domenica 11 aprile 2021

ECCEZION FATTA!

COMUNQUE, CI SONO


Le violette, che giù hanno la e chiusa mentre su hanno quella e aperta, crescono dove hanno modo di farlo.
E si chiamano anche mammole... che sia su che giù, si dice uguale.
Potete trovarle brade o a ciuffi nei giardini, oppure - come sono quelle che incontro io tornando a casa, crescono, fitte fitte, in un triangolino strappato all'asfalto proprio a sinistra del mio portone. Sono lì, ordinate, non sconfinano mai oltre la recinzione dell'aiuola. Un po' come se avessero un forte senso della disciplina, ma anche proprio un gran piacere di stare assieme.
Fioriscono quando si sentono pronte. Bum, tutte insieme: viola.
E poi più nulla, solo una distesa di foglie belle verdi, con sempre qualcuna nascosta che si attarda.
E tu che le conosci sai che è solo una questione di tempo. Aspettare in silenzio, ogni tanto una sbirciatina, ma con lo sguardo tranquillo perché loro, comunque, ci sono. Le violette sono una sicurezza.


Valentina Pellizzoni ha scritto di violette: del loro colore viola e delle loro abitudini e delle loro abilità di muoversi lungo le gallerie delle talpe. Ne ha scritto perché le stanno molto simpatiche e ne sa un sacco su di loro (secondo me, sa anche parecchio delle talpe e di qualche toporagno). Anche Valentina, infatti, sa che a loro piace stare in gruppo, e che quando se ne trova una lontana dalle altre dipende dal fatto che ha giocato a soglioletta e ha perso. Soglioletta, con la e larga larga, è un gioco che sembra nascondino, ma a rovescio. A nascondersi è una e tutte le altre la cercano per poi nascondersi con lei. Valentina dice che è una roba da violette e da bambini. Anche di bambini Valentina ne sa tanto. 
 

 
Tutto, o quasi tutto, quello che sa delle violette, lo ha scritto su delle pagine di carta e poi è arrivata Silvia Molteni e ha fatto le figure intorno. A vedere come le ha disegnate, mi pare che anche a Silvia siano simpatiche le violette. A dire il vero a lei piacciono tanto anche i boschi, i prati, gli alberi, i fiori, le foglie, e anche le radici. E tutti quei piccoli animali che gironzolano là intorno. Infatti nelle figure ci ha messo anche due talpe, una libellula, una farfalla, una lumaca e un'ape. E un gatto nero dal pelo lungo, che chiameremo Nino.
 

Il libro è piccolo e sottile - sta comodo in una tasca - e non c'era spazio per altri animali e poi, comunque, questa è la storia delle violette.


Valentina Pellizzoni scrive spesso cose carine. E di solito è un piacere leggere i suoi racconti, che sono pezzetti di vita. Pezzi della sua e di coloro che ha o ha avuto intorno. E di solito, dopo il fatto seguono un po' di righe di ragionamento o anche solo una parola che chiude e mette lì il suo pensiero.
Le cose che mi piacciono di queste sue piccole storie, le stesse che riconosco nel Viola delle violette, sono due. Da una parte la voce che le racconta. Un po' come se uscissero sotto forma di suono prima che si segno, nel loro primo concepimento e stesura e, solo dopo, si adattassero a diventare testo. Mantengono quel po' di indisciplina lessicale e grammaticale che ci concediamo nel parlare, che rende il racconto scritto prima di tutto un racconto: qualcosa che se vuole essere, deve passare per il suono e l'oralità.
Il titolo stesso è una bandiera di questo. Suona, prima di tutto.
La seconda cosa viene anch'essa dal profondo. Ed ha a che fare con gli occhi, con lo sguardo. Valentina, forse grazie agli occhiali che porta, vede benissimo. Vede cose anche piccolissime e cose invisibili a chi è distratto. E da questo suo sguardo si fa incidere, segnare il pensiero e anche un po' l'anima. È brava Valentina ad aver cura, sempre, dei dettagli, e a 'ricamarli', metterli insieme in un quadro che non ti può lasciare indifferente. In altre parole, Valentina è capace di guardarsi intorno e di vedere ciò che c'è anche tutto l'altro che ci potrebbe essere. E dovunque tu ti trovi (e credo che tutti coloro che hanno fatto sì che questo libro da tasca esistesse concordino con me), hai la sensazione che lei ti stia prendendo per mano per fartelo vedere anche a te.
Un po' come le violette che Silvia mette sulle scale e che suggeriscono un percorso a quelle due gambe che si affacciano.
 

Devo essere sincera che a me non importa la distanza che ci tiene lontane, lei su io giù, perché dentro lo so che persone così, come la Vale, comunque, ci sono. Un po' come le violette e, come le violette, belle.
E va bene così.


Carla
 
Il viola delle violette, Valentina Pellizzoni, Silvia Molteni, 
Garage edizioni 2021

 

Nessun commento:

Posta un commento