PER VIVERE FELICI E CONTENTI
Le avventure del topino Despereaux,
Kate Di Camillo
(trad. Angela Ragusa)
Il Castoro, 2021
NARRATIVA PER MEDI (dagli 8 anni)
"Despereaux starnutì.
Neanche tentò di difendersi. E come
avrebbe potuto? tutto quello che gli zii avevano detto era la pura
verità. Era ridicolmente piccolo, le sue orecchie erano oscenamente
grandi. Era nato con gli occhi aperti. Ed era malaticcio. Tossiva e
starnutiva così spesso che doveva portarsi sempre dietro un
fazzoletto. Gli veniva la febbre. Sveniva a ogni rumore un po' troppo
forte. E, a peggiorare le cose, non mostrava il minimo interesse per
tutto quello che dovrebbe attirare un topo."
Il cibo non lo
attrae, ma spesso si ferma inclinando la testa di lato per ascoltare
un suono che definisce dolce come il miele... Vive nel castello dove
un giorno sua madre Antoinette, da Parigi, arrivò nella valigia di
un ambasciatore. Appena nato, unico sopravvissuto della nidiata,
tutti si accorgono che in lui c'era qualcosa di diverso. Tutti in famiglia, compresi i suoi
fratelli e la sorella, Champagne, Furlough e Merlot cercano di
metterlo sulla retta via, ma senza esito. Despereaux è un'altra
cosa: i libri non li rosicchia, li legge. Degli umani non ha paura,
anzi se ne innamora...
Questa è la sua
avventurosa e romantica storia che si intreccia con quella della
principessa Pri, con quella di Chiaroscuro, un ratto che vive nelle
segrete del castello e che invece di amare il buio predilige la luce,
e con quella di Braciola Oink, una ragazzina che nessuno vuole e che
- a furia di schiaffi - non sente quasi più dalle sue orecchie a
cavolfiore.
Kate Di Camillo è
uno di quei nomi che non andrebbe dimenticato. Al contrario, tenuto
sempre a mente qualora si vogliano consigliare letture non proprio elementari a giovani lettori o lettrici in erba.
Potente narratrice, di solito con lei non ci si annoia.
Una delle cose che
le riesce meglio di altre è quello di costruire piccole gallerie di
personaggi per poi farli agire e soprattutto interloquire tra loro in
modo da creare, quasi naturalmente, una profondità di luogo e tempo
in cui l'azione prenda corpo e diventi credibile, anche se spesso e
volentieri ha i contorni dell'assurdo.
Qui, per esempio, i
personaggi - dai topi alle regine, dalle sguattere ai carcerieri -
hanno tutti una loro precisa connotazione che li rende immediatamente
'visibili' e con questo 'credibili', anche se fanno o dicono cose che
non sono minimamente possibili. Nel loro modo di parlare, nei loro
atteggiamenti, nel loro aspetto diventano all'istante
tridimensionali, ovvero vivi, pur nella loro essere meravigliosi. Costruito
come un romanzo - diviso in quattro capitoli, tre dei quali dedicati
ai protagonisti e un quarto dove tutto converge verso il gran
finale - ma con il registro della fiaba, Le avventure del topolino
Despereaux ha il pregio di essere nello stesso momento pieno di
piccole perle di saggezza - un destino movimentato attende
chiunque non si adegui a ciò che gli altri si aspettano da lui -
e nel contempo di aspetti che appartengono alla magia, allo stupore:
il contesto di un castello da fiaba pieno di luce nei saloni
sfavillanti di ricchezza e di buio tetro nelle sue segrete
sotterranee, pieno di animali e persone che dialogano e si intendono
alla perfezione, di altissimi ideali cavallereschi e di bassissime
perfidie.
Su tutto questo si
profonde e infiltra, in ogni punto possibile, l'ironia, l'arguzia
di cui Kate di Camillo è generosa dispensatrice, soprattutto
attraverso le sue trovate linguistiche e i suoi dialoghi al fulmicotone.
Impossibile non
essere con il sorriso stampato nel momento in cui ci presenta la
puerpera francese alle prese con il suo ennesimo parto. Impossibile
non ridere con il campionario di nomi e soprannomi, felicemente
tradotti da Angela Ragusa, che qualificano i singoli personaggi: da
Roscuro a Ola, passando per Furlough, dai loro vezzi e tic lessicali.
Difficile dimenticare la scena madre della regina che muore di
crepacuore per un ratto che dal lampadario le finisce nella zuppa.
Oppure non sorridere nei goffi tentativi di un topetto di vestire i
panni di un cavaliere senza macchia e senza paura. O ancora,
trasecolare e nello stesso momento sorridere di fronte alla
cattiveria assoluta che hanno fatto di una contadinella sognatrice,
una sguattera sordastra.
Insomma un libro
che si legge, pagina dopo pagina, senza alcuna possibilità di
metterlo giù prima di arrivare all'apoteosi finale.
Carla
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