mercoledì 28 aprile 2021

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

PER VIVERE FELICI E CONTENTI
 
Le avventure del topino Despereaux, Kate Di Camillo
(trad. Angela Ragusa)
Il Castoro, 2021


NARRATIVA PER MEDI (dagli 8 anni)
 
"Despereaux starnutì.
Neanche tentò di difendersi. E come avrebbe potuto? tutto quello che gli zii avevano detto era la pura verità. Era ridicolmente piccolo, le sue orecchie erano oscenamente grandi. Era nato con gli occhi aperti. Ed era malaticcio. Tossiva e starnutiva così spesso che doveva portarsi sempre dietro un fazzoletto. Gli veniva la febbre. Sveniva a ogni rumore un po' troppo forte. E, a peggiorare le cose, non mostrava il minimo interesse per tutto quello che dovrebbe attirare un topo."


Il cibo non lo attrae, ma spesso si ferma inclinando la testa di lato per ascoltare un suono che definisce dolce come il miele... Vive nel castello dove un giorno sua madre Antoinette, da Parigi, arrivò nella valigia di un ambasciatore. Appena nato, unico sopravvissuto della nidiata, tutti si accorgono che in lui c'era qualcosa di diverso. Tutti in famiglia, compresi i suoi fratelli e la sorella, Champagne, Furlough e Merlot cercano di metterlo sulla retta via, ma senza esito. Despereaux è un'altra cosa: i libri non li rosicchia, li legge. Degli umani non ha paura, anzi se ne innamora...
Questa è la sua avventurosa e romantica storia che si intreccia con quella della principessa Pri, con quella di Chiaroscuro, un ratto che vive nelle segrete del castello e che invece di amare il buio predilige la luce, e con quella di Braciola Oink, una ragazzina che nessuno vuole e che - a furia di schiaffi - non sente quasi più dalle sue orecchie a cavolfiore.


Kate Di Camillo è uno di quei nomi che non andrebbe dimenticato. Al contrario, tenuto sempre a mente qualora si vogliano consigliare letture non proprio elementari a giovani lettori o lettrici in erba. 
Potente narratrice, di solito con lei non ci si annoia.
Una delle cose che le riesce meglio di altre è quello di costruire piccole gallerie di personaggi per poi farli agire e soprattutto interloquire tra loro in modo da creare, quasi naturalmente, una profondità di luogo e tempo in cui l'azione prenda corpo e diventi credibile, anche se spesso e volentieri ha i contorni dell'assurdo.
Qui, per esempio, i personaggi - dai topi alle regine, dalle sguattere ai carcerieri - hanno tutti una loro precisa connotazione che li rende immediatamente 'visibili' e con questo 'credibili', anche se fanno o dicono cose che non sono minimamente possibili. Nel loro modo di parlare, nei loro atteggiamenti, nel loro aspetto diventano all'istante tridimensionali, ovvero vivi, pur nella loro essere meravigliosi. Costruito come un romanzo - diviso in quattro capitoli, tre dei quali dedicati ai protagonisti e un quarto dove tutto converge verso il gran finale - ma con il registro della fiaba, Le avventure del topolino Despereaux ha il pregio di essere nello stesso momento pieno di piccole perle di saggezza - un destino movimentato attende chiunque non si adegui a ciò che gli altri si aspettano da lui - e nel contempo di aspetti che appartengono alla magia, allo stupore: il contesto di un castello da fiaba pieno di luce nei saloni sfavillanti di ricchezza e di buio tetro nelle sue segrete sotterranee, pieno di animali e persone che dialogano e si intendono alla perfezione, di altissimi ideali cavallereschi e di bassissime perfidie.
Su tutto questo si profonde e infiltra, in ogni punto possibile, l'ironia, l'arguzia di cui Kate di Camillo è generosa dispensatrice, soprattutto attraverso le sue trovate linguistiche e i suoi dialoghi al fulmicotone.
Impossibile non essere con il sorriso stampato nel momento in cui ci presenta la puerpera francese alle prese con il suo ennesimo parto. Impossibile non ridere con il campionario di nomi e soprannomi, felicemente tradotti da Angela Ragusa, che qualificano i singoli personaggi: da Roscuro a Ola, passando per Furlough, dai loro vezzi e tic lessicali. Difficile dimenticare la scena madre della regina che muore di crepacuore per un ratto che dal lampadario le finisce nella zuppa. Oppure non sorridere nei goffi tentativi di un topetto di vestire i panni di un cavaliere senza macchia e senza paura. O ancora, trasecolare e nello stesso momento sorridere di fronte alla cattiveria assoluta che hanno fatto di una contadinella sognatrice, una sguattera sordastra.
Insomma un libro che si legge, pagina dopo pagina, senza alcuna possibilità di metterlo giù prima di arrivare all'apoteosi finale.
 
Carla

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