Il magico potere del disordine, Einat Tsarfati (trad. Maria Laura Capobianco)
Il Castoro 2024
ILLUSTRATI
"Il disordine ha molti volti. Può essere gretto ed esibizionista, ma anche astratto e incommensurabile. Non posso giurare sul mio onore che tutti i dati contenuti in queste pagine siano corretti al 100% né che talvolta io non mi sia persa nella grettezza generale, arrendendomi alla marea trascinante del caos.
Insomma: questo libro ti aiuterà a essere meno disordinato o disordinata, e nemmeno ci troverai i concetti esposti con metodo e rigore, ma forse dopo averlo letto capirai che sei in buona compagnia."
Questa è l'unica pagina di un libro che ne ha più di duecento, che non si può considerare illustrata. Si tratta di una piccola nota introduttiva in cui l'autrice si autodenuncia come disordinata, mette in fila una serie di ragionamenti sulla questione disordine e sulla percezione che ogni essere umano ne ha, ovvero quanto ritenga sé stesso ordinato o disordinato. Racconta anche della doppia perdita del manoscritto come a voler testimoniare che mettere in ordine il disordine non è stata proprio una passeggiata di salute...
Per smentire subito la percezione di avere per le mani un libro disordinato, basterà scorrere l'indice iniziale in cui fanno bella mostra di sé i nove capitoli che lo compongono. Ognuno di questi si accenderà per fare luce su distinte tematiche, per poi ridursi in cenere. Con cadenza regolare.
Li elenco per dare onore al merito di un lavoro ordinato di un'artista che si definisce disordinata...
1 - Perché il disordine è un problema?
2 - Sei una persona disordinata?
3 - Definire il disordine
4 - Gestire il disordine, o: conosci il tuo nemico
5 - Fare ordine senza diventare ordinati
6 - Le Genti Ordinate
7 - I vantaggi evolutivi del disordine
8 - L'arte della resa
9 - La salvezza
Se li si leggono in sequenza si percepisce immediatamente il senso finale dell'intero ragionamento: il disordine è necessario e come tale va capito, accettato e, se possibile, anche utilizzato e messo a frutto. L'unico atteggiamento sensato è quello di saperne cogliere le potenzialità, come pure di imparare a conviverci, oppure imparare a convivere con i rari ortodossi di ordine o disordine senza fare troppe storie. Perché si sa, a questo mondo nessuno è perfetto.
Come sempre le cose che arrivano da Einat Tsarfati si distinguono per un guizzo di genio e di follia. E anche questa volta, in questo bel librone, l'evento si ripete, puntuale.
Partiamo dal titolo. In ogni lingua in cui il libro è stato tradotto, le soluzioni sono diverse. Dall'inglese e spagnolo: I'm a mess/Soy un desastre, passando per il francese Je suis bordelique, al tedesco, Ordentlich durcheinander, ossia Ordinatamente disordinati.
Tuttavia credo che il titolo dell'edizione italiana vinca il premio per raffinatezza.
A parte quella E fuori posto, si tratta infatti di una sottile parodia di un altro libro che anni fa aveva spopolato, creando molte false speranze nei suoi lettori, almeno in quelli disordinati: Il magico potere del riordino, di autrice giapponese, che aveva un sottotitolo molto promettente...
E siamo solo alla copertina.
Appena entriamo in medias res, che in una traduzione libera si potrebbe pensare voglia dire "in mezzo alle cose", cogliamo la rara capacità della Tsarfati di mettere in figura tutto quello che le parole non potrebbero dire, se non a costo di scrivere un libro di mille pagine.
A prescindere dall'originalità di prospettiva che caratterizza sempre i suoi libri, mi pare che qui - molto più che altrove - Tsarfati applichi al meglio i suoi criteri che la guidano nella visual communication.
Si percepiscono con molta chiarezza due cose.
La prima, attraverso immagini, simboli e poche, pochissime parole lei è in grado di trasmettere significati ben complessi. E' in grado di far ridere e ragionare il proprio pubblico, attraverso singole figure: una su tutte la scatola di fiammiferi che attraversa l'intero libro.
Questa sua capacità di tenere sempre alta l'attenzione del lettore è semplicemente magnifica. Mai una volta che si riveli scontata, prevedibile. Al contrario è capace di toccare corde profonde, oppure di sollecitare fantasie, disegnando oggetti che nell'immaginario sono lì sepolti e che brillano nel tornare a galla, improvvisamente e inaspettatamente.
Utilizza qui tutto il suo know how di graphic designer e di illustratrice pura.
Ogni pagina è visivamente e letterariamente una sorpresa, un salto verso soluzioni di impaginazione ogni volta diverse, attraversate da un sense of humor degno delle migliori radici di Tsarfati: un capolavoro il test e i paradossi, elencati stanza per stanza: il paradosso del frigorifero, per citarne uno...
Vediamo parole che alludono a precise strategie per sconfiggere il disordine che corrono lungo i margini per lasciare posto a una mappa ideale della propria abitazione, pagine che paiono strappate da un manuale di storia dell'arte in cui si elencano le singole tipologie delle Genti ordinate.
Oppure strappate da un libro di fisiologia umana, pagine che paiono fumetti ante litteram, per mettere in sequenze le buone pratiche con la ramazza, e altre che sembrano uscite da un fumetto di supereroi con onomatopee esagerate per raccontare un match con uno stendino pieghevole.
Si alternano visioni zenitali di ambienti, a immagini frontali, si sfrutta il taglio tra i due piatti della pagina con un gusto senza pari, per separare visivamente e letterariamente l'ordinato dal disordinato.
Insomma Tsarfati gioca con tutto, utilizza tutto quello che le viene in mente.
E i lettori godono sfrenatamente.
La seconda cosa ha a che fare con i suddetti lettori gaudenti.
Come spesso capita ai grandi autori - e Einat Tsarfati è certamente nell'olimpo - sanno rivolgersi, colpire e interessare pubblici anche molto diversi. Va da sé che ne godranno tanto quelli che abitano la sponda degli ordinati quanto quelli che vivono sul versante dei disordinati, quanto quelli che sono a metà del guado.
Ma dirò ancora di più: con cognizione di causa ed esperienza ho visto con i miei occhi che questo libro piace a un novenne, a una quindicenne, a una trentaduenne, a un cinquantenne e a una sessantacinquenne impenitente (per chi non lo avesse capito).
Carla
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