venerdì 29 novembre 2013

OLTRE IL CONFINE (libri dall'estero)


Dedicato a titti e mav.
SAPEVO CHE SARESTI ARRIVATO

Friends, Eric Carle
Puffin (Penguin) 2013


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Once there were two friends who were always together.
Together the played and ran and danced and told each other secrets.
But one day, the boy was all alone. His friend was gone.
She had moved far away."


Che fare? La sua amica di sempre, con cui giocava, correva, ballava e con la quale condivideva ogni segreto è andata via, lontano.
Ma a lui manca e quindi decide di andarla a cercare. Lungo respiro, contare fino a dieci e poi, via andare. Attraversa un largo fiume con l'acqua gelida, e durante la notte le stelle vegliano sul suo sonno e poi montagne ripide da salire e ridiscendere, prati umidi da attraversare e poi la pioggia e le nuvole, e ancora foreste ombrose fino a sbucare in un giardino pieno di fiori. Fiori che, raccolti, diventano un bel mazzo per quella bambina ora ritrovata.


Lui lo sapeva che alla fine l'avrebbe ritrovata così come lei anche ne era sicura che lui un giorno sarebbe arrivato...
Ricominciarono a giocare, correre e a raccontarsi tutti i segreti e poi... e poi si sposarono.

Capita di rado di comprarsi un libro ancor prima che sia pubblicato. Ma in questo caso così è andata. D'altronde è Eric Carle.
Come sempre è un racconto breve, di semplicità disarmante ma pieno di mille sfumature. Costruito con pochi elementi ben riconoscibili da ogni bambino, ha un sacco di piccole sfumature che lo rendono leggibile a diversi livelli. 


Per esempio la rappresentazione del viaggio che anche a parole diventa un po' surreale, nei disegni è resa in modo astratto. L'intera tavola ha un colore dominante, il colore che nell'immaginario di un bambino si può facilmente legare al fiume, al prato, al cielo. Queste bellissime pagine tutte colorate sono quelle stesse che di norma Carle usa per i suoi collage, a parte che qui sono viste nella loro interezza. 




Alla fine del viaggio, quando i due amici si ricongiungono, lo stile torna ad essere figurativo, ma ciò nonostante Carle ci comunica altre piccolissime cose, per esempio la tenerezza nei confronti di quei due bambini e nel far indossare loro abiti da cerimonia decisamente sovradimensionati per la loro 'piccolezza': scarpone rosse coi tacchi per lei e pantaloni e maniche del vestito gessato pieni di pieghe per lui. Tutto questo come a dire che forse quel lungo viaggio non ha portato via neanche un minuto di tempo, perché forse è solo il frutto di un sogno o di un desiderio di non smettere mai di avere vicino quella sua cara amica.
Che quell'amicizia sia per sempre.


Per rivedere gli amici si possono fare molti chilometri, anche solo per passarci qualche ora assieme: mangiare solo un gelato in sua compagnia e poi riprendere la lunga strada di casa, oppure decidere di non lasciarsi più e sposarsi, chissà...

Carla

Noterella al margine: Eric Carle dedica il libro a una sua carissima amica: la moglie Bobbie con la quale  sta condividendo un lungo pezzo della sua colorata vita.

mercoledì 27 novembre 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


DOMANI È NATALE

Il dono dei Magi, O. Henry, Ofra Amit
Orecchio acerbo 2013


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

"Della smise di piangere, e si passò la cipria sulle guance.
Poi si mise alla finestra a guardare stancamente il gatto grigio che camminava sullo steccato grigio del cortile grigio. L'indomani era Natale e, per fare un regalo a Jim, lei aveva solo un dollaro e ottantasette centesimi. Per mesi, giorno dopo giorno, aveva risparmiato ogni centesimo: con questo risultato.
Con venti dollari la settimana non si va troppo lontano."


