lunedì 4 agosto 2025

IL RIPOSTIGLIO (libri belli e impolverati)

TRE PREGI E UN PIZZICO DI FORTUNA

L'uomo il pesce e il mare, Daniel Fehr, Maja Celija 
orecchio acerbo 2025 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni) 

"L’uomo viveva vicino al mare. 
Il pesce viveva nel mare. 
Il mare, be’, era il mare. 
L’uomo era affamato. 
Anche il pesce. 
Il mare, be’, era il mare. Con un pesce dentro."

La cosa successiva che accadde fu che l'uomo prese un verme da sotto un sasso, lo fissò all'amo lo buttò nel mare. E questo generò il seguente fatto: ora dentro il mare c'era il pesce che dentro sé aveva un verme. 
Questo fatto, a sua volta, generò una tensione tra due forze: da un lato l'uomo tirava per fare uscire il pesce dal mare e dall'altra il pesce tirava perché l'uomo entrasse nel mare. E questo atto strano confuse il mare. 
E quando il mare si confonde ne fa delle belle: si sentì tirato e poi spinto e quindi decise di capovolgere la situazione e quando il mare decide di capovolgere la situazione non ce n'è per nessuno. E infatti l'uomo finì nel mare, il pesce finì accanto al mare e il mare finì sulla terra. Una gran confusione, ma l'unico che aveva mantenuto la calma e la situazione sotto controllo fu il verme che, quando l'uomo tossì e mollò la canna, quando il pesce tossì e lo risputò a terra e lui finalmente libero poté tornare, seppure in ritardo, a casa dove tutti lo stavano aspettando per festeggiare... 
Anche l'uomo finalmente libero dall'acqua poté tornare, seppure in ritardo, dove tutti lo stavano aspettando. Ma lì nessuno festeggiò! 

Sono almeno due i grandi pregi che bisogna possedere per scrivere il testo di un albo illustrato che poi diventi un bell'albo illustrato. 
A queste due doti si deve aggiungere anche un pizzico di fortuna. 
Il primo pregio è: saper trovare una buona storia da raccontare. 


Il secondo pregio è: saperla raccontare, fermando le parole al momento giusto. 
Il pizzico di fortuna sta, in questo preciso caso, aver avuto Maja Celija come illustratrice. 
Procediamo con ordine. 
Daniel Fehr in questo libro ha dimostrato di possedere i due pregi. Che poi diventano tre. 
Ha avuto una buona idea, ossia quella di raccontare una giornata di pesca, focalizzandosi solo sui tre (anzi quattro) personaggi chiave. L'uomo, ossia il pescatore, il pesce, ossia il pescato, il mare, ossia il mare. A loro tre, che sono nel titolo, se ne aggiunge un quarto che è il verme. Il quale diventa, quasi suo malgrado, il filo narrativo intorno a cui uomo, pesce e mare letteralmente ruotano attorno. 
Il secondo grande pregio è quello di aver saputo raccontare questa piccola storia con un testo "asciugato" (!) all'inverosimile che a sua volta ha saputo trasformarsi in un gioco con le parole, inevitabilmente comico. E quindi, di grande efficacia. 
Il gioco, è cosa nota, è una delle cifre che Daniel Fehr usa con grande naturalezza per raccontare le sue storie. Spesso i suoi libri hanno la capacità di trasformarsi in divertimento. E anche questo suo ultimo non fa eccezione. 


Passiamo al secondo pregio. Le già poche parole si sono fermate al momento giusto per lasciar passare l'altro grande racconto che c'è negli albi, ossia quello fatto per immagini, che di solito ha la precedenza. E spesso e volentieri dice anche molto altro. 
E proprio questo molto "altro" è la ragione del successo che fa di un albo un buon albo. 
Va da sé che perché questo si verifichi, chi scrive deve avere la sensibilità di tacere e di fare passi indietro quando c'è da farne. 
E, vi assicuro, non è così automatico che succeda. Spesso gli scrittori digeriscono male di non essere mattatori assoluti e soprattutto non dimostrano di avere la buona abitudine di non scrivere troppo e di dimostrarsi rispettosi dello spazio condiviso... 
Fehr questo lo sa fare. 
E su questo secondo pregio di Fehr si innesta il suo colpo di fortuna, ossia arriva Maja Celija che si appassiona al suo testo un po' folle. E ci costruisce intorno quelli che lei è sempre molto capace di fare: veri e propri mondi/contenitori ben più grandi di quelli raccontati a parole. 
Se da un lato, appunto, le parole di Fehr sono piuttosto ferme e concentrate sui tre personaggi, dall'altro sono state anche capaci di lasciare una grande zona di libertà intorno al verme. 
A volerla proprio dire tutta, Fehr anche sul verme aveva messo nel testo alcune suggestioni, che però non convincevano né Maja Celija né soprattutto l'editrice. 
Senza entrare qui nel dettaglio, la direzione che il testo di Fehr prendeva è sembrata troppo "adulta", e con ogni probabilità sarebbe passata sulla testa dei bambini che invece di feste e compleanni ne hanno esperienza diretta... 
E, visto poi come è andata, forse si può riconoscere a Fehr quindi anche un terzo pregio, ovvero quello della modestia, in nome della miglior riuscita di un lavoro che, come non si deve mai dimenticare, è collettivo. 
Maja e l'editrice trovano la festa di compleanno del verme la soluzione più efficace e Maja disegna perché questa parte - che nella prima versione del testo parlava di ben altro - prenda spessore. 
Il libro sterza e si incammina quindi in una direzione inaspettata per lo stesso autore. 


Daniel Fehr, con grande umiltà, si mette al servizio dell'opera, ossia si impegna a fare il meglio possibile, il suo lavoro di autore delle parole di un albo illustrato. 
E per arrivarci lima il testo, lo cambia quel tanto che occorre e addirittura si tace nel grande finale, che Maja gli ha servito - ironia della sorte - su un piatto... vuoto! 

Carla

Nessun commento:

Posta un commento