IL MURO È DA SCALARE
Le parole giuste,
Silvia Vecchini
Giunti 2014
NARRATIVA PER GRANDI
(dai 12 anni)
"Si voltano,
cercano Fabio, un ragazzo di un'altra classe. Ridono, sono eccitate,
si nascondono l'una dietro l'altra. Vittoria ha le guance rosse come
mele e, anche se guarda dalla mia parte, praticamente non mi vede.
'Sono diventata trasparente' penso, mentre sento una puntura appena,
un vaccino".
L'indifferenza
degli altri, la solitudine, il sentirsi diversa, le oggettive
difficoltà a scuola, il pensiero costante di un padre malato: questi
sono i nemici di Emma, ragazzina di dodici anni che sta faticando un
bel po' per trovare la felicità. E come li combatte, lei? Con
costanti 'letture' di segni premonitori, primo fra tutti l'oroscopo
della sua palla numero 8 che contiene però solo 26 risposte sulle
innumerevoli domande che la vita le mette davanti.
La
scuola, che costituisce gran parte del mondo di un adolescente, per
Emma adesso rappresenta solo un problema: è un campo minato. La
ragazza non si impegna, è distratta, è superficiale, è pigra...
E come se non bastasse, le difficoltà che dimostra per stare al
passo con gli altri vengono 'usate' dalle sue compagne come pretesto
per metterla all'angolo e lì abbandonarla. Insegnanti e compagni la
escludono ed Emma, che è una ragazzina timida che porta in sé la
grande paura atavica, ovvero la perdita dei genitori, non riesce a
imporsi. Goffi tentativi di rivalsa provocano più danno che altro,
inasprendo ancora di più la sua emarginazione.
A
scuola si sente sola e a casa le cose non vanno meglio, perché il
padre di Emma, in dialisi da anni, è sempre più fiaccato dalla sua
malattia che solo un trapianto potrebbe risolvere.
Ma
anche se la vita di questa ragazzina sembra non lasciarle il fiato
necessario per respirare, una serie di persone, inaspettate e
silenziose, le stanno a fianco: Mathias, così alto, così bravo,
così gentile e così bravo a cucinare e Alessandra, la professoressa
che cura il RPS, Recupero Potenziamento Sostegno, 'una lampadina
sempre accesa', e che prima di ogni altro legge le difficoltà di
apprendimento di Emma e gli dà finalmente un nome: dislessia. Per un
dislessico leggere è come arrampicarsi su un muro, le spiega, e
adesso Emma è proprio lì appesa in cerca di appigli. Ma Alessandra
la aiuterà ad arrivare in cima anche se non le negherà che il
percorso sarà lungo e impegnativo.
La
vita di questa ragazzina è davvero un gran groviglio che però
lentamente sembra dipanarsi. E alla fine trionferà chi avrà avuto
coraggio.
Due
temi sullo sfondo di un percorso di crescita. La dislessia e il
trapianto di organi sono i due argomenti che Silvia Vecchini,
basandosi su autentiche esperienze conosciute personalmente, tratta
con grande cura, precisione e rispetto. Ma davanti a questo c'è
l'adolescenza di Emma, fatta di insicurezze, paure e solitudine. E mi
vengono in mente altre parole che Silvia Vecchini ha scritto:
Quando fai finta di
non sentirmi
quando te ne vai
sulla bici
con qualcun altro
sul portapacchi
quando dividi la
merenda
ma non con me
allora si apre una
botola sul pavimento
cado giù ma non
sento niente,
non mi vedi più,
sono trasparente.
Con
una trasparenza abbiamo aperto e con una trasparenza chiudiamo.
Come
si vede in questa poesia tratta da Poesie della notte, del
giorno, di ogni cosa intorno (Topipittori
2014), Silvia Vecchini sa trovare parole giuste per raccontare la
suddetta sofferta 'trasparenza' e con essa la complessa e tormentata
sfera emotiva di un adolescente.
So
che non si dovrebbe paragonare una poesia a un romanzo: lo faccio qui
perché credo che nella diversità di toni, ritmi e spazi, la poesia
sia ancora il registro più congeniale a Silvia Vecchini per raccontare il
mondo.
Sebbene
questo libro sia un davvero un buon libro, costellato di ottimi spunti, di pagine liriche, di
soluzioni narrative intelligenti, di autenticità, tuttavia lo spazio
dilatato di un romanzo costituisce, a mio avviso, un terreno ancora
troppo rischioso per lei. Certi stereotipi, certe
ingenuità o certe imprecisioni si sarebbero potute evitare, soprattutto se
qualcuno dopo di lei, nella filiera produttiva del libro, ci avesse
messo testa e cuore.
Carla
Noterella
al margine. Ironia della sorte in un libro dal titolo Le parole
giuste trovare parole 'sbagliate'; ma il senso ultimo
dell'editing è proprio quello di metter cura laddove altri non
l'hanno fatto... e allora attenti che un corvo non è un merlo, i
capelli è più saggio ravviarli, piuttosto che riavviarli e una
tendina canadese, purtroppo per noi, non si monta da sola come un
igloo...
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