UNA STORIA D’ESTATE
La storia che racconta Giuseppe Festa
in ‘I Lucci della via Lago’, pubblicato da poco da Salani, si
svolge tutta in trentatre giorni, all’inizio dell’estate del
1982.
Si svolge a Predore sul Lago d’Iseo,
dove il protagonista Mauri vive; ha appena superato gli esami di
terza media e si appresta ad affrontare l’ennesima spensierata
estate insieme al suo amico Brando e agli altri amici. Ma ci sono
momenti, passaggi di vita che scompigliano le carte della
consuetudine e impongono scelte difficili e prove da superare.
Fra i passatempi estivi del gruppo di
ragazzi e ragazze, denominato ‘I Lucci’, che si riunisce intorno
a Mauri c’è sicuramente la pesca: sono tutti ottimi nuotatori ed
esperti nelle diverse tecniche di pesca. Brando e Mauri da tempo
stanno dando la caccia a Pinna Mozza, un pesce persico gigantesco;
così per festeggiare l’inizio delle vacanze, decidono di
immergersi per tentare la sorte, cercando di catturarlo. Mauri si
immerge per primo e fallisce la prova e poi si immerge Brando. Ma
quest’ultimo non riemerge più. Vane le ricerche dei sommozzatori,
del corpo di Brando non c’è traccia.
Dopo il primo momento di dolore, la
vita nel piccolo borgo riprende lentamente la sua consueta
fisionomia. E’ anche l’anno dei Mondiali di calcio, Mauri è un
bravo giocatore e insieme agli altri si distrae davanti al
televisore.
I ragazzi e le ragazze della banda dei
Lucci ne combinano di tutti i colori, passano le giornate, ma anche
le notti, fra una scorribanda e l’altra. In paese cominciano a
comparire dei biglietti misteriosi, che sembrano scritti proprio da
Brando. Mauri si convince che sia ancora vivo, magari intrappolato da
qualche parte.
Le nuotate si alternano alle incursioni
nella chiesa sconsacrata, o nella villa di una nobildonna, mettendo a
rischio la propria incolumità; ma presto il caso metterà fine alle
indagini, alle speranze e alle illusioni che Mauri ha comunque
coltivato ben oltre il buonsenso.
Diventare grandi, abbandonando il mondo
della Gente Bassa, come magistralmente ci ha raccontato Wu Ming 4 in ‘Il Piccolo Regno’,
implica lasciare un universo parallelo, dotato di propri usi e
costumi, linguaggi, regole del gioco. Diventare grandi è accettare
la presa sulla realtà, accantonando sogni e pensiero magico.
E’ quello che fa Mauri, lasciandosi
tanto e tanti alle spalle per un concretissimo contratto con una
squadra di calcio.
Leggendo questo romanzo, pensato per i
ragazzi e le ragazze delle medie, mi è sembrato di cogliere
un’adesione inconsueta dell’autore a questa storia; ho sentito
forte il profumo della nostalgia, il guardarsi indietro per rivedere,
magari trasfigurata, la propria giovinezza. Questo credo sia il
maggiore punto di forza: la freschezza delle descrizioni d’ambiente,
i giochi, i luoghi, le abitudini scanzonate dei ragazzini liberi
dalla scuola. E quell’anno lì, quello del Mondiale vinto
dall’Italia di Bearzot, col Presidente Pertini sugli spalti, che in
tanti ancora ricordiamo.
Tutto questo sembra molto lontano e
credo che così lontano lo senta anche l’autore, con accenti che mi
sono sembrati molto personali.
Tutti noi, ormai più che maturi,
abbiamo lasciato alle spalle moltissime cose che oggi possiamo solo
guardare da lontano; ma questo senso di distacco lo provano anche
ragazze e ragazzi di oggi, tutte le volte che devono compiere una
scelta e lasciarsi alle spalle qualcosa o qualcuno, un tempo
importanti.
In ‘I lucci della via Lago’ c’è
tutto questo, ma c’è anche azione, avventura, mistero, descritti
con il consueto stile asciutto ed efficace che contraddistingue i
romanzi firmati da Festa.
Lettura consigliata a ragazze e
ragazzi, a partire dai dodici anni.
Eleonora
“I Lucci della via Lago”, G. Festa,
Salani 2021
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