Un Natale grigio, molto grigio. In un appartamento ammobiliato, su un divanetto logoro, Della prende un'importante decisione. Si guarda in uno specchio sottile, si scioglie i lunghi e folti capelli che le arrivano fin sotto le ginocchia, indossa il suo vecchio cappotto ed esce.
Manca un giorno al Natale e lei vuole fare un regalo degno di Jim, il suo amato giovane ma squattrinato marito. Quelle poche monetine non bastano per comprare una nuova catena per il bell'orologio, ultimo 'brandello' di una vita migliore. E allora l'unica cosa da fare è vendere i propri capelli. Con in tasca i venti dollari guadagnati, Della attraversa in lungo e in largo la città per trovare il meglio per Jim: ventun dollari e quella bella catenina sarà degna dell'orologio.
Adesso, però, con quei capelli così corti, Della trema all'idea di non piacere più al suo giovane marito e prega dio perché lui la trovi ancora carina.
Ma per tutto questo tempo, Jim dove sarà? Non lo vediamo, ma lo si può immaginare in una situazione simile a quella di Della: in cerca del denaro sufficiente per un dono altrettanto prezioso.
Di fronte a tanto amore da una parte e dall'altra, la crudeltà del destino è ancora più evidente: una catena per un orologio che non c'è più perché venduto per comprare dei bei pettini che, a loro volta, non terranno nessun ciuffo di quei capelli lunghi e folti ormai irrimediabilmente tagliati.
Ma è Natale, comunque, e le braciole vale ancora la pena mangiarle, con un sorriso amaro sulla bocca, ma il cuore caldo di amore vero.


Una carrellata di sentimenti ed emozioni si avvicendano in questa storia che si configura come un meccanismo ad orologeria, terribilmente perfetta.
Alla disperazione da un lato risponde l'amore e la generosità dall'altro. Alla determinazione si avvicenda la fragilità. Dallo stupore si passa alla rassegnazione e su tutto si stende la sottile ironia di O. Henry.
Una storia cucita su misura su Della, protagonista eroica, vista nella sua quotidianità fatta di dignitosa povertà, forza d'animo, generosità, trepidazione e, soprattutto, tanta femminilità. 


Decidere per il gran sacrificio dei propri capelli, correre nel gelo per tutta la città in cerca di un oggetto preciso, acconciarsi i corti capelli rimasti in vezzosi ricci, aspettare trepidante dietro una grande porta che sta per aprirsi e disperarsi infine al pensiero di non essere più amata: tutto questo lo può fare solo una donna. Una donna innamorata. E sullo sfondo c'è un giovane uomo che per quasi tutto il racconto rimane 'nascosto', come un'ombra che sfugge alla vista, pur essendo nei pensieri di O. Henry e di Della per tutto il racconto.



Così Ofra Amit, sulle tracce di O.Henry, fa di Della e dei suoi suoi fluenti capelli protagonisti principali del racconto, Jim è quasi solo testimone incredulo e tardivo di fronte allo scherzo che il destino gli ha riservato per questo natale. Ma da ombra che era all'inizio, sul finale irrompe e diventa  affettuoso innamorato.

 
E poi c'è lui: il natale.
Nel racconto di O. Henry, come anche nella realtà, esso trae maggior risalto perché 'appoggiato' su uno sfondo grigio fatto di povertà.
Nelle illustrazioni di Ofra Amit è raccontato attraverso atmosfere e colori che traspirano tavola dopo tavola: quel verde che tinge i capelli di Della che, sciolti come un mare, ondeggiano fin dalla copertina, quel rosso dei mille fiori di poinsettia, euphorbia pulcherrima, davvero pulcherrimi e quell'oro che si accende solo qua e là come lumeggiatura, sono allusivi per il nostro immaginario. Ed è subito natale.

Un dono prezioso.

Carla

martedì 26 novembre 2013

ECCEZION FATTA


UNA SPLENDIDA NOTTE STELLATA

Per i bambini invisibili, per gli adolescenti non allineati, per qualsiasi adulto.

