CAPPA E SPADA CON STREGONERIA
Il nuovo romanzo di Frances Hardinge,
talentuosa scrittrice inglese, ‘La voce delle ombre’, è appena
arrivato in libreria, a un solo anno di distanza dalla pubblicazione
con Macmillan.
E’ un romanzo impegnativo, con grandi
ambizioni, che coniuga, non sempre felicemente, il romanzo storico
con il fantasy, o meglio con la ghost story.
L’ambientazione storica, che secondo
me esprime la parte migliore del romanzo, riguarda l’Inghilterra
delle guerre di religione, sotto lo sfortunato sovrano Carlo I
Stuart, in lotta sia con il Parlamento, che ne respinge le istanze
assolutistiche, che con i Puritani, che disprezzano l’eccessiva
vicinanza al cattolicesimo.
Quindi, battaglie campali, scorribande,
spie e cospiratori e tutto il portato di violenze che qualsiasi
guerra comporta.
Su questo sfondo, già di per sé
complesso, si innesta la vicenda di Makepeace, figlia illegittima del
casato dei Fellmotte, che oltre a essere nobili hanno l’oscuro
potere di ospitare dentro di sé gli spiriti degli avi.
Per difenderla da questo destino, la
madre fugge con lei e la cresce cercando di insegnarle, a ragion
veduta, tutte le difese possibili contro gli spiriti, facendole
passare, tra l’altro, molte notti dentro un cimitero. Ma nei
tumulti che oramai crescono in ogni luogo, la madre muore e, quasi
nello stesso momento, Makepeace viene ‘infestata’ dallo spirito
rabbioso di un orso. Comincia la sua fuga, che la porta però proprio
nel castello di Grizehayes, il regno dei Felmotte.
Qui viene accolta come serva e in
qualche modo protetta, in quanto ricettacolo potenziale degli avi, al
momento della morte di qualcuno di loro. E’ la stessa sorte del
fratellastro James, che diventa il paggio del giovane rampollo
Sysmond.
Quest’ultimo tradirà, portando con
sé un protocollo reale in cui di fatto il Re autorizza i Fellmotte a
praticare la stregoneria. Per riavere questa carta più che
compromettente, i Fellmotte ingaggiano una loro guerra personale
fatta di spada e di spie.
In tutto questo, Makepeace cerca la sua
personale via di salvezza che la porti lontano dalle grinfie dei
famelici anziani e che le consenta di liberare James, che nel
frattempo è stato infestato.
Mentre infuria la guerra fra il
Parlamento e il Re, la protagonista cambia continuamente strategie e
alleati, mentre nel suo corpo albergano altri spiriti, oltre al
provvidenziale orso.
Non voglio dilungarmi oltre sugli
sviluppi di una trama complessa, piena di colpi di scena e
cambiamenti di fronte, in cui diventa impossibile separare l’aspetto
storico e quello fantastico.
Lo stile della Hardinge è sicuramente
interessante, avvincente, riesce a rendere appassionante un materiale
storico a noi estraneo, letto a mala pena sui libri di storia.
Interessanti anche i personaggi, descritti a tutto tondo, spiriti
compresi. L’aspetto forse più rilevante è quello dell’aver
voluto descrivere la fine di un mondo, quello della stregoneria e di
chi la combatteva a suon di torture e impiccagioni, attraverso un
romanzo che parla d’altro, un romanzo d’avventura con una
fortissima e non sempre equilibrata componente fantastica.
Sicuramente, l’invenzione del
‘condominio’ di spiriti nella testa di Makepeace e degli altri
personaggi che funzionano da ospiti, anche se non originalissima, ho parlato da poco di un romanzo che parla di possessioni malefiche, colpisce la fantasia del giovane lettore e lettrice, ma devo dire
che a volte diventa troppo implausibile, tanto da diventare quasi
grottesca. A tratti viene da chiedersi perché l’autrice scelga
questa chiave, il soprannaturale, il magico, per scrivere in sostanza
romanzi di avventura a sfondo storico. Non so se corrisponda a una
sua sensibilità sull’argomento o se risponda alla necessità di
avvicinare con più facilità il pubblico dei lettori e lettrici più
giovani.
Forse, la questione sta nel come questi
elementi siano combinati e armonizzati nella narrazione, che non
sempre riesce a mantenersi su un piano di relativa plausibilità.
Resta comunque un buon romanzo, scritto
con una dovizia di particolari storici e con una grande attenzione al
linguaggio, mai pedante, mai banale. Richiede lettori allenati alle
molte pagine di descrizioni, prontamente bilanciate da inseguimenti,
lotte, magie. Lo consigliere a lettrici e lettori dai tredici anni,
proprio per la complessa costruzione del testo.
Eleonora
“La voce delle ombre”, F. Hardinge (trad. G. Iacobaci),
Mondadori 2018
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