STARE E (RE)STARE AL MONDO
Personalmente la cosa che trovo più affascinante nei suoi libri che conosco è, in primis, la sua capacità di catalogare, ossia di leggere e sistematizzare porzioni importanti del mondo, guardandone le caratteristiche. E restituendocele, dopo averle ragionate.
E, in secondo luogo, mi piacciono proprio questi ragionamenti, ossia i criteri di catalogazione che utilizza, perché spesso non sono convenzionali.
I cataloghi, lo avrò ripetuto mille molte, li trovo oggetti pieni di fascino. Mi piace sfogliarli e vedere come la realtà può declinarsi, ma soprattutto mi piace scoprire i criteri di visione che hanno guidato il catalogatore, nella scelta.
Questo perché un catalogo non è un semplice elenco, ma una rielaborazione sistematica e selezionata di materiale omogeneo. E questo prevede necessariamente una scelta, una selezione.
Infatti, la cosa che mi attira di un catalogo è il suo non essere mai esaustivo, mai completo, il suo essere per questo potenzialmente infinitamente implementabile (cfr. La vertigine della lista di Umberto Eco).
Il catalogo di una mostra per esempio è l'esito finale di una scelta da parte dei curatori, che hanno scelto quell'opera d'arte e non un'altra per precisi motivi: cronologici, di stile, di argomento. Non ci sarà l'opera omnia di quell'artista.
Il catalogo di una biblioteca contiene tutti i titoli presenti sugli scaffali di quel luogo, ma per ovvie ragioni essi sono la risultante di precise scelte da parte dei bibliotecari: questo libro sì, lo prendiamo e lo cataloghiamo, e questo libro no. Resta fuori dal catalogo.
Ecco, il pensiero che sta dietro queste scelte mi interessa. E il pensiero di Cruschiform che sta dietro i suoi cataloghi, mi interessa in modo particolare.
Amo, a distanza di tanto tempo, Colorama come il primo giorno.
Adesso c'è da amare un altro catalogo, un magnifico repertorio di semi.
Si potrebbe ragionare sul perché colori e adesso semi.
Beh, io me lo sono spiegata così: godono entrambi di immaginari immensi e tutti e due hanno molto a che fare con la vita.
Ma torniamo ai criteri.
Se si prova a capire quale sia quello che l'ha guidata nella scelta, direi che la parola Odissea sia imprescindibile.
Difatti Cruschiform non lavora su criteri strettamente botanici: tipologia della pianta, forma, misura, provenienza, ma piuttosto sul tipo di sistema utilizzato per la diffusione.
Con quella parola "odissea" lei di fatto orienta le scelte in base alla partenza e al viaggio pericoloso e ignoto, prendendo in esame il tipo di stratagemma che ogni pianta ha elaborato per non estinguersi e, possibilmente, per espandersi il più possibile, così da mettere al sicuro la specie.
L'eco delle parole di Mancuso sul fatto che dalle piante si dovrebbe imparare come stare (e restare) al mondo... Ma vabbè.
Dieci diversi macro sistemi che lei ha individuato e con i quali ha ordinato e messo a sistema 146 diverse piante.
Ciascuna di loro è quella che è, ma è anche un po' Ulisse...
All'interno di queste ha fatto una ulteriore scelta: ad alcune dedica le due pagine iniziali di ogni macro gruppo. Per i sei-otto semi che sono tutti assieme in una unica pagina a destra, a sinistra - sotto la grande definizione del sistema di diffusione che le tiene assieme, compaiono numerate brevi boxini.
Ad altre, che lei evidentemente giudica più interessanti, dedica una pagina intera, talvolta la doppia, e un titolo evocativo cui fanno seguito grossomodo sei righe che, pur non perdendo il sentiero della scienza botanica, danno di quel seme e del suo sistema una lettura piuttosto evocativa. In tal modo la magnolia diventa una cornucopia, la carota un nido al vento, il vischio un ingegnoso parassita, il fiordaliso il pane delle formiche e l'avocado è un bambino viziato.
Credo che qui sia la chiave del successo di ogni buon divulgatore: quello di non perdere mai di vista il rigore e la verità nei confronti dell'oggetto di cui si parla, e nello stesso tempo quello di renderlo qualcos'altro, trasformarlo in qualcosa di evocativo, di metaforico, di simbolico. E quindi di comprensibile a molti, se non a tutti.
E qui l'Odissea ci sta alla perfezione.
In sostanza, e ancora una volta sotto metafora come fa anche Cruschiform, il divulgatore scienziato sa dove si trova il traguardo e conosce anche bene la via maestra che la scienza ha fatto per raggiungerlo, ma può decidere di prendere anche altri sentieri, deviazioni meno faticose e più consone, per portarci persone che di scienza non sanno. Bambini, in testa.
In altre parole, deve incrociare tra loro i due linguaggi.
Da qualche tempo mi capita di chiacchierare con un signore che di mestiere fa l'astrofisico e che ha deciso di fare con me un po' di strada, ogni tanto ci perdiamo ben inteso, ma la sua ricerca verso questi sentieri alternativi, uno di questi che lui predilige è la letteratura per ragazzi, mi pare divertente.
Ecco, Cruschiform fa questo, ma per mestiere.
E quindi qui ha trasformato in Odissea il viaggio dei semi.
Una tassonomia simile a quella vista in Animali bellissimi!
Quelli che viaggiano nell'aria, quelli che si fanno portare dal vento, quelli che vanno sul pelo dell'acqua, quelli che hanno bisogno del fuoco, quelli che senza le formiche sono spacciati, quelli che transitano nell'intestino degli uccelli (contenti loro...), quelli che si infilano nel pelo, quelli che hanno fatto della gravità la loro modalità, quelli che sono sparati lontano e infine quelli che siamo noi a portare qui e là...
Ma siccome Cruschiform è Cruschiform qui la sua lettura non convenzionale si espande anche alle parti del libro: per intenderci, gli indici ragionati diventano Scorciatoie, e quello alfabetico si intitola Da una lettera all'altra.
Da vedere sono tutte le scelte grafiche del libro - a partire dalla sovracoperta forata, alla font che utilizza, al color fiordaliso che si diffonde dai risguardi in poi.
E naturalmente su tutto, il suo disegno di semoni e semini che, proporzionalmente hanno tutti il necessario spazio nella figura.
Leggermente stilizzati per tirarne fuori al meglio il loro carattere precipuo.
Ma questa è storia nota.
Libro necessario per crescere con menti avventurose, come quelle delle piante.
Carla
"L'odissea dei semi", Cruschiform (trad. Giulia Olga Fasoli)
L'ippocampo 2024
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