Una ragazza. Superfluo il nome. Potrebbe vivere in qualsiasi nazione, in qualsiasi continente. Pagina dopo pagina la sua vita si apre, si concede ai nostri occhi, ai nostri pensieri, ai nostri percorsi narrativi. 
Si racconta, la ragazza, "fino all’età di sei anni ho vissuto con i miei nonni in montagna, dove di notte le stelle erano immense e splendenti." I primi anni della sua vita si sono srotolati a diretto contatto con la Natura. Stava in montagna coi nonni, voleva tornare in città dai suoi genitori. Qualche pagina più in là, la ritroviamo con una mamma "molto occupata col lavoro e con i suoi tanti amici" e un papà "sempre al telefono. Ogni sua chiamata sembra di vitale importanza. In ogni caso, non ho molto da dirgli e probabilmente lui, allo stesso modo, non sa di cosa parlare con me." La ragazza non vive più immersa nella Natura. Quello che ha lungamente desiderato, ritornare in città dai suoi genitori, si è presto rivelato qualcosa di sgradevole, peggio insopportabile, ancora peggio avvilente. Guarda l’uccello in gabbia, quell’uccello che in montagna vedeva sempre librarsi oltre tetti, alberi, cime. Guarda l’uccello in gabbia e vede se stessa. Lo intuisce, ma non vuole dirselo. Non vuole ammetterlo. Ci vuole tempo per confidarsi certe stati d’animo. 




Eppure le cose che non vanno sono molte, tante, troppe. La casa è sempre tremendamente silenziosa, i genitori a volte vanno d’accordo, sovente litigano e in ogni caso lei è invisibile come il famoso volto dell’anonimo signore con bombetta coperto da una mela (Magritte, La Grande Guerra) che spesso compare sulle pareti dell’abitazione. A scuola non va affatto meglio. I soprusi dei compagni sono quotidiani, le poche amicizie lasciano il passo ad una inspiegabile sensazione di solitudine. La ragazza si sente ai margini. Per consolarsi, dalla sua stanza, guarda il mondo là, fuori, "spesso curioso nelle case degli altri per vedere cosa stanno facendo". E un giorno vede. Vede che l’anziana signora della casa di fronte non è più sola. Almeno lei è sfuggita alla solitudine. La finestra finalmente non è più chiusa. Ha lasciato entrare il mondo. La ragazza pensa. Pensa a suo nonno là, in montagna, solo. Almeno in apparenza, perché lui ha la sua arte, il cielo stellato, la Natura. Da quelle parti la solitudine di città non si arrischia. Bello, bellissimo. Finché il nonno non si ammala. Nel volgere di poche settimane si aggrava e la notte di Natale lo squillo arriva, inesorabile, a dire che il brutto sogno è triste realtà.



Il nonno se n’è andato. E adesso? Non c’è bisogno di molte parole nell’arte di Jimmy Liao, lui conosce la voce dei colori. E così il grigio invade queste pagine di sofferenza, di eclissi emotiva, imprigionando ogni illustrazione in uno sfondo che racconta e dice quello a cui, il testo scritto e le immagini, alludono.

In una condizione di crisi – come quella della ragazza – si può rimanere travolti, oppressi dalla “non speranza”. Oppure si può incontrare l’opportunità della rinascita, le coordinate per ritrovare la via del volo. Proprio quando la prima ipotesi sembra vincere… "durante una fredda notte d’inverno, mi sono svegliata da un sogno e ho sentito qualcuno cantare. Ho visto un ragazzo sconosciuto sdraiato sul tetto sulla casa della anziana signora. Cantava dolcemente verso un cielo carico di neve. Con i suoi modi felici e spensierati, era come se provenisse da un altro pianeta." Il "brutto sogno" diventa "sogno". All’improvviso anche la voce dei colori è cambiata. Parla di altre emozioni, dipinge altri pensieri. Nella storia è entrato un ragazzo. Anche lui è timido, di poche parole. Se ne sta per conto suo come rapito dal suo mondo. Gli altri lo prendono in giro e a scuola i risultati sono tutt’altro che esaltanti. 


La ragazza incontra spesso quel ragazzo schivo, accompagnato dal suo cane, che adora correre sotto la pioggia. Una volta lo vede in un vicolo circondato da coetanei con cattive intenzioni. La ragazza non tollera le ingiustizie. Lo salva. Finiscono entrambi ammaccati in ospedale e lì, dal niente, sboccia il fiore dell’amicizia.
 

