LA SCUOLA DI WONDER
Fra le possibili anomalie cromosomiche, ad August, detto anche Auggie, è toccata in sorte la più strana combinazione di geni mutanti, che ha trasformato i suoi lineamenti e l’ha costretto a subire una lunga interminabile serie d’interventi chirurgici. La sua vita fino agli undici anni è stata abbastanza complicata e lui si è già abituato, nei limiti in cui è possibile farlo, ai moti di stupore, o ribrezzo che colgono le persone che lo vedono per la prima volta.
Se
questo è già difficile, immaginatevi cosa può essere andare a
scuola per la prima volta, poiché fino a quel momento ha studiato
con la mamma, in un’età in cui fra i ragazzini si affermano le
‘cricche’ o i gruppi, le inclusioni e le esclusioni. La prova va
affrontata, ed ecco gli sguardi sfuggenti, il tavolo in mensa che
resta deserto, le gomitate, le esclamazioni, le risatine imbarazzate
di chi lo vede per la prima volta. Per fortuna ci sono Jack e Summer,
un ragazzo e una ragazza che sanno compiere delle scelte senza farsi
condizionare dai pregiudizi; c’è chi, invece, alimenta la
diffidenza diffondendo la voce della ‘peste’, basta toccare
Auggie per essere contagiati, anche se non si sa da cosa. Le
dinamiche ‘normali’ fra ragazzini, ammettendo che i pregiudizi lo
siano, si amplificano nel già difficile percorso del protagonista
verso una vita normale.
Lo
svolgimento di questo travagliato primo anno scolastico è raccontato
in prima persona dai diversi personaggi, soprattutto Auggie, ma anche
la sorella Via, combattuta fra l’affetto e il desiderio di una vita
normale, l’amico Jack, la bella Summer, Justin, il fidanzato di
Via, imprevisto e decisivo aiuto alla socializzazione di August,
Miranda, la migliore amica di Via. Sullo sfondo, genitori più o meno
smarriti, amici d’infanzia, ricordi, e la meravigliosa cagnolina
Daisy. Questa struttura del racconto consente di mettere a confronto
i diversi punti di vista, rendendo più comprensibili e umane le
incertezze, le ambiguità, le decisioni che i diversi attori portano
avanti. Sicuramente il personaggio principale spicca con tutta la sua
fragilità, le sue paure e quasi la rassegnazione a essere visto come
un fenomeno, ma in senso negativo. Auggie diventerà Wonder nel
momento in cui, anche rischiando, sarà in grado di smontare la
costruzione del pregiudizio, facendosi accettare per quello che è.
Il
merito principale di Wonder,
scritto da R.J. Palacio, pseudonimo di una art director americana, è
di raccontare una storia con elementi drammatici, la malattia,
l’esclusione, il bullismo, con leggerezza, con ironia, rendendo la
lettura scorrevole, a volte divertente, altre, commovente. L’unico
difetto di rilievo, un finale troppo zuccheroso, in cui tutte le cose
vanno al loro posto e il bene trionfa. Sappiamo che non è così,
sarebbe stato meglio conservare l’equilibrio che si riscontra nei
capitoli precedenti.
Come
vedete, la narrativa per i più grandi, dai dodici anni, continua a
esplorare, con modalità diverse, l’entrata in società
rappresentata dalla scuola media. Dal Diario
di una schiappa al Bully
Book, la proposta
editoriale si moltiplica, come se si fosse individuato un momento
topico della vita sociale dei ragazzini.
Eleonora
“Wonder”,
R.J. Palacio, Giunti 2013
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