuro per Milly Vodović, qui è l'ironia il Leitmotiv. Vince su tutto questo sguardo spesso caustico, inaspettato, non convenzionale. Questo naturale umorismo ha la capacità di far passare in secondo piano tutta una serie di piccole cose non proprio convincenti del plot, come pure il profilo di un personaggio chiave, la madre grande assente. Inverosimiglianze sparse qua e là.
Robusti e ben torniti sono invece gli altri personaggi (anche quelli immaginari) che popolano il romanzo, su tutti Vania, Pierre-Rachid e il padre imbalsamatore. 
Émilie Chazerand mi pare anche capace, almeno in questo romanzo che in Francia ha venduto 37000 copie, di saper sorprendere il lettore e spesso e volentieri di farlo ridere di gusto. Doti rare. 
E' anche capace di saper mettere parecchia carne al fuoco - dall'abbandono alla scoperta del corpo, dall'essere vecchi all'essere bersaglio di qualcuno, dall'omosessualità al body shaming, dalla gelosia alla cattiveria, - senza mai perdere il filo e sempre con una dose diffusa di naturalezza e di leggerezza. 
Nessun pistolotto ma un bel po' monologhi o dialoghi, spesso esilaranti, ma anche profondi, che tengono incollati i lettori alla pagina. E a questo proposito è stata anche capace di aver sintetizzato in un unico ma indimenticabile faccia a faccia serrato, duro, diretto e quindi estremamente efficace, lo scontro tra due generazioni: tra un padre centrato e una figlia rabbiosa. Uno dei pezzi più interessanti in queste 300 pagine scarse di romanzo. 
Sarò sincera: qui, più che in alcuni dei suoi albi, mi è sembrato onesto, rispettoso (e non didascalico e men che meno educativo) l'intento di Émilie Chazerand: scrivere un libro che un giorno, magari proprio sua figlia, ma anche molti altri quindicenni come lei, potrebbe considerare come buon amico, come sostegno cui appoggiarsi mentre si procede a tentoni nel crescere. 
I buoni libri ogni tanto possono diventarlo.

Carla

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