Si capiscono, si confidano, si liberano. Insieme partono. Come per ogni romanzo di formazione è nel viaggio – solitario o condiviso con un compagno fidato – che il cambiamento fiorisce. Ogni elemento, ogni dettaglio del viaggio si carica di significati altri, di rimandi simbolici. La meta? La casa del nonno in montagna. Si, proprio là, dove i ricordi prendono vita. Dove la Natura riannoda con placida pazienza i fili del passato dell’uno e dell’altra per aprire a nuovi orizzonti. Il ragazzo e la ragazza sono due tipi silenziosi. Durante il loro viaggio le lettere scompaiono. Il racconto è affidato solo a forme e colori. Quasi a non voler violare l’intimità del rapporto, del contatto rigenerante con l’ambiente che li circonda. 


È discreto Jimmy Liao. Ogni sequenza e parola è calibrata. Ridotta all’essenziale e per questo ancora più potente e penetrante nel dialogo con le immagini. Al punto che il loro dubbio diventa il nostro "Se fossimo le uniche persone rimaste al mondo, avresti paura?" Non "l’unica", ma "le uniche". Insieme hanno attraversato le rispettive vite. Si sono sorretti. Sono cresciuti. Sono rinati. Le insormontabili paure di un tempo sono tornate piccole. Cosa ne sarà della ragazza? E del ragazzo? A ciascun lettore scoprirlo e riscoprirlo. Perché nella lunga e toccante strada di ogni storia creata da Jimmy Liao ci sono sentieri che aspettano lettori coraggiosi per condurli là, in quel posto speciale, dove "quando sollevi lo sguardo verso il cielo stellato, il mondo prodigiosamente si trasforma." Là, dove tutto ebbe inizio. 


Pensieri fuori cornice: Jimmy Liao è attualmente uno degli illustratori contemporanei più apprezzati a livello mondiale da parte di critica e pubblico (gli altri due suoi capolavori editi in Italia sono La voce dei colori, Edizioni Gruppo Abele 2011 e La Luna e il bambino, Edizioni Gruppo Abele 2012). Le sue opere offrono tantissimi piani di lettura per i continui rimandi a pittori, scultori, artisti e illustratori del passato. L’apparente semplicità stilistica, tanto nei testi scritti che iconici, genera nell’incontro-fusione tra i due linguaggi una profondità di senso che ha pochi eguali. In ogni sua opera si rintracciano collegamenti con altri suoi albi. L’universo artistico di Jimmy Liao è un cielo coperto da tante stelle pulsanti. Ogni astro sembra autonomo e indipendente dagli altri. Ma, se osservate e leggete con attenzione, scoprirete che un filo quasi invisibile li collega. Un filo conduttore di umanità, autenticità ed emozioni sincere. Doni rari di questi tempi. Dunque preziosissimi. Come Una splendida notte stellata.

Luca Ganzerla

Una splendida notte stellata, J. Liao, Edizioni Gruppo Abele 2013




lunedì 25 novembre 2013

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


PICCOLI UOMINI E GRANDI PROBLEMI


La casa editrice Emme, già storico marchio legato al prestigioso nome di Rosellina Archinto, è entrata da tempo nell'orbita del gruppo che accomuna Einaudi Ragazzi ed E. Elle e gravita nell'orbita della Mondadori; raramente pubblica testi originali ed è oggi essenzialmente legata a pochi autori di qualità come Rodari e il duo Scheffler Donaldson. Ma ecco qui comparire un'eccezione, la prima traduzione italiana di un testo che in Israele spopola da ventanni:Tante pecore, un piccolo uomo e un grande problema, di Yael Biran.


La storia è presto detta: il piccolo uomo ha un grande problema che lo tiene sveglio; quindi ora ha due problemi, perchè deve riuscire ad addormentarsi. Cosa c'è di meglio che pensare ad un bel gregge di pecore che deve scavalcare ordinatamente uno steccato? Ma le pecore non sono affatto convinte dell'idea e cominciano a rimuginare sul modo di risolvere il loro grande problema, scavalcare lo steccato; così, una per volta, s'inventano soluzioni le più disparate, come strisciare sotto, prendere a cornate, aiutarsi l'un l'altra, immaginare calcoli leonardeschi, per superare l'ostacolo; finché alla fine, ma proprio alla fine, all'ultima pecora viene l'idea più semplice e più geniale.
Inutile dire che il nostro piccolo uomo, perso dietro alle stravaganze ovine, alla fine si è addormentato.


