La storia del pianeta blu, Andri Snær Magnason (trad. Maria Cristina Lombardi),
illustrazioni di Andrea Antinori
Iperborea 2022
NARRATIVA PER MEDI (dagli 8 anni)
"All'improvviso la stella smise di formare cerchi nell'aria e cominciò a puntare dritto verso il pianeta blu. E si udì un gran fragore, che si faceva sempre più forte. Brimir e Hulda si strinsero l'uno all'altra. 'Oh no, è una stella cadente o un meteorite?' 'E' un'astronave cadente'. L'astronave si avvicinava sempre più veloce e tutt'intorno a loro si diffuse una luce accecante. Gli uccelli sugli alberi si svegliarono e volarono via levando forti gridi, gli scoiattoli si infilarono giù nelle tane dei conigli, i pesci si nascosero tra le alghe e Brimir e Hulda chiusero gli occhi e si rannicchiarono sulla sabbia. 'Ci viene addosso!' urlò Hulda. 'Ci schiaccerà!'
I due bambini si tennero stretti e dopo si udì una tremenda esplosione. Passata l'onda d'urto e ristabilitasi una certa calma i due si alzarono e andarono a vedere il punto in cui l'astronave si era schiantata: un profondo buco, un cratere in cui il razzo a testa in giù appariva conficcato. Uscivano dal suo interno colpi sordi, come di qualcuno che volesse aprire a tutti i costi il portellone. Ai loro occhi comparve un essere gigantesco.
Tutti gli altri abitanti dell'isola, rigorosamente solo bambini, andavano immediatamente avvisati e messi in all'erta: un mostro spaziale era appena atterrato sul pianeta blu.
L'intero pianeta blu era popolato esclusivamente da bambini e animali che vivevano in assoluta armonia. Panorami meravigliosi in una natura incontaminata e rigogliosa e una volta all'anno lo spettacolo prodigioso del volo delle farfalle, milioni di esemplari che uscivano tutte insieme dalle cavità del monte Luce e volavano per una intera giornata per poi tornare nel buio e riaddormentarsi per un altro anno intero.
Il fatto che sul pianeta mancasse del tutto la presenza degli adulti gli astronomi se lo spiegavano in ragione dell'ansia che in loro avrebbe provocato quella vita piena di meraviglie e avventure e totalmente senza regole da rispettare: nessun adulto avrebbe potuto resistervi a lungo.
Nessuno, ma Gaio Fracasso sì. La sua astronave si è appena conficcata nel terreno e lui ha appena aperto il portellone per uscirne. Così cominciano le rocambolesche avventure vissute da quel manipolo di eterni ragazzi liberi cui Fracasso ha promesso la vera felicità. Loro, a dar retta alla sue parole, si illudevano che la vita fosse già bella così com'era. Grazie a lui, un po' mago e un po' affarista, le cose sarebbero potute andare ancora molto meglio... a prezzi modici.
Uno dei meriti maggiori della buona letteratura è quello di non doversi fare carico dell'impegno di spiegare ogni cosa che viene raccontata.
Questo può essere frustrante per tutti coloro che amano avere sempre tutto sotto controllo, ma per tutti quelli che invece, quando leggono una storia, sospendono il dubbio e si abbandonano alla c.d. fede poetica, è un bel gusto.
Qui, la richiesta al lettore è molto circostanziata: ma allora ci si chiederà, da dove venivano i bambini? Come facevano a moltiplicarsi? Non diventavano mai adulti? Come facevano a nascere, se non c'erano adulti sul pianeta?. La risposta è semplice: nessuno lo sa...
A questo punto, che è solo pagina 9, si può decidere di chiudere il libro e dire no, non fa per me oppure scegliere di andare avanti e farlo con quella spinta necessaria che si deve dimostrare di avere al principio di ogni percorso avventuroso.
Questo libro è costellato di bivi del genere, di fronte ai quali i lettori devono ogni volta scegliere e fare eventuale dichiarazione di fede. Se un adulto, categoria umana che programmaticamente Magnason rende responsabile di una serie di misfatti e di cattivi comportamenti, incarnandola tutta nel personaggio obliquo di Gaio Fracasso, comincia a leggere questo libro proverà abbastanza presto un qualche disagio emotivo. Se invece i lettori saranno ragazzini e ragazzine è molto probabile che la sensazione che proveranno sarà di assoluta confortevolezza.
Anche questo è, a mio avviso, un segnale positivo. Tanto più un adulto fa fatica ad accomodarsi in un libro per bambini, tanto più quel libro ha effettive possibilità di essere un buon libro.
Terza caratteristica che mi pare interessante risiede nella buona capacità che ha Magnason di affidare alla storia, alla sequenza bella fitta di fatti che si susseguono, un senso che è superiore a ogni intreccio per quanto ben costruito. Tutto alla fine assume un tono universale, in cui ciascuno può riconoscere parti di sé e parti del mondo e della società in cui vive. E ragionarci sopra, volendo.
Se per quasi tre quarti del libro succedono cose, sia chiaro molto avventurose ma sempre anche molto ben strutturate per logica e coerenza, nelle ultime trenta pagine i fatti continuano ad accadere, ma tutto il nocciolo di senso si condensa e diventa magicamente chiaro a tutti. E la cosa che si fa più evidente di tutte è la complessità del vivere comune.
Gaio Fracasso, nei suoi ragionamenti manichei mette in luce quanto sia obiettivamente difficile mettere in salvo la felicità di più gente possibile. Per lui è tutto molto chiaro: se il sole lo si tiene inchiodato davanti all'isola, saranno i suoi abitanti a trarne tutti i benefici, ma per tutta quella parte del pianeta che è all'ombra, al buio, le cose saranno ben diverse: a sentire lui tutto si riduce a un mero differenziale di quote.
Un pugno di ragazzini, però, la vedono diversamente.
In un bel crescendo di argomentazioni, che Magnason mette in bocca all'imbonitore Fracasso, ai due bambini che hanno visto di persona come si vive al di là del sole e della luce perenne, e a tutti quei bambini che rappresentano ormai una sorta di 'popolo bue', totalmente incapace di esprimersi in modo lucido e critico (si parla di di giustizia, di uguaglianza, di propaganda, di democrazia, di guerra), la storia acquista profondità e si sfaccetta in tante differenti angolazioni, come è giusto che sia.
Pronta per diventare patrimonio e riflessione comune.
Scritto nel 1999, il libro vince una serie di prestigiosi premi, tra cui - prima volta per un libro per l'infanzia - il Premio islandese per la letteratura. Arriva in Italia nel 2000 tra i Delfini Fabbri e adesso approda da Iperborea, con un titolo lievemente diverso, ma con la stessa felice traduzione di Maria Cristina Lombardi, e con differenti illustrazioni, di quell'altro eterno 'ragazzo libero' che è Antinori, che qui sembra però patire un po' lo spazio angusto e la forza della storia.
Carla
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