lunedì 16 aprile 2018

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


I FIORI DELLA PICCOLA MURGIA

I fiori della piccola Ida, Hans Christian Andersen, Daniela Iride Murgia
Edizioni corsare 2018


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

"'Quando tutti dormono e fuori è buio, i fiori si svegliano e saltano allegramente dappertutto e ballano per un tempo che sembra eterno'. 'E può un bambino andare a questo ballo?' 'Certo!' replica lo studente. 'Tutti quei bambini che sono come piccole margherite e mughetti.' 'E dov'è che ballano i fiori?' chiede Ida."

La piccola Ida si interroga sul perché i fiori del suo mazzolino fino a ieri avevano le corolle alzate e ora invece hanno i petali avvizziti. 


Seduto sul divano, lo studente, al quale la bambina vuole molto bene perché ritaglia per lei figurine meravigliose di carta, le racconta che i fiori ballano nel castello estivo del re e della regina: sul trono si dispongono le rose e nella grande sala al loro cospetto ci sono violette, giacinti e crochi, tulipani e gigli gialli. E tutti ballano.
Ballano tutta la notte, continua il racconto, e Ida se lo vorrà, potrà vederli dalle grandi vetrate. Nonostante il Cancelliere, amico di famiglia, sostenga che ciò che lo studente ha appena raccontato siano tutte sciocchezze, la piccola Ida ha creduto a ogni parola. E se davvero i fiori il giorno seguente sono stanchi per aver danzato tanto a lungo, sarà gentile - pensa la bambina - dar loro un confortevole lettino: quello della sua bambola Sofie che viene momentaneamente relegata in un cassetto.
Arriva la notte e Ida va a letto, ma nel silenzio sente suonare una musica e di soppiatto, al buio, apre una porta e davanti agli occhi assiste a una grande meraviglia. Nel salotto di casa sua, a danzare non ci sono solo i suoi fiori, ma anche quelli del castello reale, appena arrivati: violacciocche garofani, campanule, bucaneve e pratoline. Con loro danzano anche la bambola Sofie, il pupazzo di cera e l'omino brucia incenso.
Tuttavia, alla luce del giorno seguente, a Ida non resta che constatare che i suoi fiori sono definitivamente appassiti. E' giusto che sia così e alla piccola non rimane che dare loro regale sepoltura con anche l'onore delle armi. Lei sa, in cuor suo, che a primavera tutti loro ricresceranno più belli che mai.


Tra le prime cinque fiabe che Andersen vede pubblicate nel 1835, c'è I fiori della piccola Ida. La fiaba, con tutta evidenza non si lega alla tradizione popolare danese, ma è piuttosto il frutto della sua invenzione, o per meglio dire, trova l'ispirazione di partenza da un episodio realmente accaduto al giovane Andersen.
A contribuire alla definizione di un contesto tutto ottocentesco, a lui contemporaneo, compaiono lo studente, quel barbogio del Cancelliere, e i moltissimi oggetti citati, che erano arredo consueto della maggior parte delle case signorili. Ancora di più circoscrive l'ambito quell'allusione all'arte del ritaglio della carta di cui Andersen in prima persona era maestro. Di lui si racconta girasse sempre con un paio di forbici in tasca, con grave rischio di incolumità per i suoi vestiti e per le sue natiche e ancora oggi più di mille dei suoi magnifici ritagli sono conservati nel museo di Odense.


I fiori della piccola Ida, in questa bella traduzione libera di Daniela Iride Murgia, appartiene a uno dei filoni più fecondi e originali della grande produzione di Andersen: quello che racconta la poesia degli oggetti. Le anime, le vite silenziose e nascoste dell'ago da rammendo, del soldatino di stagno, della trottola e della vecchia palla di cuoio. Un mondo quotidiano, fatto di giocattoli, utensili, oggetti comuni che si animano: parlano, soffrono, vivono una loro esistenza che sfugge agli occhi dei più. Andersen, in questo caso rappresentato da uno studente, e con lui i bambini, in questo caso rappresentati dalla piccola Ida, immaginano che tutto ciò che 'abita' il mondo possa (e debba) vivere di vita propria: da una monetina a un pisello che, chiusi in una tasca o in un baccello, si sentono soffocare, ai fiori che ogni sera amano sfiorire ballando.
Devo dirlo, è il mio Andersen preferito questo, il più moderno, il più interessante, il più fecondo e originale. E anche il più libero.
La stessa fecondità, originalità e libertà che si leggono nella fiaba hanno un preciso riscontro nell'illustrazione. 


In un solco ben preciso che rende i libri della Murgia stranianti e per questo riconoscibili a grande distanza, non si può non notare che qui la cifra si arricchisce di un qualcosa che ha il tono dell'omaggio, del debito di riconoscenza. Su un tessuto 'lussureggiante' non necessariamente nordico con agavi, cactus e palmizi che spuntano ovunque il primo omaggio è al tema della fiaba: un albo di botanica.


Ma non basta: a questo si aggiunge quello diretto all'arte del ritaglio di Andersen, ma anche quello alla terra di Danimarca, dalle bandierine alle torri poligonali e alle guglie del castello di Kronborg. E, ancora, alle Fiandre. E più in dettaglio alla pittura fiamminga di botanica di matrice marreliana, in quel tulipano solitario, il semper Augustus, come pure nelle conchiglie e nei molti insetti che punteggiano le pagine, ma anche nelle tipiche facciate a gradoni di Bruges.


C'è anche molto altro, va da sé.


Daniela Iride Murgia complica, allude, mischia, confonde, nasconde e mette in luce cose sempre diverse con linguaggi espressivi altrettanto diversi. Dall'incisione ai pastelli, dalle silhouette ai tessuti e ai parati. Passa dalle complesse architetture di un bovindo all'incisione di facciate di palazzi medievali o rinascimentali, dalla luce radente che filtra da un vetro al giallo puro sull'intera pagina (che torna quando meno te lo aspetti), dal profilo di una carta tagliata, a una porta che allude al coperchio di uno scrigno.
E mentre fa tutto questo, lo sguardo -inconsapevole di un bambino- si nutre e, facendolo, si abitua alla complessità e al bello.



Carla

Noterella al margine. Detto tutto questo, potrebbero assumere senso anche i risguardi dove si legge in trasparenza, come su ogni pagina di quaderno di computisteria, una colonna per Avere e una colonna per Dare.

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