TUTTO È PERFETTAMENTE A POSTO NEL
GRANDE DISORDINE
Le Grand
Désordre,
Kitty Crowther
Seuil Jeunesse 2005
Il talento di Kitty Crowther,
anglo-belga insignita nel 2010 del prestigioso Astrid Lingren
Memorial Award (l’Oscar per la letteratura infantile), è
speciale. Originale, versatile e calda, questa autrice è capace
con pochi tratti di matita e di pastello di “assortire” le
coordinate di un microcosmo perfetto e concluso, a cominciare dalle
fisionomie vagamente stralunate (ironiche e mai banali) dei suo
personaggi. Mi sono domandata se la sordità che l’affligge può
spiegare la grande particolarità delle storie che racconta e delle
quinte che fanno da sfondo. Mi piace pensare che un disguido – sia
pure parziale – di natura abbia contribuito ad alimentare un
immaginario tanto singolare e divertente.
Le Grand Désordre (ad ora) è il libro
che più amo di Kitty, lo sfoglio spesso e ogni volta colgo qualche
nuovo dettaglio. E’ la storia delle storie in un certo senso,
perché celebra la vita degli oggetti, muti compagni di viaggio
dell’uomo che vivono un’esistenza assai complessa in verità (se
solo ci soffermiamo a considerare quanti passaggi di mano, di luogo e
di tempo le cose subiscono, emerge una vita segreta piena di
risvolti). Emilienne, la protagonista, ne è persino sopraffatta,
vivendo in una casa dove gli oggetti sono perennemente fuoriposto, al
punto che sembrerebbero animati da spiritelli neri, nasuti, maliziosi
e vorticanti. In realtà, se non fosse che la vicina Sylvaine la
rimprovera per il grande disordine, Emilienne (sotto lo sguardo
sornione e talvolta diabolico dell’inimitabile gatto
Daguerréotype) non sentirebbe di dover governare l’anarchia della
casa, dove ipotizza addirittura che di notte arrivi la marea a
sparpagliare le cose che, pure, talvolta cerca di ordinare. Ma il
confronto con la vicina, che pulisce e rassetta con grande lena da
mane a sera, la spiazza al punto che decide di darsi da fare
consacrando finalmente una giornata al rassetto globale.
Succede però che la prima giornata
stabilita per il riordino è tanto luminosa e invitante che
Emilienne e Daguerréotype finiscono col fare una lunga passeggiata
in campagna, raccogliendo fiori e foglie per l’erbario e dando la
caccia alle farfalle. La sera tuttavia, una volta a letto, in
compagnia del gatto e di una buona tazza di tisana, un sospiro di
troppo rende indispensabile consultare, appunto, il Libro dei
Sospiri: se a fine giornata sono stati in numero da sei a otto (come
puntualizza il saccente felino) rimandano ad un imperativo
categorico, bisogna fare ordine! Il giorno dopo Emilienne ci riprova,
manda a spasso il micio e comincia a spolverare con amorevole cura i
libri ammonticchiati qua e là. Nel far questo ne rimira la copertina
uno ad uno e cosi arriva al primo pomeriggio senza che le sue fatiche
abbiano prodotto un risultato soddisfacente. Meglio andare a nuotare
nello stagno, riparare dalla pioggia nel capanno di Mitch il
pescatore e poi decidere di andarlo a trovare a casa sua, giacchè da
sempre Emilienne ne è invaghita e ne prova nostalgia. Sarà proprio
Mitch a farla riflettere sul fatto che se da lui tutto sembra
abbastanza a posto, forse è perché semplicemente lui ama gli
oggetti e la storia che si portano dietro – e qui Kitty fa una
deliziosa digressione traendo a pretesto l’avventura di un sasso
bianco…
I due giorni seguenti, rinfrancata
dalla conversazione amichevole e incoraggiante con Mitch, Emilienne
si dà da fare seriamente. Senza più indugi, dà di piglio a cencio,
ramazza e battipanni e tira a lucido la casa, disponendo le cose
con criterio. Animata da spirito costruttivo, comincia da una poetica
e dirimente dichiarazione d’intenti: metterà in una cassa gli
oggetti che non ha più voglia di vedere e poi li trasformerà. Le
cose rotte, se non sono troppo pesanti, potranno essere appese alla
parete, come altrettanti piccoli ricordi. Arrotolerà in punta di
dita i pezzi di spago e li riporrà in una scatola divisi per colore,
getterà via solo le cose davvero troppo malconce e laverà con lo
shampoo i suoi vecchi giocattoli.
Due giornate di lavoro intenso e
proficuo la faranno finalmente smettere di sospirare, tutto è pronto
per dare una festicciola e coronare gli sforzi, invitati d’onore
Mitch e Sylvaine. E qui, prima che la festa cominci, colpo di scena.
Poichè la vicina non risponde al suo biglietto d’invito, Emilienne
la va a stanare e scopre per caso che in fondo al giardino, dietro
una piccola porta dimenticata aperta, Sylvaine ha stipato da sempre
in un caos primordiale tutto quanto le impediva di dare l’immagine
di grande ordine che regna sovrana dentro casa. Non ha governato la
sua barca a dovere dunque, ha solo accumulato una montagna di tristi
rifiuti in un luogo nascosto, lasciando che le cose soccombessero
sotto una coltre di polvere e ragnatele, anziché occuparsene con
criterio. E ora che Emilienne l’ha scoperta, dopo una reazione di
rabbia e vergogna, Sylvaine si sente forse liberata… Ora tutti
possono festeggiare qualcosa, leggeri e soddisfatti, in un’armonia
ritrovata. Ora tutti sanno che quel che conta per non deprimersi è
avere la giusta cura delle cose, perché le cose hanno un’anima…
ma che non è necessario vivere in un ordine perfetto (perché
dopotutto la perfezione non è di questo mondo).
La ricchezza delle immagini,
l’espressività intensa che anima le creature di Kitty (tutte a
vario titolo animate) fanno di questo libro una sintesi perfetta
d’ironia e di sapienza. Senza mai perdere di vista (e forse
partendo proprio da lì) il cono d’ombra della nostra vita dove un
po’ di polvere, fatalmente, si annida, dove un sentore di
malinconia, inevitabilmente, si sprigiona.
Daniela (Tordi)
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