venerdì 9 maggio 2025

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

VEDO DUNQUE SONO

Quello che non vedo
, Daniela Pareschi 
Il Barbagianni Editore 2025 


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)  

"QUANDO osservo i dettagli, 
VEDO il piccolo nel grande.
 QUANDO noto i cambiamenti 
VEDO il tempo. 
 QUANDO mi volto 
VEDO altre cose .
 QUANDO uso l'immaginazione 
VEDO il futuro." 

Se in mano un bambino tiene una foglia raccolta da terra, nel notarne il dettaglio è possibile che si accorga che le sue venature assomigliano al reticolo di strade di una mappa stradale che disegna in scala uno spicchio di città. E su una mappa di città potrebbe succedere di cogliere un dettaglio, e quel dettaglio potrebbe proprio essere il bambino di prima che ha raccolto quella foglia, camminando lungo quella strada... 


Se un bambino si sdraia accanto a una piantina e per otto ore ne controlla la crescita, potrebbe capitare di vederne i piccoli cambiamenti dovuti alla sua crescita. Ma se quella piantina è di agave c'è il rischio che quel bambino si annoi moltissimo perché l'agave cresce lentissima: può raggiungere i 2 metri di altezza in soli 30 anni. È il suo fiore che invece è rapidissimo: proprio perché è l'unico che l'agave fa in tutta la sua vita, è ricco di semi e cresce fino a raggiungere i 4 metri di altezza in soli 4 mesi. 
Potrebbe sembrare una banalità se considero la frase in senso letterale quando mi volto vedo altre cose, ma se io a questa frase cerco di dare un senso che non sia solo letterale, allora non dico una banalità, ma una grande verità. E magari noto anche che il sole un po' rassomiglia a una enorme pallina da tennis. 
E ancora. Se quel solito bambino che raccoglie le foglie per strada, che si sdraia accanto alle piante per vederle crescere e guardare il tempo che scorre. Ecco, se lui, dopo aver lanciato la pallina al cane e poi essere rientrato a casa, si mette dietro i vetri della finestra, vede la luna piena e una moschina che gli ronza intorno. Se lui, con una squadra, ne stima le misure (non della mosca che comunque è ancora lì), ma della luna, potrebbe anche decidere di buttare giù un progetto per un razzo, un vero e proprio modellino da ritagliare e poi incollare e da spedire nello spazio. E se così fosse, il suo piccolo razzo potrebbe decollare a breve e dimostrare a tutti che con l'aiuto dell'immaginazione è possibile progettare il futuro, magari anche solo il proprio. E sarebbe già un bel po'. 

Il libro funziona così: a guardarlo ha un ritmo molto regolare perché ogni doppia pagina accoglie a sinistra testo e disegni, verrebbe da dire quasi bozzetti per tenere insieme un concetto, mentre a destra c'è invece la grande tavola. Sorta di epifania di ciò che a sinistra sta andando a costruirsi. 


Il libro funziona così, perché così aveva funzionato anche il suo fratello maggiore, ossia Animali bellissimi. E perché, verrebbe naturale aggiungere, così funziona la testa di Daniela Pareschi. 
La testa di Daniela Pareschi, credo, che funzioni così: le piace comporre le cose secondo schemi che non siano convenzionali, che non sono routinari. 
Al contrario le piace dare attenzione a qualcosa che fino a un attimo prima era di lato. Le piace partire da punti di vista differenti. Nel ricomporre questo qualcosa secondo inaspettate modalità, non può fare a meno di coglierne il lato ironico. Ma Daniela Pareschi è anche una donna che ama l'ordine, almeno quello mentale. Infatti ha organizzato questi due libri secondo una griglia, uno schema preciso e coerente, in modo che il lettore possa coglierne la struttura e, pagina dopo pagina, possa accomodarcisi dentro. 
Tutto questo lo avevamo visto accadere per la prima volta in Animali bellissimi, dove creature di specie anche molto lontane avevano tra loro punti di contatto incontrovertibili. 
Cosa hanno in comune un levriero afgano e un leone, a parte la lapalissiana evidenza di essere due quadrupedi e due mammiferi? Risposta: la loro smodata crescita di capelli, ossia di peli. 
Ecco. Qualcosa di simile capita anche qui. Ma in chiave più filosofica, se mi si passa l'aggettivo impegnativo. 
Lievemente meno felice del fratello maggiore, almeno a livello di qualità del disegno, tuttavia anche in Quello che non vedo si riconferma l'efficacia della scelta di prospettiva di osservazione della realtà. 
Prospettiva che anche questa volta stupisce il lettore. E spesso stupisce anche la scelta di come dare forma visiva a un testo non sempre facile. In questo senso, mi paiono interessanti alcune soluzioni trovate per ragionare su concetti che potevano essere banalizzati dall'immagine o peggio potevano annodarsi sul testo e invece guizzano felici per originalità di scelta iconografica. 


La parte per il tutto: Quando unisco i punti, vedo l'insieme oppure Quando osservo i segni vedo il passato o ancora Quando mi perdo vedo altre strade
Tiriamo le somme. 
Ancora una volta lo sguardo e il pensiero di Daniela Pareschi va esplorando il vasto e inaspettato territorio della possibilità. Con questo suo gusto di guardare le cose sempre un po' di traverso, qui il suo immaginario si confronta e ragiona più sulle idee che sulle forme in sé. 
Verrebbe da dire che il libro per intero ruoti intorno a due concetti davvero importanti. 


Da un lato suggerisce l'atto importante e profondo del vedere. Dall'altro, suggerisce l'atto altrettanto importante e necessario perché quel vedere non sia solo percezione ma diventi comprensione e si riempia di senso: fermarsi. 

Carla

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