Yael Biran ha costruito una piccola storia, davvero molto piccola, ma di raffinato umorismo: il salto surreale per cui le pecore immaginate diventano a loro volta personaggi indipendenti fa prendere alla storia una piega imprevedibile e noi, spettatori insieme al piccolo uomo, assistiamo alla metafora delle nostre difficoltà quotidiane, apparentemente insormontabili, in realtà 'aggirabilissime'.
E si potrebbe a lungo disquisire sul tempo che perdiamo, tutti noi, a cercare le soluzioni più ardite ai nostri problemi, non vedendo magari la via più semplice che abbiamo sotto gli occhi.
Questo piccolo gioiello nobilita il finale d'anno dell'Editore e ci affida un po' di risate da infilare nel sacco di Babbo Natale.
Per l'umorismo un po' astratto e per l'estrema sintesi delle illustrazioni, la lettura è indicata a partire dai sei anni.

Eleonora

“Tante pecore, un piccolo uomo e un grande problema”, Y. Biran, Emme Edizioni, 2013




sabato 23 novembre 2013


DEDICATO ALLA REGINA DEI BISCOTTI
 
Io conosco la regina dei biscotti.
La regina dei biscotti, quando hai la tua piccola casa piena di scatole che non riesci a muoverti perché hai appena finito il trasloco, arriva e ti porta, insieme alla cena, un sacchetto di ciambelline al vino rosso.
La regina dei biscotti, quando sei in un letto in una stanza troppo bianca, arriva e ti porta dei biscotti con la ricotta che potrai mangiare a colazione al posto delle insipide fette biscottate.
La regina dei biscotti ti regala una scatola piena di biscotti al caffè anche se è lei ad avere il cuore pieno di tristezza.
La regina dei biscotti ha sempre dei biscotti, anche quando si allontana silenziosa.
Per questo le dedico la ricetta di un biscotto.
L'insegnamento più importante che sto cercando di mettere in pratica in questo periodo da apprendista pasticcera è che non bisogna essere schiavi delle ricette. Bensì occorre conoscere bene le proprietà e le caratteristiche degli ingredienti per poterli combinare bilanciandoli in maniera da ottenere il risultato desiderato.
Volevo un biscotto dolce, ma anche con una parte un po' aspra e questo è il risultato: un biscotto al cioccolato con al centro una composta di lamponi.




Gli ingredienti sono
per il biscotto:
250 gr di farina tipo 0
200 gr di burro
100 gr di zucchero a velo
30 gr di cioccolato fondente
30 gr di cacao amaro in polvere
2 tuorli
Per la composta di lamponi:
125 gr di lamponi freschi
70 gr di zucchero di canna
5 gr di amido di riso


La sera precedente la preparazione in una ciotola ho unito i lamponi e lo zucchero di canna, ho ricoperto con la pellicola e ho messo in frigorifero.
Il giorno dopo ho scaldato sul fornello frutta e zucchero, quindi ho setacciato il tutto per eliminare i semi e ho rimesso sul fuoco. Subito ho aggiunto l'amido passato al setaccio e ho fatto cuocere sino a ebollizione.
Per il biscotto, prima di tutto ho impastato la farina e il burro a temperatura ambiente fino a fare un sorta di briciole. Poi ho aggiunto tutti gli altri ingredienti così da formare un panetto un po' appiattito che ho messo in frigo per due ore.
Ho steso la pasta e ho ritagliato dei rettangoli di 2 x 3,5 cm. Li ho messi sulla teglia ricoperta di carta da forno. Quindi in frigorifero per 30 min.
Li ho infornati per 17 min a 160 °C.
Una volta raffreddati li ho uniti a due a due con la composta di lamponi.
Lulli



venerdì 22 novembre 2013

CORTESIE PER GLI OSPITI (libri preferiti da altri)


