lunedì 20 gennaio 2025

FAMMI UNA DOMANDA!

IL GIGANTE TREMULO


"Mi chiamo Pando perché mi spando, 
se c’è spazio me lo prendo. 
Mi piace stare bello largo, mi allungo, 
stendo le gambe e i piedi e le dita dei piedi. 
Finché poi un piede esce dalla coperta. 
Ho sempre un sacco di piedi fuori dalla coperta." 

Il fatto di avere spesso i piedi fuori dalla coperta fa sì che qualcuno di passaggio li rosicchi. Un cervo mulo, per esempio. Fortunatamente un tempo c'erano i lupi che li tenevano lontani da piedi di Pando. Ma adesso i lupi lì non ci sono più... 


Pando è nato piccolino, come tutti.. Mingherlino, addirittura. Ma già a un anno di distanza è raddoppiato di misura. E poi il triplo e poi ancora e ancora... Fino a diventare un gigante. Ma Pando non è solo enorme è anche vecchissimo: ha millemila anni e ci vorrebbe un mese a contare tutte le candeline da accendere per il suo compleanno. Pando pur avendo moltissime gambe, non va mai da nessuna parte: è pigro. O meglio muoversi non è nel suo DNA.
 

Dal posto dove è nato non si è mai mosso e, nonostante il fatto che sia grandissimo sembra difficile vederlo per quel che è. 
Lui, però, al contrario vede te, perché ha un sacco di 'occhi'. Il suo mantello, se così lo vogliamo chiamare, ha tre colori principali. Verde, giallo e rosso, colori che si avvicendano con lo scorrere delle stagioni. La bellezza di questo variopinto mantello è che non sta mai fermo, vibra con l'aria che ci passa in mezzo. 
Pando è bello anche e soprattutto perché, come tante altre creature, forse tutte, bambini compresi, mostra di sé una parte visibile, ma ne ha un'altra che sta nascosta. Ma Pando a cui piace espandersi va in molte direzioni: di sopra e di sotto, di qua e di là. 
E nel suo grande groviglio, quello sotto, qualcuno è stato più bravo e curioso di altri ed è riuscito a trovare l'origine, il seme - unico e piccolissimo - da cui Pando è nato. 
Come molte creature, anche Pando è nato da un seme... 
Pando non è un millantatore e questo nome, che in latino corrisponde alla prima persona singolare del verbo pandere che, nella sua forma riflessiva significa sboccio, mi espando (qualcosa del tipo, mi allargo), se l'è guadagnato sul 'terreno': è davvero l'albero più grande al mondo. Talmente grande che la sua superficie corrisponde a circa una quarantina di ettari, una sessantina di campi da calcio e non è solo il più grande è anche il più vecchio, 80'000 anni dovrebbero avere le sue radici. 
Si tratta di un pioppo tremulo, infatti in America dove si trova (nello Utah) lo chiamano anche Trembling Giant. 
Il pioppo tremulo ha questa caratteristica: cresce, ossia si moltiplica, per polloni, ossia per mettere su famiglia di norma non spedisce semi in giro, ma fa figliolini facendo spuntare dal suo enorme apparato radicale nuovi piccoli steli, polloni, che poi diventano esili tronchi e poi tronchetti robusti e via a crescere se non glieli mangiano i cervi. 


Se gli steli sopravvivono ai loro dentini, il tronco si irrobustisce e la corteccia cresce bella chiara, interrotta solo da grandi occhi che non sono altro che le cicatrici dei rami caduti. Ogni singolo tronco dura al massimo duecento anni, ma sono le radici che sopravvivono e che hanno gli strumenti per generarne uno nuovo... 
Questa storia, tanto vera quanto avvincente, di un unico albero che ha le sembianze di un intero bosco di cinquantamila tronchi è diventata un libro, che Giorgia Conversi ha scritto e Andrea Rivola ha illustrato. Come è successo per questo pioppo tremulo americano, anche per la genesi di questa storia tutto è nato da un semino: una chiacchiera con una sua collega che le ha raccontato la storia di Pando. Per Giorgia Conversi diventa irresistibile e così decide di scriverla. 
Ma come lo fa? Lasciando all'oscuro i propri lettori fino alla fine. Un po' come le radici di Pando che lavorano sotto terra, lei con Andrea Rivola progettano un grande indovinello, pagina dopo pagina che trova la sua soluzione solo nella pagina finale quando del grande pioppo fatto di pioppi si vedono anche le radici. 
Il lavoro di scambio tra le idee e le suggestioni di Conversi e Rivola fa il resto. 
Di Pando la Conversi estrapola un pugnetto di informazioni fondamentali che possono essere comprensibili e interessanti per i bambini, anche piccoli, e le mette in fila, legando ciascuna a uno degli animali che intorno al pioppo gironzolano per ragioni diverse: il cervo mulo e le alci che ne sbocconcellano i polloni nuovi, l'orso nero, con i lupi e i puma, li tenevano a distanza, il bruco delle tende che ama nutrirsi delle foglie e che rappresenta una vera calamità per il gigante tremulo. 


Con Andrea Rivola trovano una lingua comune e così lui, come lei, animale dopo animale, di fatto racconta e illustra un unico soggetto, guardandolo e rappresentandolo da angolazioni sempre diverse. Pando, così come è nella realtà, compare solo alla fine del libro. Per non svelare il suo mistero e costruire la sorpresa. 


Bella idea e, naturalmente, bella storia! 

Carla

"Pando. Una storia vera", Giorgia Conversi, Andrea Rivola, Aboca Kids 2024 

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