LA DANZA DELLE RANE
E’ il titolo, calzante, di un libro,
scritto a due mani da Guido Quarzo e Anna Vivarelli, dedicato a
Lazzaro Spallanzani. Ma non è, come si potrebbe immaginare,
l’ennesima biografia, simile alle tante che sono uscite negli
ultimi mesi, a riempire gli scaffali delle librerie. E’ il
racconto, del tutto di fantasia, ovviamente, di un giovane aiutante
dell’abate Spallanzani, un gesuita di larghe vedute, dedito alla
ricerca scientifica.
Antonio, questo è il nome del giovane
protagonista, è un ragazzino, figlio del mugnaio del paese di
Scandiano e all’inizio dell’estate incontra per caso Spallanzani,
impegnato nella cattura di rane e raganelle. Lo scienziato passa
l’estate in campagna, dedicandosi alla ricerca sul campo. Il
ragazzino viene assunto come aiutante, sapendo leggere e scrivere:
dovrà compilare i cartellini da applicare alla collezione di reperti
naturalistici del grande scienziato. Lavorando nella sua casa, ad
Antonio è data la possibilità di conoscere l’oggetto delle
ricerche di Spallanzani: con esperimenti proprio sulle rane l’abate
vuole dimostrare che non esiste la ‘generazione spontanea’,
ovvero a produrre i girini sono le uova di rana, opportunamente
fecondate, e non la fanghiglia dei fiumi e degli stagni.
Ma questo non è l’unico argomento di
suo interesse: è anche un appassionato collezionista di fossili e la
sua vasta collezione è ancora visibile nei musei civici di Reggio
Emilia.
Proprio intorno ai fossili gira il
fulcro della narrazione: il parroco del paese vede negli studi di
Spallanzani un vero attentato alla fede e alla dottrina della Chiesa
e cerca di sottrarli, tentativo sventato dal nostro Antonio.
Se la trama è questa, lineare e di
immediata chiarezza, sono di grande interesse le tematiche che,
attraverso dialoghi veloci, vengono sottoposte alle lettrici e ai
lettori. Spallanzani è un fulgido esempio di quel Secolo dei Lumi
cui la nostra cultura deve moltissimo; il superamento delle credenze,
il richiamo a quello che noi chiamiamo ‘metodo scientifico’, il
rifiuto delle superstizioni sono una pietra miliare, da cui non
bisognerebbe mai allontanarsi. Ma in questa storia non c’è solo il
richiamo al clima culturale del Settecento; c’è, attraverso la
vicenda dei fossili, la rappresentazione dello scontro fra la visione
laica del mondo e quella religiosa, intesa come l’insieme
dottrinale considerato valido in quel momento.
Dar credito agli studi sui fossili
voleva dire non credere più alla Bibbia, alla datazione del mondo,
alla creazione degli esseri viventi che sono così come Dio li ha
creati.
Questione talmente grande e importante
che ha pervaso il rapporto fra scienza e fede fino, si può dire, ai
giorni nostri e dando vita a polemiche, come quella sul darwinismo,
tutt’altro che sopite.
Trovo davvero intelligente la modalità
di esposizione scelta dagli autori e dal loro illuminato editore,
Editoriale Scienza: nulla di pedante, didascalico, noioso. La
narrazione è vivace, scorrevole, capace di incuriosire anche il
lettore più disattento. Questo approccio, già sperimentato per
esempio nella collana Rivoluzioni dell’editore Istos, che unisce
efficacemente divulgazione e narrazione, è capace di raccontare temi
complessi con grande semplicità, lanciando semi di conoscenza da
coltivare insieme a giovani lettrici e lettori a partire dai dieci
anni.
Eleonora
“La danza delle rane”, G. Quarzo e
A. Vivarelli, Editoriale Scienza 2019
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