RITRATTO DI SIGNORA
Mrs Kennedy Goes Abroad, Jacqueline Duheme 
Gallaway Editions 1998



Questo è un salto all’indietro nel tempo, ma anche, volendo, molto in avanti quanto al raggio d’azione che i libri illustrati possono coprire. Perché vi parlo di un volume davvero insolito come genesi e contenuto, un libro che certamente piacerà molto a chiunque conservi vivido nella memoria il ricordo di John F. Kennedy e di sua moglie Jacqueline. Un libro che può funzionare come approccio divertente alla storia recente e che, in fondo, invita a cogliere con sguardo curioso e lieve tutto quanto c’è d’ interessante e originale anche tra le righe dei protocolli.

E’ il 1961 quando la poco ortodossa illustratrice Jacqueline Duheme (che infatti nasce come assistente di studio di H. Matisse e frequenta di preferenza poeti, del calibro di Prevert ed Eluard) riproduce in una serie di tavole piene di grazia ed ironia le tappe principali del viaggio della giovane coppia Kennedy a Parigi.
Il risultato conquista la simpatia di John, che acquista le opere, e di Jacqueline, che senza indugio chiede all’artista di accompagnarla nella visita di stato che l’anno successivo dovrà compiere in India e in Pakistan (via Roma all’andata e via Londra al ritorno), naturalmente ripetendo l’esperimento. Jacqueline e Jacqueline, da quel momento, diventeranno grandi amiche, come testimonia la foto che chiude il libro (la cui sorniona didascalia specifica che fu scattata nella casa di vacanza dei Kennedy, a Cape Cod, da una guardia provvidenzialmente “sbucata fuori” da un cespuglio).
Tutto il volume è un’ alternanza di foto e di brani di testo in chiave di reportage, con dovizie di dettagli sulle singole tappe del viaggio in Europa e Asia della First Lady – ivi compresa la descrizione minuziosa degli abiti che indossa – e di tavole piene, assai descrittive, ricche di “comparse”, eserciti spiegati, capi di stato e alti prelati, Limousine, orchestre e corpi di ballo, dame in gran tiro e immancabili cocchi. Il filo del racconto – comunque intrigante ai nostri occhi “postmoderni” - è teso da cronache tanto asciutte quanto meticolose, che fanno risaltare per contrasto la scioltezza giocosa delle immagini.

 












Dalla nursery modello di Parigi, dove Jacqueline Kennedy viene accompagnata dalla premiere dame, la moglie del generale De Gaulle, al teatro Luigi XV di Versailles, al sorvolo di Roma, alla visita a San Pietro per l’incontro con Giovanni XXIII, alla visita al Taj Mahal e ai giardini di Shalimar, fino al pranzo in veste quasi privata con l’allora trentenne regina Elisabetta… Duheme tratteggia velocemente, ma con perizia e attinenza al vero, scenari complessi e tra loro diversissimi, forte del suo versatile naif. Una dopo l’altra, le molte tavole del libro inanellano alcuni trai luoghi più belli e celebrati del pianeta con passo leggero, mai solenne, anzi, sempre allegramente ammiccante e dunque, crederei, ben consapevole della necessità d’intrattenere i lettori più giovani. E’ un teatrino vivace quello che l’autrice raffigura, mai rigido o scontato, basti osservare le fisionomie dei capi di stato, la gestualità dei comprimari, i decori che impreziosiscono mai con sfarzo, bensì con avvolgente calore, quasi per favorire la familiarità del giovane lettore con quinte eccezionali eppure rese familiari da rapidi, sapidi tocchi. 
 

Certo, Duheme è in questa missione divulgativa forte anche dello charme fresco e spontaneo che Jacqueline Kennedy sapeva esercitare sugli interlocutori, disinvolta e moderna rappresentante del nuovo mondo al cospetto di alcuni dei più potenti e ragguardevoli esponenti del mondo vecchio, anzi vecchissimo. Seguendo le orme di questa giovane donna americana piena di sincera, persino ingenua ammirazione, pagina dopo pagina, le illustrazioni ricompongono il puzzle di un globo che è sempre stato enorme e variegato, ma allora, per qualche strano sortilegio, più incline a mostrare la sua faccia affabile e gentile…

