QUANDO SI DICE, AVERE I NUMERI
I numeri felici, Susanna Mattiangeli,
Marco Corona
Vanvere Edizioni 2017
NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)
"Tutti dicono accidenti, dieci
anni.
E infatti non è una cosa che fai
così, nei ritagli di tempo. Io per esempio ci ho messo 3652 giorni
fitti fitti a compiere dieci anni, perciò sì, accidenti.
Tremilaseicentocinquantadue giorni. Il due alla fine è per i due
anni bisestili che ci sono in mezzo. Il 10 è un numero felice. Sul
serio. Io queste cose le so, un po'.
Funziona così: tu prendi un numero,
per esempio il 10, appunto; poi moltiplichi ogni cifra per se stessa
e viene: 1x1=1
0x0=0.Dopo fai la somma di ogni risultato e se alla fine ti rimane
1, allora quel numero, per motivi suoi, è felice."
Tina è
sull'orlo dell'estate e del suo decimo compleanno. Ha una madre che
di professione è suggeritrice di risposte, che resterà in città
con il suo fidanzato pasticciere; un padre lontano che fa il
matematico, ma sta arrivando per portarsela via per un po' dalla
città; un paio di amici cari con cui condivide ancora l'assolato
parchino di zona e una manciata di punti fermi nel quartiere dove
vive: il fotografo e il vecchio Giovanni, che silenzioso rimugina
sulla sua imminente fuga. E adesso ha anche Felice, creatura grande e pelosa.
Da
questo libro si viene a sapere che esistono infiniti numeri felici
(il 7 è uno di loro: 7²=49
4²+9²=130 1²+3²+0²=10 1²+0²=1 e il gioco è di nuovo fatto). E
si sa anche che Tina ha i suoi personali: il 7, appunto, il numero
dei suoi pesci rossi, lo 0547 il numero 'di matricola' nell'ospedale
dove è nata, il 99 sul berretto di Giovanni, 83 gli anni che ha
Giovanni e 26 che è il numero delle persone intervistate per capire
che fine ha fatto ora Giovanni con la sua testa spelacchiata.
La
sua, di Tina, una vita piena di numeri, come quella di ognuno di noi,
con la differenza sostanziale che nessuno di noi ci mette troppo la
testa sopra. Lei invece sì. Non è un caso che suo padre sia un
matematico: la testa di questa ragazzina pensa e immagina e ragiona
h24 e i numeri sono il suo criterio ordinatore. Di ogni fatto, di
ogni luogo o persona lei cataloga e memorizza l'essenza numerica. In
questo che ha l'aria di essere contemporaneamente un libro, ma anche
una sorta di taccuino personale (piccolo ed elegante in ogni
dettaglio), tutto viene riportato con meticolosa precisione e ciò
che ne deriva è un spassoso quanto eccentrico elenco di numeri
importanti (felici o infelici) che non supera la doppia dozzina ma
che racconta molto bene un tratto di vita di una ragazzina sveglia.
Susanna
Mattiangeli non è una ragazzina, ma è sicuramente sveglia. Per
questa ragione, ma anche per sensibilità e per un insopprimibile
gusto per il pensiero divergente riesce a concepire spesso libri
inaspettati. Lontani anni luce da ogni ombra di retorica, i suoi
testi sanno essere ficcanti, e nello stesso tempo sfuggenti, sanno cogliere punti di vista originali,
danno della realtà una lettura sempre aperta e piena di spunti di
riflessione non convenzionali.
Il registro che le calza a pennello è,
a mio avviso, il catalogo, oggetto narrativo interessante per essere
nel contempo 'cornice' e 'moltiplicatore' di elementi. Qui, I
numeri felici,
ne sono un ulteriore esempio, anche se una trama silenziosamente si
tesse all'interno dell'elenco dei numeri importanti per Tina.
L'indubitato talento di Susanna Mattiangeli nel saper raccontare il
modo di pensare di una giovane mente credo abbia molto a che fare con
l'insopprimibile bisogno dei più piccoli di 'ordinare' (di
catalogare) la realtà. E allora ben venga il catalogo delle parti
che costituiscono una maestra, il catalogo che racconta chi siano gli
altri, o ancora il catalogo affettuoso che una madre stila nel
descrivere ad altri gli elementi identitari della sua bambina Anna,
persa tra i mandarini del mercato.
Ma
qui c'è anche dell'altro.
Non
so dire se dipenda da un mio voler a tutti costi vedere oltre, ma mi
pare si possa cogliere in questo libro una sorta di carezza a
posteriori nei confronti della categoria dei padri: uno strambo corto
circuito di una bambina che con la sua voce dei dieci anni, da grande
si concede un gesto di affetto, forse un ultimo saluto o un attestato
di riconoscenza.
Davvero
non so dire cosa me lo faccia dire, ma non riesco a non vederla che
così. E non so dire neanche se, accanto alla bella idea di partenza
di raccontare una porzione di infanzia attraverso alcune cifre,
questa delicatezza nel saper dire molto più di quanto le parole
stesse possano fare siano i due elementi che hanno mandato avanti
questo piccolo libro tra i finalisti di molti ambiti premi.
Ma
mi piace pensarlo.
Carla
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