FANTASMI IN GIARDINO
Ancora una volta il terzetto di amici,
Simona Billie e Aladdin, creato dalla svedese Kristina Ohlsson, è
alle prese con le oscure presenze legate, questa volta, alla grande
casa della nonna di Simona.
E’ lei, infatti, la protagonista del
nuovo romanzo, intitolato impropriamente ‘Gli angeli di pietra’,
pubblicato in queste settimane da Salani.
Titolo improprio perché le statue che
campeggiano nel giardino della casa della nonna, che un tempo era un
albergo, non sono affatto angeli, ma rappresentano una famiglia;
fatto sta che queste grandi statue nottetempo cambiano posizione,
mentre in una delle stanze, chiamata Camera dei Sospiri si sentono
strani rumori.
Ad aggiungere mistero a mistero c’è
un mangianastri, una cosa antica insomma, che la nonna regala a
Simona insieme a dei nastri,su cui sono incise voci misteriose.
Ce n’è abbastanza per avere un po’
di paura e così Simona chiama in soccorso i suoi amici, protagonisti
delle storie precedenti della Ohlsson.
A questa situazione complicata si
aggiunge la malattia della nonna, che si aggrava sempre di più,
addolorando profondamente la giovane protagonista.
Ovviamente le indagini proseguono e il
terzetto di amici incontra diversi personaggi, il cui legame con la
vecchia casa sul momento appare sospetto.
Simona e amici trovano in
un’intercapedine della stanza misteriosa un fascio di lettere e un
medaglione, che raccontano di una lontana storia d’amore.
Alla fine tutti gli indizi, che
l’autrice sapientemente distribuisce lungo il racconto, vanno al
loro posto e il soprannaturale cede il passo a una complicata storia
di famiglia, che viene chiarita poco prima che la nonna muoia.
Lasciando però, com’è costume dell’autrice, un margine di
dubbio sul fatto che la verità sia tutta lì.
Come i precedenti, anche questo
romanzo, dalla narrazione veloce e scorrevole, è costruito con
grande attenzione e riesce a sostenere il clima misterioso della
ghost story fino alla fine, risolvendo poi il nodo narrativo
smontando pezzo per pezzo gli elementi di mistero per tradurli tutti,
o quasi, in termini realistici. Questo è esattamente lo stile
narrativo dell’autrice svedese, che riscuote un grandissimo
successo in patria.
Qui si evidenziano i principali punti
di forza e di debolezza di una produzione seriale di qualità,
incentrata su una efficace costruzione narrativa, senza sbavature o
incoerenze e da uno stile fresco e semplice, che rende la lettura
adatta anche a lettrici e lettori, dai dodici anni in poi, un po’
pigri. La debolezza sta nella prevedibilità di uno schema che si
ripete in ogni romanzo, con una situazione misteriosa i cui elementi
vengono smontati man mano per trovarne una soluzione razionale. Sono
molti gli autori che attingono al soprannaturale come parte
integrante della narrazione, da Almond alla Hardinge, per citarne
solo alcuni, ma nel caso della Ohlsson c’è una voluta aderenza al
modello delle storie di fantasmi, con le ‘oscure presenze’
annunciate da strani fenomeni, oggetti che si spostano, voci,
apparizioni, per poi ribaltare il discorso in termini quasi del tutto
razionali. Non c’è traccia di spiritualismo, non c’è traccia di
narrazione ‘fantasy’, al contrario c’è una attualizzazione di
una tipologia di racconto, per esempio molto presente nella
letteratura inglese, che utilizza largamente atmosfere inquietanti,
indizi ambigui, suggestioni soggettive. La cifra di questo tipo di
racconto è l’inquietudine di fronte a qualcosa di sfuggente, di
vago, che spesso confonde i confini fra realtà e immaginazione; non
c’è traccia di horror, che pure può essere ed è spesso
un’interpretazione delle storie di fantasmi, ma un’insinuante
sensazione di paura.
Una buona lettura, dunque, per chi non
si spaventa facilmente.
Eleonora
“Gli Angeli di Pietra”, K. Ohlsson,
Salani 2019
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