SI NO FORSE
Sinnos 2024
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)
"Un giorno, la mia amica pipistrella mi dice: 'Ho conosciuto dei tipi, sono viaggiatori
e stanno cercando un posto dove vivere. Vengono da molto lontano e sono di buona compagnia.
Perché non li accogli qui a casa tua?'.
In effetti, perché no?
Li incontro il giorno dopo. Sono tre. Alti. Forti.
Sembrano delle rocce. Dei macigni. Delle montagne.
Li distinguo a mala pena l’uno dall’altro.
Cambiano solo per lo spessore e la lunghezza
delle folte sopracciglia.
Ed ecco come si presentano: 'Noi siamo i quattro fratelli Zzli'."
A vederli non sono affatto quattro, quindi è normale che quella bambina che abita nella casa troppo grande e che un po' si annoia, chieda loro spiegazione di questo. Il primo risponde: Sì effettivamente siamo tre, il secondo replica, già con la bocca piena, il suo No e il terzo, forse ha la giusta risposta: siamo in tre ma forse ci chiamiamo così perché mangiamo per quattro!"
Ed effettivamente...
La bambina non perde tempo e li soprannomina: Sì, No e Forse.
Comincia così la loro piacevole convivenza: Sì, No e Forse, con i loro racconti e con la loro ingombrante presenza, riempiono la casa di parole e di risate. La bambina è proprio contenta e insieme decidono di organizzare una festa di benvenuto: ci sta! La casa prima triste e silenziosa ora appare tutta piena di luce e movimento e rumori di luogo pieno di vita, let's go party! Ma nonostante le frittelle in grande quantità nessuno dei vicini invitati si presenta. La bambina e la sua amica pipistrella indagano. Ai vicini questo nuovo arrivo, questa nuova presenza proprio non piacciono. Questi orsi hanno abitudini diverse, possono alterare il tran tran del bosco e forse possono essere addirittura pericolosi...
Nel frattempo, le cose vanno molto diversamente perché Sì No e Forse si danno un gran da fare per migliorare la casa e il bosco circostante; aggiustare l'altalena, pulire dalla neve i tetti e mettere nuovi alveari in giardino.
Ma si sa, le malelingue ci sono ovunque e le dicerie e i pregiudizi sono duri da demolire e così un giorno bussa alla porta un gendarme che chiede loro se hanno il permesso di fare tutto quello che stanno facendo: la loro risposta è la solita, Sì, No, Forse andrebbe chiesto alla bambina che, a giudicare da quanto scritto sul suo zerbino, dovrebbe chiamarsi - così pensano gli orsi - Ben Venuti...
Ah, Benvenuti! Benvenuti a chi?
L'argomento sotteso a questa storia è piuttosto chiaro, fin dal primo momento. I racconti di viaggio che questi tre orsi fanno alla bambina non lasciano dubbi, così come la reazione dei vicini di casa ostili ai nuovi arrivi è roba già vista, non solo nei libri, ma anche e sopratutto nella vita vera.
Beh, è la questione del secolo, o forse di sempre.
Chi arriva da fuori viene guardato con diffidenza, con sospetto. Viene tenuto a distanza, o comunque ai margini della comunità. Nella migliore delle ipotesi. Altrimenti, cacciato.
Quello che colpisce in questo libro è la grazia, anche visiva, con cui tutto questo viene messo sul piatto della pagina. La questione, in verità, di aggraziato non ha proprio nulla. Eppure. Questi tre marcantoni, con cravatta e bretelle o pigiama a righe, che riempiono le giornate di questa ragazzina, che fanno del loro meglio per migliorare ciò che li circonda sono molto ben consapevoli, ben più di lei che non c'è passata in mezzo, che alla discriminazione è molto difficile porre un freno. Eppure, loro sono felici di essere lì e cercano di dimostrarlo in ogni modo. Ma nel loro aggraziato modo di comportarsi, di fronte alla loro emarginazione, di fronte alla terra bruciata (!) che gli si fa intorno, mettono in conto anche di riprendere il cammino per cercare altrove un po' di pace e serenità.
Andare con loro sembra essere la cosa giusta da fare.
Sotto la folta pelliccia di questi tre orsi, si nascondono tutti quelli che cercano il loro posto nel modo, la loro piccola pace, la loro piccola felicità, in un posto diverso da quello in cui sono nati e cresciuti.
Però questo libro, nello stesso tempo, solletica il lettore anche su un'altra questione, più sottile.
Il ripetuto ritornello: Sì no forse... mi pare interessante.
Al di là dell'essere un gioco divertente in una lettura condivisa, magari ad alta voce...
Quindi, di istinto, lascerei da parte ciò che è più evidente (lo lascerei preferibilmente a quelli che usano i libri come strumenti per indirizzare le coscienze) e mi concentrerei su questo dettaglio, che sembra essere poco più che un gioco.
Lascerei indietro i ragionamenti più generali e teorici sul dovere dell'accoglienza, dell'inclusione e andrei preferibilmente dritta a spiluccare la sequenza di quelle tre parole: Sì no, forse...
Le tre risposte che gli orsi fratelli danno in sequenza sono un bel modo per mettere sempre davanti alle certezze che ognuno cerca di costruirsi, anche la terza possibilità, quella che presuppone il dubbio.
Questo, oltre a essere un divertente ritornello è un buon suggerimento da tenere presente quando si cerca una risposta.
L'arte del dubbio, ossia considerare nello scegliere da che parte stare - a favore o contro - altri scenari possibili, credo sia segno di cervello aperto, di pensiero libero.
Parlarne, farebbe bene? Forse? No? Sì!
Carla
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