STAY
HUMAN*
Due
libri, pubblicati da poco da Lapis, della stessa autrice francese
Yael Hassan, vissuta a lungo in Israele, sono un ottimo spunto per
parlare anche ai ragazzi di temi davvero difficili.
Il
primo s'intitola Albert il toubab, ovvero il bianco: ha i toni
della favola moderna, è ambientato in una periferia parigina, con il
protagonista, che vive ad un passo dalle case popolari, ovvero dalle
banlieu. Con questo termine s'intende periferia degradata di una
grande città, vale per la Francia, ma potrebbe essere ovunque sorga
un agglomerato urbano denso di povertà, a fianco o a pochi
chilometri dall'agio, se non dalla ricchezza. Il protagonista Albert,
originariamente Alberto, è un immigrato portoghese che nel tempo è
riuscito a raggiungere un certo benessere, vive da solo in una
villetta, è vedovo e molto chiuso in se stesso; la moglie andava ad
insegnare francese agli immigrati ammassati nelle case popolari e,
prima di morire, affida la gestione di casa a Zaina, immigrata
senegalese. A causa di un malore Zaina viene ricoverata in ospedale
ed affida ad Albert la figlia di nove anni, Memouna. Grande
scompiglio, svariate avventure, l'ingresso di Albert nel mondo e
nella vita degli immigrati; finalmente Albert/Alberto apre il suo
cuore, lasciandosi alle spalle pregiudizi e solitudine. Se la trama è
fin troppo chiara nel suo intento pedagogico, ha comunque il merito
di descrivere una situazione che, in tono minore, anche noi viviamo
non solo nelle grandi città; il libro, scritto nel 2008, a pochi
anni dalla prima rivolta nelle banlieu francesi, risente
evidentemente dell'urgenza di raccontare, di mettere ordine in un
ambito in cui spesso la disinformazione alimenta il razzismo,
esclusione e violenza.
Ancor
più ambizioso il secondo romanzo, Finché la terra piangerà,
dedicato al conflitto israelo/palestinese. Parte come la storia
dell'amicizia di due ragazzi 'francesi': Samy, ebreo, e il suo grande
amico Kamal, di origini marocchine. Tutto sembra filare liscio nella
loro vita di quindicenni fino a che Samy, dopo un'aggrassione da
parte di alcuni fanatici anti-semiti, decide di partire per Israele.
La sua storia, a questo punto, si intreccia a quella di Intissar,
giovane palestinese aspirante kamikaze, e delle rispettive famiglie.
La speranza di pace, l'aspirazione ad una vita normale sono
costantemente frustrate dal groviglio inestricabile di rancori
contrapposti, ragioni irriducibili, mezzi di lotta che, ben lungi dal
risolvere il problema della convivenza di due popoli sullo stesso
territorio, lo alimentano all'infinito, lasciando sul terreno una
scia di sangue e future vendette.
Le
vittime il più delle volte sono proprio quelli che non hanno
possibilità di scelta, i più deboli, proprio quelli che magari la
violenza la ripudiano o che ne sono le vittima sacrificali, i
bambini.
Le
storie della Hassan cercano di rendere conto di questo intrico di
ragioni e di torti, creando storie 'esemplari', con tutte le
inevitabili semplificazioni. E' comunque un onesto e salutare
tentativo di raccontare a ragazze e ragazzi, dai dodici anni in su,
il senso di quello che magari di sfuggita vedono raccontato nei
telegiornali.
All'inizio
di Finché la terra piangerà viene riportato un celebre brano
del Qohelet, nella traduzione di Ceronetti; ne riporto alcune righe:
Tutto
ha sotto il cielo una sua ora
Un
tempo suo
Il
tempo di nascere e il tempo di morire
Il
tempo di piantare e il tempo di spiantare
Il
tempo di uccidere e il tempo di curare
Il
tempo di demolire e il tempo di costruire
Il
tempo delle lacrime e il tempo delle risa
…
Il
tempo di amare e il tempo di odiare
Il
tempo della guerra e il tempo della pace.
Ma
il tempo della pace in Palestina sembra non arrivare mai, come se
fosse impossibile interrompere questa catena di inarrestabile
violenza.
Eleonora
“Albert
il Toubab”, Y. Hassan, Lapis 2014
“Finchè
la terra piangerà”, Y. Hassan, Lapis 2014
*E' la
frase con cui Vittorio Arrigoni, giornalista e pacifista italiano
trasferitosi a Gaza, chiudeva i suoi reportage. Restiamo umani.
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