Infine, il viaggio in India e Pakistan si compie circa un anno prima dell’uccisione di John. Pertanto il libro ferma un tempo per sempre perduto e racchiude, non fosse altro che per questo, un incanto pieno di nostalgia. Fuori da quelle pagine, il mondo, una volta di più, avrebbe da allora conosciuto la caduta agli inferi. Dentro quelle pagine, ancora oggi, John e Jacqueline sono assorti in un piccolo museo parigino in pacifica contemplazione di un quadro di Manet…

 
Daniela (Tordi)



giovedì 21 novembre 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


DELLA SORELLANZA

June e Lea, Sandrine Bonini, Sandra Desmazières
Settenove, 2013


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

"June e Lea amano essere un'unica, strana persona. Una creatura a due teste, quattro occhi, quattro gambe, incredibilmente somiglianti. Può sembrare bizzarro ma loro si sentono speciali... È per questo che June e Lea hanno l'abitudine di vestirsi nello stesso modo. Per riconoscerle al volo, i genitori comperano loro gli stessi vestiti a balze, ma di colori diversi.
Bene, va tutto bene così."

Sono sorelle, sorelle per la pelle. Non sono gemelle, ma si sentono così legate tra loro che non riescono a pensare nulla che le veda separate. Condividono la camera, talvolta anche il letto, la scuola, ma soprattutto condividono i sogni. Da grandi lavoreranno in un circo come trapeziste, o saranno veterinarie che cureranno i piccoli animali feriti, o apriranno insieme un orfanotrofio o diventeranno entrambe ladre professioniste...Tutto, purché insieme. 


Ma June ha un anno di più di Lea e arriva il momento che i loro percorsi si separino. La scuola media in un posto diverso, i tanti compiti da fare, le nuove amiche con cui fare nuovi discorsi, e anche una nuova stanza tutta per June segnano la separazione. Lea vede sua sorella cambiare, crescere in modo diverso: anche il corpo si trasforma e si veste in modo diverso da lei. 


Le due sorelle che prima parevano gemelle ora si somigliano sempre meno.
E i loro sogni si separano, anche quelli. Ma, sebbene siano cambiate e probabilmente prenderanno strade diverse, la loro sorellanza è sempre lì, sotto una coperta per un'ultima notte dormita insieme.
Si cresce: bene, andrà tutto bene così.


Che ne so io, di sorellanza? Nulla, o quasi: sono figlia unica. Posso parlare solo per proiezioni, desideri, sogni di fratelli e sorelle mai avute. Sarà per questa mancanza -tanto avrei desiderato un fratello maschio più grande di qualche anno, che mi portasse per il mondo con lui- ma questo albo illustrato l'ho trovato tenero e autentico. La bella storia di queste due sorelle quasi gemelle mi sembra tocchi nel profondo l'animo. Racconta con onestà il processo di crescita che ogni piccolo affronta, e che deve essere necessariamente percorso individuale, guardandolo però secondo un'angolazione particolare: quella di una sorella.
La voce narrante, esterna, non indulge mai, non prende le parti di una o dell'altra sorella, non giudica. Si limita a raccontare come va la vita, con grande serenità interiore. Quella stessa serenità che ritrovano anche le due protagoniste, Lea e June, guardandosi indietro, con tenerezza, dopo aver attraversato 'il guado' da sole: essere cresciute.
L'altra importante ragione che mi ha fatto prendere dallo scaffale questo libro sono le sue illustrazioni.
 Le tavole di Sandra Desmazières mi hanno 'fulminato'. C'è un gusto esotico, orientale, che mi ricorda molto Gauguin, ma nello stesso tempo familiare, che mi colpisce. Nelle sue illustrazioni, alla narrazione si intreccia una trama di sapore decorativo, che ha anche tanto di Klimt, laddove foglie o fiori creano una sorta di tessuto di fondo su cui gioca l'azione, fatta di piccoli gesti composti, di sguardi sottili. Ritrovo la medesima serenità, e una velata malinconia, vista nel testo e le riconosco un quid di semplicità e unicità che me la fa amare.
Qui qualcosa su di lei.

Carla