COMUNQUE, CI SONO
Le violette, che giù
hanno la e chiusa mentre su hanno quella e aperta, crescono dove
hanno modo di farlo.
E si chiamano anche
mammole... che sia su che giù, si dice uguale.
Potete trovarle brade o
a ciuffi nei giardini, oppure - come sono quelle che incontro io
tornando a casa, crescono, fitte fitte, in un triangolino strappato
all'asfalto proprio a sinistra del mio portone. Sono lì, ordinate,
non sconfinano mai oltre la recinzione dell'aiuola. Un po' come se
avessero un forte senso della disciplina, ma anche proprio un gran
piacere di stare assieme.
Fioriscono quando si
sentono pronte. Bum, tutte insieme: viola.
E poi più nulla, solo
una distesa di foglie belle verdi, con sempre qualcuna nascosta che si
attarda.
E tu che le conosci sai
che è solo una questione di tempo. Aspettare in silenzio, ogni tanto
una sbirciatina, ma con lo sguardo tranquillo perché loro, comunque,
ci sono. Le violette sono una sicurezza.
Valentina Pellizzoni ha
scritto di violette: del loro colore viola e delle loro abitudini e
delle loro abilità di muoversi lungo le gallerie delle talpe. Ne ha
scritto perché le stanno molto simpatiche e ne sa un sacco su di
loro (secondo me, sa anche parecchio delle talpe e di qualche toporagno). Anche Valentina,
infatti, sa che a loro piace stare in gruppo, e che quando se ne
trova una lontana dalle altre dipende dal fatto che ha giocato a
soglioletta e ha perso. Soglioletta, con la e larga larga, è un
gioco che sembra nascondino, ma a rovescio. A nascondersi è una e
tutte le altre la cercano per poi nascondersi con lei. Valentina dice
che è una roba da violette e da bambini. Anche di bambini Valentina
ne sa tanto.
Tutto, o quasi tutto,
quello che sa delle violette, lo ha scritto su delle pagine di carta e poi è
arrivata Silvia Molteni e ha fatto le figure intorno. A vedere come
le ha disegnate, mi pare che anche a Silvia siano simpatiche le
violette. A dire il vero a lei piacciono tanto anche i boschi, i
prati, gli alberi, i fiori, le foglie, e anche le radici. E tutti
quei piccoli animali che gironzolano là intorno. Infatti nelle
figure ci ha messo anche due talpe, una libellula, una farfalla, una
lumaca e un'ape. E un gatto nero dal pelo lungo, che chiameremo
Nino.
Il libro è piccolo e
sottile - sta comodo in una tasca - e non c'era spazio per altri
animali e poi, comunque, questa è la storia delle violette.
Valentina Pellizzoni
scrive spesso cose carine. E di solito è un piacere leggere i suoi
racconti, che sono pezzetti di vita. Pezzi della sua e di coloro che ha o ha avuto intorno. E di solito, dopo il fatto seguono
un po' di righe di ragionamento o anche solo una parola che chiude e
mette lì il suo pensiero.
Le cose che mi
piacciono di queste sue piccole storie, le stesse che riconosco nel
Viola delle violette,
sono due. Da una parte la voce che le racconta. Un po' come se
uscissero sotto forma di suono prima che si segno, nel loro primo
concepimento e stesura e, solo dopo, si adattassero a diventare
testo. Mantengono quel po' di indisciplina lessicale e grammaticale
che ci concediamo nel parlare, che rende il racconto scritto prima di
tutto un racconto: qualcosa che se vuole essere, deve passare per il
suono e l'oralità.
Il titolo stesso è una
bandiera di questo. Suona, prima di tutto.
La seconda cosa viene
anch'essa dal profondo. Ed ha a che fare con gli occhi, con lo
sguardo. Valentina, forse grazie agli occhiali che porta, vede
benissimo. Vede cose anche piccolissime e cose invisibili a chi è
distratto. E da questo suo sguardo si fa incidere, segnare il
pensiero e anche un po' l'anima. È brava Valentina ad aver cura,
sempre, dei dettagli, e a 'ricamarli', metterli insieme in un quadro
che non ti può lasciare indifferente. In altre parole, Valentina è
capace di guardarsi intorno e di vedere ciò che c'è anche tutto
l'altro che ci potrebbe essere. E dovunque tu ti trovi (e credo che
tutti coloro che hanno fatto sì che questo libro da tasca esistesse
concordino con me), hai la sensazione che lei ti stia prendendo per
mano per fartelo vedere anche a te.
Un po' come le violette
che Silvia mette sulle scale e che suggeriscono un percorso a quelle due gambe che si affacciano.
Devo essere sincera che
a me non importa la distanza che ci tiene lontane, lei su io giù,
perché dentro lo so che persone così, come la Vale, comunque, ci
sono. Un po' come le violette e, come le violette, belle.
E va bene così.
Carla
Il viola delle violette, Valentina Pellizzoni, Silvia Molteni,
Garage edizioni 2021
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