BISOGNA PUR CREDERE A QUALCOSA!!
Fresco
di stampe, un romanzo di formazione pubblicato nella collana
Contemporanea della Mondadori: Il giorno in cui imparai a
volare, di Dana Reinhardt, americana. Nonostante alcuni clichè,
che ritroviamo molto spesso nei romanzi dedicati ai preadolescenti,
questa storia presenta diversi spunti originali. La storia è presto
detta: Robin Drew è una tredicenne che vive con la madre vedova; del
padre, morto precocemente, le rimangono pochi ricordi e un quaderno
pieno di liste, di cose amate e odiate, di cose da fare. La madre ha
aperto un negozio di formaggi in cui lavora un ragazzo, Nick, bello e
appassionato di surf. Ovviamente Robin ne è infatuata, ma non sarà
lui a dare una svolta alla sua vita, ma Emmett, un ragazzino scappato
di casa per realizzare un sogno impossibile. Fra i due cresce,
infatti, un sentimento nuovo per entrambi, forse una vera amicizia,
forse qualcosa che si avvicina all'amore. Dunque il vero filo
conduttore del romanzo è la scoperta dei sentimenti, delle
ambiguità, delle ambivalenze che rendono così complessi i rapporti
umani. Il sogno di Emmett è raggiungere una sorgente termale,
descritta in una leggenda dei nativi americani, dai poteri forse
miracolosi; c'è un fratello da salvare, una famiglia da ricomporre.
Robin resterà al fianco di Emmett, anche a costo di doversi separare
dal suo amatissimo ratto domestico, anche a costo di affrontare un
pericoloso distacco dalla famiglia. Il tuffo dei due ragazzi è la
chiara metafora del primo iniziatico passaggio dalla famiglia al
mondo, credendo ciecamente nella possibilità di farcela.
Messa
così potrebbe sembrare una storia edificante e un po' retorica, ma
l'autrice è stata abile nel costruire il personaggio principale
Robin/passerotto, chiamata Drew in memoria del padre, con sensibilità
e arguzia. C'è molta consapevolezza in questa ragazzina e c'è, cosa
rara, la capacità di leggere nei propri sentimenti. L'affermazione
bisogna pur credere in qualcosa, che potrebbe sembrare
di assoluta banalità, in realtà esprime la necessità per un/a
ragazzino/a che si affaccia alla vita vera, che comincia ad
affrontare il mondo adulto, di credere in se stessi, mettendosi in
gioco, rischiando, alla faccia delle ansie dei genitori, cui spetta
il compito di tessere un invisibile telo di protezione.
D'altra
parte, anche noi scettici cinici smaliziati adulti di atti di fede ne
facciamo: per quanto mi riguarda, l'affermazione che il mondo possa
essere migliorato, che le cose possano cambiare grazie al contributo
e alla partecipazione delle persone ha ricevuto una serie di smentite
veramente notevoli. Ma senza questo pensiero, senza l'utopia che lo
sottende, sarebbe sicuramente più difficile vivere e crescere figli.
Eleonora
“Il
giorno in cui imparai a volare”, D. Reinhardt, Mondadori 2013
Nessun commento:
Posta un commento