mercoledì 1 dicembre 2021

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

E LA LUCE ERA ACCESA

Storia di un signore piccolo piccolo, Barbro Lindgren, Eva Eriksson 
(trad. Laura Cangemi) 
Iperborea 2021 



NARRATIVA ILLUSTRATA PER PICCOLI (dai 4 anni) 

"C'era una volta un signore piccolo piccolo. Era un signore molto solo. A nessuno importava di lui, anche se era buono. La gente pensava che fosse troppo piccolo. E che avesse un'aria troppo stupida. E anche un cappello troppo brutto. Per questo erano tutti antipatici con il signore piccolo piccolo." 

Per strada gli facevano lo sgambetto e i cani gli ringhiavano. 
Così lui passava le notti a piangere perché vedeva che nessuno gli voleva bene. Anche quando attaccò un cartello sull'albero davanti a casa in cui c'era scritto a lettere maiuscole PICCOLO SIGNORE SOLO CERCA AMICO non successe nulla, nonostante lui fosse rimasto tutto il tempo seduto sui gradini di casa ad aspettare. 
Ma la decima notte qualcosa cambiò: un cagnone arrivò e gli mise il muso freddo nella mano. 
Cominciarono a fare piccoli giochi assieme e poi il signore gli diede quattro biscotti.
Dopo averli mangiati, lo leccò dalla testa ai piedi, scodinzolò e se ne andò. 
Ma la notte dopo tornò e, biscotto dopo biscotto, muso nella mano dopo muso nella mano ogni sera arrivava dal signore che lo aspettava sui gradini. 
Fino al giorno in cui, il cane si presentò già la mattina; questa volta per restare. 
Fu una primavera felice per entrambi e poi arrivò l'estate, l'autunno e l'inverno e quei due erano davvero diventati grandi amici e le loro giornate passavano in bellezza, stando assieme. 
Fu la primavera a portare qualcosa di inaspettato: una bimbetta che, con il suo vestito a pois, saltellando si andò a sedere sui gradini della casa del signore piccolo piccolo e il cane spostò il suo muso freddo dalla mano di lui a quella di lei... 
Questa è la storia di loro tre. 

Ci sono libri che ti si incollano addosso e anche se li perdi di vista per tanto tempo quando ti ricompaiono davanti senti che in qualche modo continuano ad appartenerti, come succede con gli amici di vecchia data. 
La circostanza si è verificata, ironia della sorte, con ben due storie di Barbro Lindgren, Sagan om den lilla farbrorn e Titta Hamlet
Ma fortunatamente c'è Iperborea.
A parte quelle che sono le vicende editoriali personali, a parte la presenza di un cane con la coda curva all'insù, la storia del signore piccolo piccolo obiettivamente non ti permette di essere dimenticata o lasciata lì. 
Al contrario, per come è concepita, scritta e tradotta e illustrata, andrebbe letta e riletta a tutti i bambini che si incontrano. 
La cosa notevole che si percepisce è il tono della voce che racconta. Nella scelta delle parole e nel racconto così semplice c'è una tenerezza così profonda che ti prende alla gola e non ti lascia più. 


Già dalla terza riga della prima pagina a quel signore piccolo tutti noi gli vogliamo un gran bene. E siamo tutti lì a cercare un modo di alleviare il suo senso di solitudine, e vorremmo fargli capire che a noi di lui importa, eccome. 
A mettere il lettore in questa condizione contribuisce il ritratto che ne fa Eva Eriksson: un ometto con pochi capelli in testa, anzianotto, le guance tonde ma un po' scese, le spalle basse come lo sguardo sconsolato nel vedere che davanti alla sua cassetta delle lettere (che sarà vuota) ci sono tre cacche di cani che nessuno si è premurato di togliere. 
La sera, nel suo letto, alla luce calda della sua abat-jour, con la coperta piena di fazzolettini bagnati di lacrime, vorremmo essere lì a consolarlo. 
E lo stesso ci intenerisce vederlo seduto che aspetta, giorno e notte, sui pochi gradini di casa. Aspetta che qualcuno legga il cartello attaccato a un tronco di betulla, ma nessuno lo fa: "Nessuno voleva diventare suo amico. Facevano tutti finta di non vederlo, lì seduto sui gradini". 


A un cincino dalle lacrime, il nostro cuore è stretto. Quando arriva il secondo protagonista, anche lui solitario, un cane randagio, il cuore che si era strizzato, ricomincia ad aprirsi. 
Siamo tutti quel muso freddo che si appoggia sulla mano e sulla spalla (ma siamo anche l'omino e la sua mano...)
Cominciamo a sperare che quel cane non lo lasci, e quando succede speriamo che torni e quando torna speriamo che decida di restare. 
E tutto questo, pagina dopo pagina, ci viene concesso. Perché la storia proprio in quella direzione va. E i giochi di parole sul numero di biscotti e il numero di secondi che il cane impiega per mangiarli ci distendono ancora di più. 


Siamo ormai tranquilli che la solitudine di quell'omino è roba passata, perché il cane gli ha già rubato il letto e la cena e in cambio offre e riceve affetto sincero. 
Passa il tempo, quasi un anno di belle cose fatte insieme e noi lettori ci siamo riscaldati il cuore nel vederli sempre insieme, sotto le coperte o davanti al camino acceso. Siamo ormai tranquilli che tutto si sia aggiustato. Ci sentiamo così rassicurati che possiamo addirittura allontanarci da loro per lasciarli lì insieme dietro i vetri della finestra. 
Ma se così fosse avremmo letto un libro tenero, una carezza sulla testa, ma niente di più. 
Barbro Lindgren non scrive libri così. 
Pur con tutta la dolcezza del caso, le sue storie raccontano sfumature di una complessità ben diversa. E allora una solitudine che incontra un'altra solitudine e insieme le due solitudini diventano un'amicizia non le può bastare. 
La vita di relazione non è mai così facile. E la bambina con il vestito a pois ha il compito di complicare, ma anche di creare direzioni diverse che la storia può prendere.

 
Le dinamiche di una relazione tra due si risolvono con più facilità. Al contrario, essere in tre spesso implica che si rendano necessarie scelte di campo, e questo genera gelosia, insicurezza e, per paradosso, anche un bel po' di solitudine per uno dei tre. 
Così tornano le lacrime dell'omino che, nel suo girovagare per un bosco buio, sono come perle sul muschio (!). Torna la malinconia e, in noi, di nuovo la compassione. Come lui, perdiamo di vista il cane e la bambina e gli andiamo dietro nei suoi pensieri foschi... 
Ma forse dall'altra parte delle pagine nere, così come nella vita vera, le cose si rivelano più luminose... Barbro Lindgren ed Eva Eriksson ci raccontano che anche nella notte più buia, ci può essere la luce di un lampione o di una lampadina accesa.
Una delle cose che le buone storie sanno fare è quella di condurre il lettore dove vogliono loro, verso un 'altrove' in cui lui possa però sentirsi fino in fondo se stesso. 
Ecco, sui quei gradini sconosciuti ognuno di noi, con la propria sensibilità, ha avuto occasione di sedersi. E la luce era accesa.

Carla

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