lunedì 20 ottobre 2025

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

LA COSA IMPORTANTE DI UN CUCCHIAIO...

Un cucchiaio pieno di storie, Sandra Siemens, Bea Lozano (trad. Yuri Garret)
Caissa Italia 2025 


ALBI ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni) 

"Una volta ho scavato una buca con quel cucchiaio. Jaime, il fruttivendolo, mi aveva regalato dei semi di zucca. Mi aveva detto che dovevo piantarli in cinque buche profonde tanto così e che in estate sarebbero nate le mie zucche. 
Avevo fatto due sole buche quando arrivò mia nonna: 'Quel cucchiaio non si usa per le buche'. Lo rimise nel cassetto delle posate e, in cambio, mi diede una paletta verde per finire di piantare i tre semi. Ma non è la stessa cosa: le palette non scavano altrettanto bene." 

E come volevasi dimostrare di quei cinque semi, solo i primi due attecchiscono, e solo due zucche nascono... 
"Quel cucchiaio" evidentemente non è un cucchiaio qualsiasi, visto che - oltre a nonna che non vuole sia usato per scavare, anche mamma non vuole sia usato per mangiarci la minestra, né papà le permette di suonarci Topolino Topoletto sul fondo di una pentola... 
"Quel cucchiaio" arriva da molto lontano. Molto lontano nel tempo. Ha attraversato indenne quattro generazioni per approdare in quel cassetto dove, in mezzo agli altri, ha un peso e un'importanza particolare. Tutta sua. 
Questa è la sua lunga storia. 
Ma è anche la storia di una bambina che con la Storia di quell'oggetto deve farci i conti per poi decidere come condividerla, nel futuro, con chi verrà dopo di lei. 

Di nuovo la storia di un oggetto. Evviva. 
Di nuovo la storia che si confronta con la Storia. Ari-evviva. 


Il primo grande merito di Sandra Siemens, in questo libro, mi pare sia quello di saper cogliere, con la stessa prospettiva che hanno i bambini, l'importanza degli oggetti.  
Per loro sono essenzialmente utensili. 
Per loro conta essenzialmente la forma, ragione per la quale qui un cucchiaio è per mangiare la minestra, per scavare una buca, per suonare una pentola. 
Mi vengono in mente due libri che - è garantito dalla biografia documentata delle due autrici Krauss e Wise Brown - di certo dei bambini riportano la voce autentica. 
Loro li hanno interrogati, li hanno ascoltati e hanno saputo riportarne il pensiero con assoluta onestà. 
Se si conoscono questi due titoli - La cosa più importante, di Margaret Wise Brown e Leonard Weisgard e Un buco è per scavare di Ruth Krauss e Maurice Sendak - si converrà che Ruth Krauss e Margaret Wise Brown, intorno agli anni Quaranta e Cinquanta e Sessanta del Novecento, hanno davvero rivoluzionato i libri per l'infanzia e il pensiero che li generava. 
Entrambe lo hanno fatto, usando la strada più dritta: sono risalite dirette verso la fonte. 
Entrambe, infatti, hanno frequentato con assiduità i bambini e le bambine della Bank Street School, baluardo di assoluta avanguardia pedagogica per l'epoca, guidata da Lucy Sprague Mitchell. Loro parlavano con quei bambinetti, ma anche con i loro vicini di casa cinqueenni, o con bambini incontrati sulla spiaggia... Quest'ultimo, per esempio, era un vero bambino che su una vera spiaggia stava scavando una vera gran buca. Quando Ruth Krauss gli rivolse la parola e gli chiese a cosa servisse... Lui le rispose: quello che è poi diventato il titolo del libro illustrato da un Sendak prima maniera. 
Il loro merito è stato quello di chiedere, ascoltare, non dimenticare e restituire voce. 


Mi pare che qui Sandra Siemens (e Bea Lozano le va dietro) abbia fatto lo stesso: dalla paletta verde che non funziona fino all'ultima riga del testo. Terzo evviva! 
Ma a parte questo, che non è per niente poco, anzi è il valore del libro, farei due altri ragionamenti su di lei. 
Visto il suo cognome e vista l'Argentina come suo luogo di nascita, mi viene da pensare che questa storia, se non proprio sua personale, tuttavia ne ripercorra alcune tappe. 
E così si arriva alla seconda grande questione che meritatamente il libro pone: la Storia più grande che si infila nella storia più piccola di un singolo oggetto. E lo fa attraverso il ricordo, che ha un suo portato affettivo maggiore, rispetto al concetto di memoria... 
Quindi tutto comincia da un servizio di posate che viaggia e non sopravvive alla guerra se non per un cucchiaio, che immediatamente diventa importante 'parte per il tutto', oramai andato perduto. Da quel momento in poi il cucchiaio diventa ricordo e, come tale, va conservato e passato di generazione in generazione. 
E anche la bambina piantatrice/suonatrice lo riceverà in dono - qualcosa di simile a una vera e propria dote di famiglia. 


Ma qui avviene un'ulteriore sterzata che non era così scontata, ma si allinea con quanto riconoscevamo a Margaret Wise Brown e a Ruth Krauss (ma anche a tanti altri dopo di loro).
Da bambina quale è, va da sé che il suo progetto futuro per l'utilizzo del cucchiaio sia diametralmente opposto rispetto a quello 'museale' che madre, padre e nonna hanno praticato finora e che le suggeriscono di continuare. 
E questo scarto rispetto al pensiero adulto fa la differenza. 
Lei va per la sua strada!


Circostanza non irrilevante per fare di un libro, che poteva essere retorico nel finale, un buon libro! 
Su che fine farà quel cucchiaio, non è dato fare ipotesi.
L'unica cosa che auguro a quella ragazzina è quella di non smarrirlo! 

Carla  

Noterella al margine. Un post a sé meriterebbe Bea Lozano che fa un lavoro davvero interessante. Non so se sia successo veramente, ma dentro i suoi disegni si sente il palpito di Arnal Ballester che, se non è stato suo diretto maestro, lei conosce e guarda con devozione. O Wagenbreth? Brava a usare la doppia pagina senza paure, brava a ingrandire e rimpicciolire dove necessario. Brava a sentirsi così libera rispetto al testo. Brava brava. 
E, visto che è un esordio qui in Italia, sarebbe bello poterla rivedere presto. 

Seconda noterella al margine. Per puro spirito di completezza, qui il testo relativo alla definizione di cucchiaio dal libro La cosa più importante:

La cosa importante 
di un cucchiaio 
è che lo usi per mangiare. 
È come una piccola pala, 
lo stringi nella tua mano, 
puoi metterlo in bocca, 
non è piatto, 
è incavato 
e raccoglie le cose. 
Ma la cosa più importante 
di un cucchiaio 
è che lo usi per mangiare.

Terza noterella al margine. Avrei da ridire sul titolo dell'edizione italiana... ma vabbè. Chi mi conosce lo sa che sono severissima.

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