Tra le figure magiche del folklore europeo, lo gnomo è quella con cui l’umano condivide di più: certo è molto piccolo e vive molto a lungo, ma ha una struttura corporea simile alla nostra, analoghe strutture familiari, cammina eretto, non dispone di arti magiche ma utilizza tecnologie e collabora con gli animali. Questa rassomiglianza, pur essendo la base del suo fascino, rischia anche di renderci insensibili a quei particolari che ce lo farebbero conoscere davvero. Succede questo, quando le differenze sono sottili: si tende a non vedere, a semplificare, a ricondurre tutto a ciò che conosciamo meglio.
Con “Tutto quello che c’è da sapere sugli gnomi da città” ci troviamo di fronte a una versione più attuale del classico “Gnomi”. Apparso nel 1976, “Gnomi” si presentava come un vero e proprio trattato enciclopedico (il primo in età moderna, stando alle fonti!) che restituiva un’approfondita ed esauriente ricerca sugli gnomi: dimensioni, cenni storici, aree geografiche di diffusione, aspetto fisico e fisiologico, usi e costumi. Questi gnomi – accuratamente osservati, descritti, misurati, rendicontati - erano quelli della foresta, un contesto oltre-soglia che li confinava in un altrove immaginario. La loro esistenza, pur prendendo corpo e sostanza grazie alle spettacolari illustrazioni iperrealistiche, rimaneva (e rimane) magica e fatata proprio grazie alla sostanziale impossibilità di verifica.
In “Tutto quello che c’è da sapere sugli gnomi da città” l’illustratrice Loes Riphagen adotta lo stesso taglio fanta-divulgativo e la stessa minuziosa attenzione per documentare tutti gli aspetti che caratterizzano la vita quotidiana di queste piccole creature: tecnologie, strumenti, struttura familiare e abitudini domestiche; la quotidianità insomma, i rapporti con gli insetti e i piccoli animali, gli spostamenti, i pericoli e le strategie per evitarli. Ma visto che il piccolo popolo, quello che un tempo viveva nei boschi, si è spostato nei paesi e nelle città, è lì che l’albo ci porta: tra case, strade, giardini. Posti che frequentiamo abitualmente, che crediamo di conoscere e magari persino di controllare.
In più, a fare da guida non è – come nel caso di “Gnomi”- un illustratore adulto in avanscoperta per conto degli umani e a sua volta condotto da un autorevole gnomo altrettanto adulto. Per noi c’è la piccola Kik, è una gnometta ragazzina esperta della propria realtà quel che basta per raccontarla, ma ancora dotata della necessaria meraviglia per farci davvero entrare, aprire bene gli occhi e vedere.
Ad esempio la faccenda delle mani: sembrano tanto simili alle nostre, eppure gli gnomi di città hanno quattro dita. E la questione del cranio: quello degli gnomi cresce per tutta la vita all’interno del noto berretto rosso, finendo per assumerne la stessa forma conica. E per quanto riguarda l’ombelico: se a noi sembra ovvio che stia sul davanti, per Kik, ecco è altrettanto ovvio averlo sulla schiena. Più cose veniamo a sapere sulla vita degli gnomi di città più aumenta anche la consapevolezza di non conoscere del tutto quei luoghi che consideriamo “nostri”.
Non è facile per nessuno vedere davvero la realtà di ogni giorno. Distinguere come specifico quello che appare come scontato, realizzare quanto sia sorprendente quello che si ripresenta ogni giorno uguale, e misterioso quello che tende a essere fatto rientrare nell’ordinario. E intendo: la propria stanza da letto, la propria tazza della colazione, il tragitto casa scuola, gli insetti che evitiamo (chissà poi perché?). Anche le minutaglie in cui ci imbattiamo in ogni momento del giorno: i bastoncini del gelato, i frammenti di elastico, i tappi a corona delle bottiglie: forse sono molto di più che semplici rifiuti da scostare con la punta del piede.
Questo albo lavora in direzione contraria: informa per moltiplicare i possibili accessi allo stupore, accumula particolari per indebolire il confine dell’oggettività delle cose reali, fornendo attraverso il linguaggio pur preciso della gnoma narratrice gli strumenti per esercitare attivamente la meraviglia. Perché tutte le cose potrebbero non essere solo quello che sembrano. Ogni frammento potrebbe essere un tesoro. Tutti i pertugi e gli angoli inaccessibili potrebbero essere soglie. E chissà poi cosa succede davvero, sotto i gradini e tra gli interstizi dei muri, oltre le pareti di casa e sotto i pavimenti.
Stando a Kik, gli gnomi sono reali e vivono tra noi, dove noi non riusciamo ad arrivare, utilizzano lo spazio che è anche nostro ma ad altezze diverse, con altri strumenti e altre sensibilità. Ed è nell’esperienza straniante di questo spazio prossimo che esula dal nostro dominio, che si amplifica la possibilità di ricominciare a osservare le cose con uno sguardo più attento. Cosa ne è di una semplice passeggiata quando si viene a sapere che tombini e grondaie potrebbero essere l’ingresso di una dimora degli gnomi di città? Cosa diventa una scala, una volta saputo che sotto i gradini potrebbe abitare un’intera famiglia di gnomi? E quanto a lungo è necessario osservare un uccello che sfreccia nel cielo, se si ha il sospetto che sulla sua groppa potrebbe starci un minuscolo scolaro?
Particolare attenzione viene data ai travestimenti e alle metodologie che consentono di passare tra gli umani senza farsi vedere. Che sia da topo o da corvo, il travestimento viene annoverato tra le dotazioni di uso quotidiano. È qui che l’albo si sdoppia: raccontando di fatto la necessità dei piccoli – gnomi o bambini - di attuare un mascheramento a salvaguardia della propria integrità in un contesto di convivenza così prossima.
Non sarà un caso che, in mezzo alle dettagliate informazioni rese per buone e definitive da Kik, l’illustratrice consegni al lettore con apparente leggerezza l’unica domanda di tutto l’albo, la più trasversale: where are you? Dove sei? Una richiesta di collocazione che non riguarda soltanto gli gnomi, poiché la risposta, la definizione del nostro posto nel mondo procede di pari passo con l’individuazione puntuale e accurata degli altri, quelli che non fanno parte della quotidianità individuale ma che la percorrono assieme a noi, fianco a fianco, lontani eppure vicinissimi. Basta pensare agli animali delle città, alle diverse etnie che della stessa città fanno un uso diverso, basta pensare ai bambini, all’inaccessibilità di quel mondo piccolo che scorre assieme a tutti gli altri, dappertutto, con i propri usi e costumi e tradizioni trasmesse tra pari. Un mondo parallelo, forse davvero troppo simile al nostro, che presenta sottili differenze e che per nostra fortuna, conserva un carattere indomabile capace ancora di mettere in discussione chi crede un po’ troppo di aver visto tutto.
“Tutto quello che c’è da sapere sugli gnomi di città”, Loes Riphagen, (Trad. Valentina Franchi), Terre di mezzo 2025
“Gnomi”, Wil Huygen, Rien Poortvliet, (Trad. Maria Duca Buitoni), Mondadori 2018
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