A CHE COSA SERVONO I LIBRAI?
A
un passo dal finale che ogni anno ci vede travolti dall’avvento del
natale commerciale, vorrei proporre qualche riflessione.
Un
altro anno di crisi, un altro anno di chiusure, o di situazioni al
limite del sostenibile. Il panorama delle librerie italiane uscirà,
forse, da questo tunnel probabilmente mutato, con meno librerie
indipendenti, soprattutto piccole e specializzate. E quindi meno
occasioni di incontro fra lettori ed editori.
Quello
che soprattutto balza agli occhi sentendo i discorsi fra colleghi/e o
ex colleghi/e, è che sia venuto meno, progressivamente, il ruolo
che una volta si sarebbe detto del ‘libraio’, ovvero quella
figura professionale che si forma con molta fatica e altrettanta
dedizione e che si pone come filtro fra libro e lettore.
A
cosa serve, davvero, un libraio, una libraia, se non a filtrare il
mare magnum della produzione editoriale e a fornire una sia pur
parziale bussola che consenta al lettore di orientarsi? Serve,
ovviamente anche a gestire la merce, a spostare mucchi, pile, muri di
libri, a cambiare le vetrine, a fare pacchetti, ovvero tutte quelle
oscure e invisibili operazioni che rendono fruibili i libri. La
professionalità , ovvero la capacità di intermediazione fra libro e
lettore sembra essere diventato un ostacolo, un limite, rispetto alla
capacità di adeguarsi alle direttive e alle scelte di marketing
delle ‘teste pensanti’. E’ spesso l’esperienza frustrante di
chi fatica a muoversi da un posto di lavoro e l’altro perché la
grande esperienza e le capacità professionali finiscono per essere
un handicap, nelle librerie di catena come in quelle indipendenti.
Ci
guardiamo sconsolati, noi vecchi/e, cresciuti con tutt’altra idea
di lavoro e con tutt’altra idea del rispetto e della dignità;
meglio fingersi cretini, mi hanno detto alcuni ragazzi reduci da
colloqui.
Avete
presente le scempiaggini che ci hanno raccontato per anni, la
meritocrazia e via dicendo; qui vedo solo, per usare termini desueti,
il comando del capitale, la ridefinizione di rapporti di forza
all’interno dei posti di lavoro, vedo lavori dequalificati,
intelligenze mortificate, capacità che invece di essere
incoraggiate, sono sminuite e svalorizzate. Come potrà mai crescere
un paese che vive il lavoro in questo modo?
Noi
vecchie querce, pieghiamo i rami e cerchiamo di sostenere ancora la
crescita di chi dovrebbe continuare il nostro lavoro; ma ci sarà
ancora spazio per librai preparati, aggiornati, appassionati? E
l'onestà intellettuale, con cui ogni giorno affrontiamo le richieste
dei lettori e costruimo percorsi, bibliografie, consigli i più
vicini possibili alle esigenze di chi si rivolge a noi? Appunto,
onestà intellettuale, merce rara. Viene da sentirsi come orsi
bianchi, su una banchisa che si fa sempre più stretta.
Ma
anche in questo caso, dipende da tutti che questo patrimonio di
professionalità non vada disperso.
Quindi,
anche questo natale, se pensate ai regali, scegliete un libro
consigliato da un libraio.
Eleonora
Ps.
Dedicato
a chi ci ha provato o ci sta provando, a Roberta, Pierpaolo e alle
altre/i.
Nessun commento:
Posta un commento