“Non ci saremmo mai dimenticate l’una dell’altra ovvio, ma la mancanza si sarebbe affievolita e le cose non sarebbero mai tornate come prima, perché quel periodo era finito.”
Marie ha concluso la scuola primaria, l’aspetta un nuovo ciclo che coinciderà anche con un trasloco in un’altra città, sua madre infatti per ragioni lavorative si sposta con la famiglia in un paese in fase di costruzione e per l’esattezza in un quartiere in cui molti lotti di case sono ancora da realizzare e gli abitanti attendono anche la costruzione di un primo supermercato.
La prospettiva di un cambiamento di vita così importante spaventa Marie soprattutto perché significa allontanarsi dalla sua migliore amica, Zoe, con la quale ha condiviso fino ad ora giochi e pensieri da quando erano alla scuola di infanzia. Zoe per lei è la migliore amica quasi sorella, per lei che non ne possiede una di sangue.
Ma la frustrazione e la tristezza per questo distacco forzato sembrano essere presto dimenticati quando Marie conosce un’altra ragazzina poco più grande di lei, Yente, che abita a pochi passi dalla sua nuova abitazione e che dimostra sin da subito di possedere una personalità molto diversa da quella di Zoe; il rapporto che instaurerà con Marie sarà turbolento, laddove quello con l’altra amica era segnato da momenti soprattutto di condivisione e gioco sereno. D’altro canto tra le due ragazzine ci sono tre anni di differenza che in questo momento della vita possono essere davvero tanti: se da un lato si vive ancora molto forte il desiderio del gioco scanzonato e sfrenato, dall’altro l’affacciarsi di nuove inquietudini e curiosità possono compromettere la tenuta di un rapporto.
Yente è intrepida e coinvolge Marie in situazioni e giochi spesso anche molto pericolosi, il suo rapporto con i genitori è burrascoso e gli adulti si trovano nella difficile situazione di contenere una ragazzina vulcanica che spesso è preda di crisi di rabbia e accetta mal volentieri qualsiasi tipo di regole e limitazioni. Marie di contro proviene da un contesto familiare completamente diverso, i suoi genitori non si sono mai arrabbiati, lei si è sempre dimostrata attenta e rispettosa. Eppure la ragazzina minuta e dallo sguardo tagliente esercita sulla protagonista una forte attrazione.
La relazione che si instaura è tutt’altro che rassicurante, Marie è continuamente messa alla prova, tanto che in più di un’occasione si chiede se debba continuare ad incontrarla. Ma i pomeriggi trascorsi in giochi e corse a perdifiato hanno tramutato un’estate che si prevedeva noiosa e vuota in una vacanza entusiasmante, Marie non riesce ad allontanare quella che è diventata di fatto la sua nuova migliore amica.
Ma fino a quando questo avviene nei limiti della loro relazione esclusiva Marie non ne assume consapevolezza e i turbamenti vissuti vengono presto dimenticati e soppiantati da altri di grande allegria.
Tutto cambia quando il cerchio del gioco si allarga, quando non sono più due bambine a confrontarsi con i fumetti e le caramelle consumate in una buca di esclusiva conoscenza e frequentazione. I nascondigli, che in infanzia rappresentano il baluardo contro il mondo esterno e rispetto al quale delimitano i confini di un tempo e di una vita speciale e fantastica, perdono completamente la loro eccezionalità quando vengono violati e una buca allora torna a essere semplicemente una zona scavata nel terreno che può essere svelata e aperta a tutti.
Il patto tra amici si rompe, il mondo esterno irrompe gli amici non bastano più a sé stessi.
L’equilibrio perfetto del gioco si incrina e allora per la prima volta si soffre davanti a un tradimento e l’esclusività di una relazione non è più possibile.
Yente è una ragazzina inquieta, per sua natura instabile e che ora si affaccia su un momento della vita che di per sé coincide con la riscrittura della propria persona. E così oscilla tra un mondo infantile rappresentato da Marie (i giochi, le confidenze ingenue) e uno in cui vorrebbe riconoscersi come grande e frequentare anche ragazzi che la considerino come tale.
La sua irruenza non le consente trapassi morbidi, ma solo strattoni improvvisi che creano subbuglio e sofferenza. Ha bisogno di rilanciare continuamente la sfida, non abbassa mai la guardia.
Sebbene questo personaggio riesca a coinvolgere il lettore e a tenere alta la tensione rispetto a quello che deciderà di fare e o di dire, la qualità più alta della scrittura di Enne Koens mi pare si misuri proprio nell’escludere qualsiasi forma di psicologismo.
In un altro tipo di romanzo probabilmente assisteremmo a descrizioni che prendendo per mano il lettore con l’esplicito intento di condurlo verso una riflessione (commiserata) delle inquietudini adolescenziali rispetto alle quali val bene godersi le spiegazioni che in qualche modo vanno per la maggiore al momento.
Niente di tutto questo invece in un romanzo nel quale lo sguardo e la valutazione di un adulto riesce a tenersi a debita distanza, accostandosi e misurandosi invece con quello della protagonista che è stata opportunamente pensata più giovane dell’altra di qualche anno, giusto quello che occorre per godere di una fascinazione inevitabile e al contempo di una complicità ancora possibile.
L’argomento affrontato è delicato e non esclude nella sua narrazione anche aspetti meno superficiali, tuttavia sceglie di rimanere un passo indietro rispetto a qualsiasi discorso conclusivo e lasciando invece al lettore il grande piacere di assistere a una costruzione della storia lacunosa nel senso buono del termine.
Vale la pena annotare anche una scelta non comune, quella cioè di inserire un breve componimento in versi a introdurre ognuna delle tre parti in cui il romanzo è diviso che, stampata su una pagina di colore giallo (unico colore oltre al grigio), apre il sipario sul racconto di un’estate della quale introduce gli aspetti salienti senza anticiparne alcuno.
Romanzo che farà piacevolmente compagnia a lettrici e lettori a partire dai dieci anni.
Teodosia
"Quell’estate con Yente" Enne Koens, Maartje Kuiper, (trad. Olga Amagliani), Camelozampa 2025
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