Metropolis, Benoit
Tardif (trad. Tommaso Gurreri)
Clichy 2017
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 4 anni)
"ROMA
popolazione dell'area urbana: 4,3 milioni; lingue più parlate:
italiano; paese : Italia.
gelato Colosseo
secondo la leggenda, la bocca della verità morde la mano ai bugiardi
lambretta Pantheon vigile fontana di Trevi pizza margherita
utilitaria caffè basilica di San Pietro papa piazza del Popolo
obelisco."
Il
giro del mondo in trentadue tappe importanti - le città più
significative, talvolta le capitali - che prende l'avvio da Montreal,
città dell'autore Benoit Tardif e poi gira per il globo da nord a
sud e in senso rotatorio (non si può dire da Est a Ovest perché
entrambi i punti cardinali si spostano con il girare lungo la
superficie della Terra).
Per
poi concludersi a Sud, all'estremo opposto del Canada: la Nuova
Zelanda con Auckland.
Per
ogni tappa due grandi pagine con alcune costanti: il numero
approssimativo degli abitanti dell'area costruita, la lingua parlata
e lo stato di appartenenza. Per ogni metropoli, Benoit Tardif
costruisce una sorta di collage di cartoline di luoghi, persone e
contesti, come pure di attrattive imprescindibili (il gelato a Roma)
che hanno l'obiettivo di dare una visione d'insieme che non privilegi
nulla rispetto al tutto,che renda equivalenti monumenti importanti e
venditori ambulanti. Come farebbe un bambino.
Le
cartoline si affiancano secondo nessi inaspettati, come le collegherebbe in bambino: accanto a
Rembrandt, Van Gogh e Vermeer al Rijksmuseum c'è una bici-taxi e
appena sotto il ritratto di Gullit, una celebrità olandese con il
pallone ai piedi, a cui qualcuno sta offrendo, dalla cartolina
successiva, un cartoccio di patatine fritte con maionese, salsa di
arachidi e cipolle.
Un
libro che non può passare inosservato, come nulla di quello che esce
dalle mani di Benoit Tardif. In perfetta sintonia con il segno che
contraddistingue le sue copertine, i suoi poster anche in Metropolis
ritroviamo il medesimo gusto per i colori forti, piatti, serigrafici
e per un segno potentemente grafico. Come altrove, anche qui lo
spazio a disposizione viene sfruttato fino all'ultimo millimetro
libero, creando qualcosa che ricorda l'effetto di una tessitura
astratta.
Benoit
Tardif, oggi a capo di una interessante operazione editoriale, la
casa editrice De ta Mère che ha appena festeggiato i suoi primi
undici anni (!), racconta del suo modo di costruire le figure: dopo
aver disegnato con cura il contorno nero ricalca le parti con il
colore per poi scansionarle e comporle con Photoshop. Molto
diversamente che nelle immagini per giornali e pubblicità, sulle
copertine dei libri o anche nelle immagini interne lui si mette alla
ricerca di un mood comune che rispecchi alla perfezione il tono del
libro, senza mai tradirlo. Tuttavia, ammette lui stesso, non tutti i
libri sono adatti a questo stile. Temi ricorrenti, e anche in
Metropolis, sono il
cibo e certi personaggi disegnati in modo infantile che però hanno
un quid di immediatamente chiaro e comunicativo. Tutto appare
leggibile, anche in quasi totale assenza di parole.
Lo
spazio che invece si concede in qualità di autore e che mi solletica
indagare è dato punte di ironia qua e là e soprattutto dall'assoluta libertà di accostamento dei singoli
elementi distintivi delle diverse città. Non credo di sbagliarmi se
noto che nell'accostamento è possibile cogliere al meglio la
sensibilità, l'immaginario, il gusto di questo autore finora mai
pubblicato in l'Italia. Nella griglia di ogni pagina esistono solo 11
cartoline e nella dura selezione che deve aver necessariamente fatto mi
pare si annidi uno dei valori di questo strano libro.
Vado
a cercare le città su cui posso ricorrere al mio personale
repertorio di ricordi: Berlino, per esempio, offre tratti di
autenticità interessanti anche se apparentemente trasversali o
addirittura marginali: il venditore di kebab può davvero essere
elemento tipico di quella città? certamente sì, accanto alla Bode
Insel dei musei! La porta di Brandeburgo e l'orso come icone di una
città. L'omino del semaforo (così tanto reiterato in magliette,
borse, e copertine di quaderni) accanto al musicista tecno e per
chiudere il Muro con i suoi graffiti. Non c'è tutto, ma c'è molto e pochi gli stereotipi.
C'è quel che serve a incuriosire ragazzini e ragazzine.
Dulcis
in fundo, non posso non condividere quasi in blocco tutte le scelte
che attengono al cibo, espressione importante di ogni cultura e ricordo irrinunciabile dopo ogni viaggio: i loukum a Istanbul, il tè alla menta a Fes,
i blini a Mosca, le tapas di Barcellona, la baguette di Parigi...
Ma
Copenaghen con il suo smorrenbrod dov'è?
Carla
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