lunedì 8 luglio 2013

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

BISOGNA PUR CREDERE A QUALCOSA!!


Fresco di stampe, un romanzo di formazione pubblicato nella collana Contemporanea della Mondadori: Il giorno in cui imparai a volare, di Dana Reinhardt, americana. Nonostante alcuni clichè, che ritroviamo molto spesso nei romanzi dedicati ai preadolescenti, questa storia presenta diversi spunti originali. La storia è presto detta: Robin Drew è una tredicenne che vive con la madre vedova; del padre, morto precocemente, le rimangono pochi ricordi e un quaderno pieno di liste, di cose amate e odiate, di cose da fare. La madre ha aperto un negozio di formaggi in cui lavora un ragazzo, Nick, bello e appassionato di surf. Ovviamente Robin ne è infatuata, ma non sarà lui a dare una svolta alla sua vita, ma Emmett, un ragazzino scappato di casa per realizzare un sogno impossibile. Fra i due cresce, infatti, un sentimento nuovo per entrambi, forse una vera amicizia, forse qualcosa che si avvicina all'amore. Dunque il vero filo conduttore del romanzo è la scoperta dei sentimenti, delle ambiguità, delle ambivalenze che rendono così complessi i rapporti umani. Il sogno di Emmett è raggiungere una sorgente termale, descritta in una leggenda dei nativi americani, dai poteri forse miracolosi; c'è un fratello da salvare, una famiglia da ricomporre. Robin resterà al fianco di Emmett, anche a costo di doversi separare dal suo amatissimo ratto domestico, anche a costo di affrontare un pericoloso distacco dalla famiglia. Il tuffo dei due ragazzi è la chiara metafora del primo iniziatico passaggio dalla famiglia al mondo, credendo ciecamente nella possibilità di farcela.
Messa così potrebbe sembrare una storia edificante e un po' retorica, ma l'autrice è stata abile nel costruire il personaggio principale Robin/passerotto, chiamata Drew in memoria del padre, con sensibilità e arguzia. C'è molta consapevolezza in questa ragazzina e c'è, cosa rara, la capacità di leggere nei propri sentimenti. L'affermazione bisogna pur credere in qualcosa, che potrebbe sembrare di assoluta banalità, in realtà esprime la necessità per un/a ragazzino/a che si affaccia alla vita vera, che comincia ad affrontare il mondo adulto, di credere in se stessi, mettendosi in gioco, rischiando, alla faccia delle ansie dei genitori, cui spetta il compito di tessere un invisibile telo di protezione.
D'altra parte, anche noi scettici cinici smaliziati adulti di atti di fede ne facciamo: per quanto mi riguarda, l'affermazione che il mondo possa essere migliorato, che le cose possano cambiare grazie al contributo e alla partecipazione delle persone ha ricevuto una serie di smentite veramente notevoli. Ma senza questo pensiero, senza l'utopia che lo sottende, sarebbe sicuramente più difficile vivere e crescere figli.

Eleonora

“Il giorno in cui imparai a volare”, D. Reinhardt, Mondadori 2013



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