PIROTECNICO
#Logosedizioni 2025
ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)
"Rosalie sogna...
...di avere dei genitori diversi.
Mamma elefantessa marina, invece, sogna un sub che si innamora di lei.
Il piccolo polpo in basso a destra sogna di essere un supercattivo che spaventa i bimbi piccoli.
L'impavida ragazzina sogna di essere una cantante d'opera."
Ed effettivamente, da che era in acqua con la sua ciambella si ritrova, su un palcoscenico a cantare la sua aria wagneriana accanto ai due giganti. Uno di questi vorrebbe tornare a essere piccolo ma in compenso avere una fidanzata grande. La quale, a sua volta, sdraiata nel letto, sogna di non fare più errori nel mandare gli inviti per il suo compleanno. E infatti eccoli arrivare, tutti muniti di pacchetto con il fiocco, quattro grandi pinguini. Uno di loro porta un regalo speciale: un porcellino d'India che a sua volta sogna di andare a vivere in una famiglia terrificante. A ben vederli sono davvero terrificanti con quel loro teschio al posto di un viso paffuto, ma a loro poco importa del porcellino d'india perché hanno mire ben più elevate: dominare il mondo.
Ah, il mondo, figuriamoci se anche lui non ha un suo sogno... che ne conservi la forma ma ne stravolga del tutto il percorso e il destino...
Quelle che sono le qualità che rendono Heidelbach Heidelbach qui ci sono tutte.
La qualità estetica. La capacità di costruire congegni esatti e perfetti e semplici. La qualità dalla sua ironia, a cui si lega il piacere del gioco visuale. Il suo gusto di indagare il lato oscuro del pensiero: è di raccontarlo per quello che è, con la sua consueta onestà, sogno dopo sogno. La sua capacità di mettere in dialogo immagine e testo per farli deflagrare.
La qualità estetica non si scalfisce.
Ogni tavola è una composizione in cui nulla è fuori posto, ogni superficie è trattata con la proverbiale cura che la rende percepibile anche al tatto. Le simmetrie, la palette dei colori, la resa dei volumi e dei corpi, la resa maniacalmente esatta dei dettagli: dagli sfondi con i suoi insoliti parati fino ai primi piani dei personaggi, tutto dalla presa elettrica al mostro che domina la pagina merita la stessa cura e attenzione, per lui.
Il congegno narrativo che qui Heidelbach monta funziona così: c'è qualcuno che sogna, il sogno si materializza nel disegno successivo e nello scenario che lo accoglie c'è un particolare, diciamo così, marginale che a sua volta innesca il sogno successivo. Quindi succede che da un sogno si passa a una realizzazione che a sua volta dentro di sé contiene un altro sogno.
In questa sequenza virtuosa, il libro in quanto tale ha i suoi giri di pagina, e di questo Heidelbach si serve per accentuare l'effetto sorpresa, perché rende inevitabile che ogni due sogni il lettore non sappia minimamente cosa lo aspetti. Non sappiamo nulla di che genitori desideri la piccola Rosalie, niente delle fattezze del supercattivo, né della fidanzata grande o ancora della famiglia terrificante.
In Rosalie sogna... l'ironia, che in ogni tavola lascia traccia di sé, come succede anche negli altri suoi libri, è tutta nei dettagli. E dove altrimenti?
Per citare un esempio: la piccola cantante lirica, ossia la piccola che sognava di diventarlo, si è portata dietro la sua ciambella per nuotare (che ovviamente non ha la solita testa di cigno o di paperella...) e la indossa con noncuranza sopra il costume di scena, cosa che effettivamente nella tetralogia dell'Oro del Reno potrebbe tornare utile...
In ogni tavola c'è almeno un dettaglio che cattura la nostra attenzione e accende connessioni interessanti: la canalina passa fili, le carte da parati, il cerchietto della sirena...
Qui, fin dal titolo, è dichiarata la direzione che la storia prende: si parla di sogni e quindi si entra a pieno titolo nel mondo onirico, nella sfera del desiderio, si vanno a esplorare gli angoli più reconditi.
Come sempre accade, Heidelbach non si tira indietro, anzi -con la sua consueta onestà- mette giù sogni autentici.
Esordisce, non a caso, come a mettere sul chi vive il mondo degli adulti, con il sogno della protagonista, Rosalie. E ci va giù dritto: Rosalie sogna dei genitori diversi (sul finale se ne intuisce anche il perché).
E questo lo si apprende ancora nel frontespizio... Ma la sequenza dei sogni successivi continua a non essere zuccherina: mostri che stanno lì per spaventare, squali, pesci pilota parecchio dentuti, ma anche folletti che cercano chi li ama per quel che sono. Non mancano i diavoli, persone intelligenti, né i polpi, animali intelligenti, e i mostri giganti in film di mostri...
Nonostante questo sia già moltissimo, la qualità che fin da subito Heidelbach aveva dimostrato di saper sfruttare, è il suo modo esplosivo di mettere insieme parola e immagine.
Nel dialogo, o sarebbe meglio parlare di scontro aperto, che costruisce tra il poco testo e la grande tavola c'è un mondo intero che si spalanca.
Già questo lo avevamo notato, parlando di Cosa fanno le bambine? , libro in cui Heidelbach appunto crea di nuovo quel bell'attrito tra ciò che lo scarno testo recita e la sua declinazione visuale. Antraut mangia un panino, nell'immagine che le corrisponde, lei affettivamente addenta un panino, ma tutto quello che le ruota intorno fa la differenza.
Qui succede esattamente la stessa cosa: Rosalie sogna...dei genitori diversi. Ma si può? Ma quali?
Anche qui c'è lo spazio vuoto (Sophie Van Der Linden ha scritto pagine memorabili su questo) in cui il lettore è chiamato a entrare. Si stupirà? Riderà? Avrà magari anche fatto una sua ipotesi, prima di girare la pagina? Penserà che desiderare genitori diversi non è cosa disdicevole, anzi? Quali avrebbe scelto per sé? O semplicemente si scandalizzerà? E a questo punto si potrebbe ipotizzare che un ragazzino ci andrebbe a nozze con detto sogno, un grande un po' meno. Ma questa è un'altra storia che ci porterebbe lontano.
La relazione che tiene insieme questo testo e queste immagini è esplosiva, appunto. Nel senso che fa esplodere mille altri ragionamenti (il che è sempre un bene), ma fa scintille anche nel merito dei singoli sogni e soprattutto nella scelta visuale che ha previsto una direzione piuttosto che un'altra. E naturalmente nella sua concatenazione di soluzioni che superano ogni possibile previsione.
Piccoli che sognano di essere cattivi, il mondo che sogna di essere una palla da bowling, un rinoceronte si immagina squalo...
E quindi il cerchio si chiude, perché è nel contesto, in ciò che è marginale, lateralerispetto al fuoco centrale, che avviene lo scarto. Qui addirittura è il dettaglio, il più delle volte totalmente out of topic, che diventa la scintilla ulteriore.
Proprio come i fuochi d'artificio che, quando li vedi esplodere pensi è così bello che sarà l'ultimo e invece no.
Qualcuno nel buio, nascosto, ha acceso la miccia del successivo!
Lo stesso fa Heidelbach.
Carla
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