L'ANTIDOTO
Come un'ombra, Mal
Peet, Emma Shoard (trad. Sante Bandirali)
Uovonero 2020
ILLUSTRATI PER GRANDI
(dai 12 anni)
"Conny dorme in
una cesta con un rivestimento trapuntato sotto il letto di Sandie.
Presto, e casualmente, gli capita di scoprire perché. Quando il
terribile cane nero fa la sua discesa dall'orizzonte dei sogni di
Sandie. Quando le geme e si contorce, Conny esce da sotto il letto
con un avvertimento che gli risuona e si ingrossa in un latrato. Due
bastano a fare il loro dovere. Sandie scivola fuori dall'incubo e si
china verso Conny, accarezzandogli assonnata il soffice spazio tra le
orecchie. 'Bravo, bravo. Va tutto bene. Va tutto bene adesso'."
Conny
è l'antidoto.
Uno
spaniel incrociato con qualcosa d'altro che la neuropsichiatra Aziza
consiglia alla madre di Sandie di prendere in casa per annullare gli
effetti devastanti di un incubo ricorrente che la bambina ha spesso
di notte. Un cane nero che, nella notte, la spinge verso uno
strapiombo dove lei ha il terrore di precipitare. In lontanza,
nell'incubo, Sandie vede solo dei bagliori gialli, rossi che paiono
vermi. Il cane nero che incede inesorabile verso di lei, il buio
della notte e il vuoto alle sue spalle sono ormai un'abitudine del
suo sonno che si interrompe sempre con un urlo. Sandie ha una sola
arma per combattere: non dormire, ma questo la porta inesorabilmente
verso lo studio di Aziza.
Avere
un cane vero accanto, cancella lentamente gli incubi notturni e
Sandie cresce con Conny al suo fianco fino al giorno in cui, già
grande, va per la sua strada che la porta lontano. Quando Conny, già
vecchio, morirà per Sandie non sarà solo dolore, ma anche il
riaccendersi delle sue paure notturne.
Non
c'è più Aziza, o il lettone della madre ad accoglierla.
Fino
alla notte in cui, di pattuglia con il suo collega, la neo poliziotta
Sandie affronta in prima persona, e forse per la prima volta, la
paura.
Non ha solo un'arma per difendersi, ma anche un bel po' di
coraggio, lassù in cima a quel palazzo, nel buio della notte, con un
cane nero che arriva e con i bagliori dei fari, gialli, rossi, che
paiono vermi...
Ancora
Mal Peet, ancora Emma Shoard, ancora una volta insieme per un libro
illustrato concepito per i più grandi. Ancora una storia potente,
notturna che parte da un incubo ricorrente che una ragazzina di dieci
anni confessa a sua madre.
Il percorso che fanno insieme, madre e
figlia, per uscirne, una strada tutta al femminile, le porta ad Aziza
un medico sensibile e capace, che propone un antidoto al terrore: e
così arriva un cane dalle grandi orecchie, da qui il nome Conny che
tanto somiglia alla parola coniglio, che riempie le giornate di
questa ragazzina e le rende le notti sempre più serene. La soluzione
sarebbe a un passo, ma sarebbe troppo esile per lo standard a cui ci
ha abituato Mal Peet. Così tutto decolla nuovamente, con Sandie
ormai adulta che apprende della morte di Conny dalla voce della
madre, una sera al telefono. Ma la direzione presa dal racconto è
del tutto diversa, inaspettata per il lettore e apparentemente
divergente dalla questione di partenza. Da racconto dark, con
pennellate forti che virano verso l'onirico, si trasforma in un
racconto di azione, uno squarcio fortemente cinematografico che
racconta una notte complicata di giovani poliziotti di pattuglia.
Eppure
tutto torna a collimare alla perfezione: una seconda storia che si
incastona nella prima e ne rappresenta in qualche modo il senso
ultimo.
Ancora
un buon libro che nasce con l'intento di tenere incollati i propri
lettori, anche i più recalcitranti, con due sistemi sicuri: un plot
robusto e una llustrazione che non lasci dubbi sul fatto che è
concepita per 'grandi'.
In
questo senso i due, Peet e Shoard, non si intimoriscono a rivolgersi
a un pubblico 'difficile', esigente oppure distaccato rispetto al
libro, per di più, illustrato. La scrittura è scabra, tagliente e
diretta. Così come è autentica è la costruzione del contesto,
dello sfondo.
Diventano
vera e propria visione le prime pagine in corsivo, dedicate a una
sorta di 'soggettiva' dell'incubo ricorrente. Noi tutti tiriamo un
sospiro di sollievo nel momento in cui capiamo di essere in un
sogno, seppure drammatico. E lo sono altrettanto le pagine
conclusive, che di nuovo raccontano come se fossero espressione dello
sguardo di una telecamera che sta riprendendo l'azione.
Un
cronista attento, che sa che per far bene il proprio mestiere è
saggio mantenere la 'giusta' distanza. I suoi lettori, ormai
cresciuti, non vogliono farsi prendere per mano e farsi condurre;
preferiscono guardare con i propri occhi e camminare con le proprie
gambe.
Di
questo modo di raccontare Mal Peet ha tratto la sua forza e il suo
successo editoriale. Accanto non potrebbe aver avuto compagna
migliore, la Shoard, solo un po' meno felice e coinvolta nel segno,
di come l'abbiamo vista in Il nostro albero, ma
sempre all'altezza. Che è sempre vertiginosa.
Carla
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