lunedì 2 settembre 2024

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

LEGATI A UN GRANELLO DI SABBIA

Il castello di sabbia, Einat Tsarfati (trad. Giusy Scarfone) 
Il Castoro, 2024 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni) 

"Mi piacciono i castelli. 
Così ne ho costruito uno di sabbia. E non un castello qualunque. 
Un vero castello, con cupole, torri e un fossato per i coccodrilli. 
E grandi finestre vista mare." 

Esistono due grandi tipologie di castelli di sabbia. Ogni bambino lo sa: quelli 'qualunque' e quelli 'speciali'. Quello che questa bambina sulla spiaggia, vicina al suo ombrellone, dove la mamma è sdraiata a leggere un libro, sta costruendo appartiene alla seconda categoria: quelli speciali che naturalmente attirano l'attenzione. Ed essendo un castello, i primi ad accorgersene e a interessarsi a lui, sono proprio re e regine. Arrivano a frotte, da ogni angolo del mondo e, a guardarli bene, anche da ogni epoca. La Regina Elisabetta, grande assente, è rappresentata da uno dei suoi amatissimi corgi. 
Il castello si riempie, si affolla di gente coronata e di relativi regi bagagli. Tutti si guardano in giro molto ammirati: sabbia purissima, ogni dettaglio architettonico è curato. E si sente anche la risacca del mare...


Nella grande Sala da Pranzo viene servito il gelato: tutti i gusti a tutte le ore. La sera nella Sala da ballo c'è la grande festa. E' semplicemente fantastico perché tutti ballano, e tutti in modo differente, secondo usi e passioni personali (anche gli intrusi...). 
I problemi arrivano la mattina seguente quando, a colazione, la sabbia comincia a farsi sentire: nel cibo prima di tutto e poi un po' ovunque. Nelle armature, nelle piante esotiche della serra che stanno appassendo, nelle serrature dei bauli, tra le lenzuola. 
Il disappunto generale che sfocia in rabbia - si lamentano tutti da Raperonzolo a Giulio Cesare - suggerisce alla bambina architetta, un'idea geniale quanto definitiva per ovviare al problema... 

Einat Sarfati è una che non va persa di vista. 
E' facile perché non sono poi molti i suoi libri che circolano nel mondo (in Italia sono quattro: Un invito fatale; I miei vicini; Potrebbe andare peggio! e Potrebbe andare molto peggio!), e quelli che ci sono paiono tutti molto convincenti. 
Le ragioni che la rendono speciale si ritrovano nella maggior parte delle sue storie, come se fossero appunto cifre per lei irrinunciabili. 
Una costante è il suo sense of humor, sempre tagliente e sempre virato verso l'assurdo. Presumo che i più piccoli lo possano cogliere, di sicuro i grandi ci potranno sguazzare dentro (la presenza nel castello di sabbia della Regina Vittoria sta lì per gli adulti o tutt'al più per i dotti bambini britannici, ma va bene così). Questo divertimento nasce evidentemente da una sua personale gioia nel disegnare ciò che disegna, e questa felicità diffusa rende il suo lavoro, oltre che piacevole per tutti, anche molto potente. Un po' come se le cose che ha da dire fossero così impellenti per lei che poco le importa a chi siano dirette. Insomma, quando scrive e disegna non ha in testa un lettore preciso, ma ha molto più semplicemente il bisogno di raccontare. E' lei la sua prima lettrice convinta! 
Il gusto per l'assurdo è la sua lingua. 


Dopo aver trovato lo spunto di partenza (un palazzo da esplorare, un viaggio in barca o un castello di sabbia), la direzione che sceglie di prendere le è proprio naturale ed è spesso simile nei libri in cui è autrice unica: partire da un punto che sia reale e consueto e poi procedere con l'accumulo di personaggi, sempre un po' imperfetti, situazioni, sempre un po' improbabili, contesti che, per aggiunte sempre più esagerate e sempre più lontane dal reale, sfogano in un tripudio di follia. 
Un gioco che è sempre divertente e che i bambini che si esercitano a misurare il mondo e la loro capacità di immaginarlo fanno in continuazione. Questo meccanismo, almeno con me, è garanzia di successo. 
Un terzo Leitmotiv nei suoi libri è naturale conseguenza espressiva del suo gusto per il rilanciare sempre oltre. Le sue pagine illustrate si strutturano via via in un crescendo di personaggi, particolari e dettagli. 


Il risultato qui, per esempio, sono doppie pagine con almeno una trentina tra monarchi e imperatori, ciascuno caratterizzato a suo modo e molto allusivo, saturano il fondo. O ancora si apre allo sguardo curioso del lettore una sezione dell'intero castello di sabbia con circa una settantina di ambienti, ciascuno caratterizzato da un arredo precipuo che ne attesta l'uso: dalle camere da letto, alle sale da ballo, dai corpi scale, alle biblioteche, dalle cucine alle wunderkammer, dalla sala giostra per i più piccoli al vano ascensore, dalle stalle alle dispense. Va da sé che molti di questi ambienti, laddove possibile, contengono una serie di guizzi comici che non sto qui a dire. 
Nell'esplorazione, attitudine che Tsarfati suggerisce ai suoi lettori, c'è sempre un personaggio guida. 
Qui - come nel precedente pubblicato da Il Castoro, I miei vicini - è una bambina, la medesima bambina (appassionata di tessuti con le stelle) che è il motore trainante. 
Lì esploratrice del suo condomino, qui ingegnere-architetto sul bagnasciuga.


Con lo stesso intento dei migliori costruttori di Wimmelbücher, Tsarfati crea una serie di personaggi che ritornano (qui per esempio come nel precedente, andrebbe cercato un criceto. Ma io suggerisco, anche molto altro), ma la cosa che la distingue è lo sguardo sempre ironico - nei confronti della società - che è capace di mettere in ogni più piccolo dettaglio. 
E, sottile ma fondamentale, tra tutto questo fitto intreccio di peculiarità proprie della Tsarfati, si scorge un filo che non manca mai: se lo si segue si ha il senso più profondo della storia, che - visto il tema - ha a che fare con il granello (o i granelli) di sabbia che inceppano in modo irreparabile un meccanismo che andava alla perfezione. 


Tocca ricominciare? 

Carla

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