A CACCIA DI PAURE
E’ uno schema frequente, nei film o
nelle fiction a sfondo horror, quello per cui in un gioco si insinua
la paura e, in qualche caso, la morte.
Con questo schema, e con un riuscito
colpo di scena finale, gioca l’autrice olandese Maren Stoffels, in
un romanzo breve pubblicato da Pelledoca, l’editore che con maggior
coraggio esplora le frontiere delle storie di paura.
‘Il gioco della paura’ fa
riferimento alle cosiddette Fright Night, notti in cui un drappello
di attori camuffati in modo orribile spaventano in tutti i modi
possibili i giocatori, che pagano per farsi spaventare, all’interno
di messe in scena particolari.
Nel nostro caso, due gruppi di
giocatori si ritrovano su un percorso che qualcuno ha alterato di
proposito, portandoli esattamente dove un clown dai denti acuminati e
uno zombie li attendono.
E’ una semplice storia horror, che
tiene incollato il lettore o la lettrice? No, come si capisce subito
ci sono molti umanissimi misteri, molte cose non dette nelle vite
dei diversi personaggi, tutti ragazzi e ragazze giovanissimi.
La narrazione procede proponendo in
soggettiva il punto di vista di ciascun personaggio, come se una
camera da presa girasse loro intorno: c’è Dylan, un ragazzo con
un passato traumatico che vive a casa dell’amico Quin; Sofia, di
cui Dylan è innamorato, ma cui ha mentito su aspetti molto
importanti della sua vita. A loro si aggiungono Martijn e la sua
amica Neele. E’ proprio per seguire lei che la coppia ‘omicida’,
cioè i due figuranti che dovevano spaventare i giocatori, cambia le
regole del gioco e rapisce il gruppo, chiudendolo in un bunker.
Non si può dire di più della trama,
senza svelarne il colpo di scena finale. Quello che è interessante è
la capacità dell’autrice nel cambiare velocemente registro man
mano che si sviluppa la trama: da classica situazione horror, in cui
si possono immaginare pazzi sanguinari in azione, si vira verso il
dramma psicologico, legato alle vicende del personaggio principale
Dylan. La parte finale è la rivelazione di verità nascoste, che
fanno pensare che a far paura è spesso l’apparente normalità di
situazioni familiari malate.
In particolare, l’autrice mette in
scena un dramma in cui è la famiglia, con la sua facciata per bene a
nascondere malattie e nefandezze, il luogo principe del dramma, con
personaggi che affondano nelle loro nevrosi. Con padri per lo più
assenti, sono le madri, in questo caso, a svolgere il ruolo di
protagoniste, in negativo.
‘Il gioco della paura’ è un
romanzo interessante, scritto con abilità e, direi, mestiere, con
tutti gli ingredienti dell’horror, ma spiazzerà senz’altro quei
lettori e quelle lettrici a caccia di emozioni forti. In realtà
troveranno materia di riflessione sulla natura dei rapporti
familiari, e non è poco.
Come si può immaginare, è una lettura
per ragazze e ragazzi maturi, a partire dai tredici anni.
Eleonora
“Il gioco della paura”, M.
Stoffels, trad.A. Patrucco Becchi, Pelledoca 2019
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