Ho passato cinque giorni a Rovereto (Trento) dove da ventidue anni, nella prima settimana di ottobre, si svolge la Rassegna internazionale del cinema archeologico. Sono stata molte volte a Rovereto per presentare miei lavori ma quest’anno sono passata dall’altra parte della barricata: ho fatto parte della giuria. Eravamo in cinque giurati, tre italiani, un francese e una croata.
I film in concorso erano ventotto e ognuno di noi ha potuto vederli prima della rassegna grazie al servizio di web tv curato dal Museo civico.
Guardavo i film a Roma, un po’ stanca perché la durata media è di 45 minuti, e vedere filmati nello schermo del computer è faticoso, tanto più quando gli argomenti trattati sono piuttosto complessi anche se si tratta di lavori per un pubblico di appassionati e non di specialisti.
Poi l’attenzione è ritornata. E’ arrivato il momento di vedere un film che non ha alcun confronto con gli altri. Un vero film, girato, illuminato, montato senza nessun riferimento televisivo: Koul Farah della regista iraniana Mahvash Sheikholeslami.
E’ la storia di un uomo che ha consacrato la sua vita alla salvaguardia di un sito archeologico elamita (da cui prende il titolo il film) che si trova nei monti Zagros. Il suo ritratto è costruito attraverso gli sguardi, i silenzi, i piccoli gesti del quotidiano. Ed è il racconto della sua missione, quella di custodire il monumento che è più importante degli affetti familiari e della sua stessa vita.
Mentre guardavo Koul Farah ho immediatamente capito che era quella l’opera da premiare e così è stato.
Presto sarà possibile vederlo gratuitamente su Sperimentarea.tv (http://www.sperimentarea.tv/). Vi farò sapere, non potete perderlo.
A Rovereto ho anche un’amica cara, Nives, una grande cuoca che un po’ di anni fa mi diede la ricetta di un dolce trentino, la torta di fregolotti. E’ un dolce molto corposo, adatto forse a momenti più freddi quando le sue briciole (fregolotti) possono essere sgranocchiate con un bicchiere di vino dolce. Comunque l’inverno è in arrivo, è meglio che non ci trovi impreparati e la ricetta ve la giro, come di solito con una modifica (questa volta in omaggio all’Iran, il paese di origine di Mahvash Sheikholeslami e dei pistacchi).
Ingredienti:
250 gr zucchero
380 gr farina
250 gr burro
70 gr mandorle sbucciate
70 gr pistacchi
la scorza grattugiata di un limone
1 bicchierino grappa
2 tuorli
Gettate per qualche secondo le mandorle in acqua bollente, quindi togliete la pellicina che le ricopre e fatele tostare in forno caldo per 15 minuti.
Pestatele nel mortaio insieme ai pistacchi (questa è la variante, nella ricetta di Nives ci sono solo le mandorle) in maniera che i pezzi rimangano abbastanza grossi.
Montate il burro fino a farlo diventare una crema, aggiungete lo zucchero e continuate a montare con le fruste elettriche.
Aggiungete un tuorlo alla volta, la scorza di limone, la grappa, mandorle e pistacchi e infine la farina setacciata.
Avrete un composto piuttosto solido che distribuirete a mucchietti nella teglia ricoperta di carta da forno.
Deve cuocere nel forno a 180° C per quaranta minuti.
La caratteristica è che una volta raffreddato non si può tagliare ma se ne staccano a mano dei pezzi.
Lulli
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