IL CAVALLO VINCENTE
[seconda e ultima parte]
#Logosedizioni 2025
Avevo messo sull'avviso che ci sarebbe stato un dopo per elencare le ragioni che fanno di questo libro di Heidelbach (e il suo omologo sui bambini, di cui anche in anni passati si tessevano le lodi) un magnifico esempio di come raccontare in 52 pagine l'infanzia e, più in generale, l'intera umanità che ne è radice.
Ecco. Adesso è dopo.
In ordine sparso.
La prima cosa interessante che mi viene in mente: Heidelbach ci racconta un'infanzia diversa da quella che la consuetudine ci ha abituato a vedere nei libri per l'infanzia. Ci racconta bambine volitive, coraggiose oltre misura, con desideri precisi, con capacità di strategia, che combattono, che sono egoiste, che si servono, se necessario, dei fratelli più piccoli, che sono misteriose, che hanno risorse insospettabili, carismatiche.
Nel frontespizio spuntano da dietro una barricata di oggetti vari, sono lì a difendersi e magari sono pronte all'attacco!
Ecco. Solo nel pantheon dei più grandi, pensiamo alle bambine di Sendak o di Ungerer, si è visto il coraggio di raccontare l'infanzia anche nei suoi lati più misteriosi, senza costruirla a tavolino, stereotiparla, accomodarla a come vorremmo fosse. Heidelbach è uno di loro.
Ed è per questo che è scomodo per la maggioranza degli adulti.
Ma ci torniamo.
Seconda cosa interessante: non siamo davanti a una storia vera e propria, ma a un catalogo di tipe umane e di situazioni in cui si vedono agire. Questa modalità di racconto, per come è concepita, lascia enorme spazio, tanta aria intorno alle immagini e al già scarno testo.
Questo permette massimamente la libera interpretazione da parte del lettore.
Un po' lo stesso che accade quando si legge un libro di sole immagini. Il lettore deve per forza farsi parte attiva (per inciso, questa è una delle ragioni per cui gli adulti più paurosi temono il confronto con i libri senza parole: non solo leggerli, ma anche pensare e capire).
La terza cosa di grande valore è il dialogo serrato che si apre tra testo e immagine. Il libro è concepito come un abecedario di bambine che fanno cose diverse, quindi è anche un imagier di azioni.
Antraut mangia un panino, per tornare sul caso già citato, nell'immagine ha una sua corrispondenza perché Antraut è all'estremità di un tavolo e sta per addentare un panino. Il corto circuito avviene nel momento che lo sguardo dilaga su ciò che la circonda: cinque creaturine e un birillino del monopoli, messi rigorosamente in ordine di altezza dal più grande che le è accanto al birillino che chiude la fila lungo lo stesso tavolo. Tutti hanno lo sguardo rivolto verso di lei e il suo panino.
Parte l'interpretazione del gesto: tutti sperano di averne un pezzo? Oppure, tutti vorrebbero rubarglielo e mangiarselo al posto suo? La scelta per l'una o per l'altra, dipende solo dal grado di cattiveria intrinseca al lettore.
Direi che è chiaro che testo e immagine portino energia e sfrigolino un bel po' tra loro. Il pensiero del lettore è lì in mezzo e non può che accendersi e fare scintilla.
Otrun gioca a minigolf è un fatto. La scintilla scocca quando vediamo come lo sta facendo.
Ora resta da capire come abbia lavorato il pensiero di Heidelbach. Nasce prima la definizione che è sempre di estrema semplicità al limite della vaghezza - Brigitte esce di casa, Flora dorme profondamente, Sybille ha freddo - oppure il disegno?
Cioè a dire, è solo dopo che Heidelbach aggiunge un testo che sia il più neutro possibile? Beh, poco importa. L'importante è che accada.
La quarta cosa degna di nota è il modo che usa Heidelbach per raccontare.
Affida a una sola immagine il compito di raccontare un'intera storia. Coglie un istante, lo frizza in un contesto algido, fermo, solo in apparenza silenzioso, al contrario pieno di bisbiglii che orecchie attente possono cogliere: un esempio per tutti è quello dell'allestimento che Jutta organizza per il suo matrimonio segreto.
Quinta cosa, quella che preoccupa i grandi e incuriosisce i piccoli.
Spesso con gli occhi chiusi, frequenti gli occhi bassi, talvolta sguardi in tralice rendono le protagoniste in cerca di una qualche distanza di sicurezza dal lettore.
Come a dire, attento tu, che stai guardando dove non dovresti...
Carla
Noterella al margine. Una sesta cosa che è del massimo interesse è il confronto tra Cosa fanno le bambine? e Cosa fanno i bambini? Ossia i diversi approcci che il femminile e il maschile hanno di fronte all'esistenza, secondo Heidelbach.
Tocca aspettare.
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