martedì 10 giugno 2014

ECCEZION FATTA


ROMA-CANTÙ A/R
ovvero dell' Incorniciare il Bello.


Come se ce ne fosse stato bisogno, sventolava Ballata di BlexBolex come una bandiera, perché io lo riconoscessi nel viavai della stazione. Non era solo: lo accompagnava il suo amico di sempre. Un viso scavato e una faccia rotonda, vicini sono perfetti anche al solo guardarli. Condividono grandi pezzi della loro vita: sognano, inventano, costruiscono assieme. Tommaso Falzone e Giampaolo Mascheroni sono il mio lasciapassare per entrare in una dimensione che, sospettavo, si rivela di meraviglia e di familiarità allo stesso momento.
A Cantù, un capannone dalle grandi porte scorrevoli, guardato a vista da un custode zelante, nasconde un universo inaspettato. 


Oggetti, opere d'arte, libri (la maggior parte dei quali, opere d'arte essi stessi), raccolti in una vita di continua ricerca del bello, ne riempiono completamente lo spazio. Dovunque i miei occhi si orientino, non possono non stupirsi nel vedere le molteplici declinazioni della bellezza che mi circondano. Dai libri di stoffa a quelli di carta cuciti a mano uno per uno da Angela Caremi, dalle stampe 'allungate' di Toccafondo agli animali 'spiritati' di Massimo Caccia, dagli intagli su carta di Komagata a quelli di Icio Borghi. 

E dietro tutto questo c'è una bottega da corniciaio che si nasconde tutte le volte che la circostanza lo richieda. 


Tommaso Falzone incornicia. Attenti, però, che il gesto di 'incorniciare' è ben più complesso di quel che si possa credere. E' innanzi tutto un gesto di cura, di amore. Chiudere tra assicelle di legno e proteggere sotto vetro un'opera, sia essa un quadro o una scultura di fil di ferro o carta, significa, non solo proteggerla, ma anche metterla in evidenza, separandola dalla distrazione imperante sul resto. Ecco, proteggere, salvare, mettere in evidenza, sotto gli occhi di chi a voglia di vedere sono gesti che Tommaso Falzone (e Giampaolo è ancora lì al suo fianco ogni lunedì e giovedì) fa anche con i libri. Li colleziona in giro per il mondo, li salva dall'oblio e, riconoscendone il valore, in un certo senso li incornicia, ovvero li cura, li mette in evidenza per sé e per chi abbia voglia di passare per quella sua strana bottega.
Credo che questo sia un buon modo di fare cultura.
Fidatevi, andatelo a trovare a Cantù e, dopo, tutto sarà più bello.

Questo è stato lo stupore cui accennavo, ma ho detto anche di familiarità.
E su questa, invece, ha addirittura lavorato un'intera squadra che, con Tommaso capitano, mi ha riempito di affetto per farmi sentire 'a casa' nella provincia brianzola. Va da sé che ci sono riusciti: a parte il capitano, a parte Giampaolo che non ho mai visto venirmi incontro a mani vuote, penso alla Mariaelisa che mi ha ospitato, con la sua Finestra sul suo Giardino, alla maestra Antonella che ha cucinato in onore di BlexBolex, alla cuoca Barbara che mi ha aperto cuore e forno alla Cascina di Mattia, alle bibliotecarie di Figino, Chicca e Chiara, che mi hanno dato in prestito un cedro del Libano alto fino al cielo, a Valentina Pellizzoni che mi ha messo intorno un canturino ex romanista e tre ragazzi davvero 'speciali'. E poi loro, i bambini, quelli di Cantù, Figino e dintorni, che mi hanno regalato le loro insicurezze , le loro sicurezze, i loro desideri, i loro sogni e i loro pensieri.
Mi mancano già tutti, ma so che Dopo c'è Dopo, come mi ha detto il saggissimo Tobi, e così mi rassereno...


Carla

Noterella al margine: cosa facessi io a Cantù, il 7 e l'8 giugno lo potete evincere facilmente da qui.

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