lunedì 27 giugno 2022

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

GERMOGLIANO PENSIERI NELLA TESTA 

Poesie del camminare, Carlo Marconi, Serena Viola 
Lapis edizioni 2022 


 POESIA 

"Non correre, rallenta, dai, aspetta! 
Ti spiace pedalare un po’ più piano? 
Mi dici che non c’è nessuna fretta 
e intanto sono qua e tu sei lontano. 
È vero che rimango sempre indietro 
però più di così non posso fare, 
ci provo ma non riesco a starti dietro: 
a passo d’uomo io non ci so andare! 
Facciamo che ritorni qui vicino 
e ripartiamo a passo di bambino?" 

Andare a passo d'uomo è una delle cose che si fanno, andando.


Un'altra sensazione che ci si lascia dietro quando si va in giro a piedi, è non sentire la noia. Quando si sta fermi, magari chiusi in casa, allora sì che il tempo non scorre mai, ma se solo si varca la porta, le cose da vedere e da fare ti si parano davanti e la testa può partire.
Di sicuro può rinfrescarsi, soprattutto nei giorni in cui il tempo fa le bizze, con vento e il cielo cupo, ma se non si è da soli e c'è qualcuno con cui condividere i passi, magari dandosi la mano, è tutto molto meglio. 


Ma il camminare, che poi diventa correre, nasconde dei pericoli, ma anche degli incontri. 


Si può prendere la strada conosciuta o andare su una via sbagliata, tornare indietro alle volte non si può, ma di certo c'è il fatto che chi un giorno ci ha messo in cantiere ci ha regalato il futuro di ciò che le nostre mani costruiranno e anche tutti passi che i piedi poi faranno. 

Da Cappuccetto rosso e la sua scorciatoia, a Dante che sbaglia strada, dalle impronte che si lasciano sulla spiaggia e che l'anno prossimo forse saranno ancora lì a ricordare, ai primi passi di uno che fino a ieri gattonava. 
Ventotto poesie che 'passeggiano' intorno al camminare, con alcune digressioni aeree dedicate al camminare in cielo delle rondini, e altre acquatiche dedicate al camminare delle acque, all'andare veloce di un ruscello. Dai passi veloci sotto gli occhi di tutti di chi corre i cento metri e quelli veloci ma discreti di chi fa la staffetta partigiana.


Tra queste ventotto, però, ce n'è una che più delle altre colpisce per essere illuminante su cosa significhi mettere su uno stesso foglio bianco, delle parole e un disegno. 
Il titolo, Cappuccetto Rosso, porta verso un luogo conosciuto e le parole se ascoltate con un filo di distrazione ci guidano nella falsa direzione. Perché a ben vedere, loro si permettono di essere vaghe, incerte e sfuggenti nel portarti da tutt'altra parte, nel confonderti i pensieri, ma ormai la cosa è fatta e ci sei caduto.
Una poesia per voce di lupo, un bel maschile ce lo conferma, il contesto è quello che tutti conoscono e riconoscono, siamo nel bosco, l'incontro è con una bambina dal cesto in mano che dice di chiamarsi Cappuccetto rosso... E alla fine compare pure la merenda. 
Eppure tutto va in una direzione ben diversa ed è il disegno, con quelle sue belle macchie di colore, che ci guida e ci lascia lì a stupirci. 
E ci sposta il pensiero di quel tanto che è sufficiente per far arrivare lo stupore. 

Passeggio in mezzo al bosco senza fretta 
da solo, senza dare confidenza; 
a un tratto c’è qualcuno che fischietta: 
mi fermo ad osservare con prudenza. 
È una bambina con un cesto in mano 
ed una bella giacchettina addosso, 
sorride e si avvicina piano piano, 
poi dice: SONO CAPPUCCETTO ROSSO. 
Sapete com’è andata la faccenda... 
io che volevo solo far merenda! 

Tutto sembra partire da qui, anche nell'immaginario visivo che ha costruito Serena
Viola.
Così come nel disegno c'è un'ambivalenza di fondo, nello stesso modo accede nei versi di Carlo Marconi che gioca sul doppio senso della parola passi - imprescindibile in un libro di poesia che intorno al camminare gironzola - costruisce versi che devi leggere e poi rileggere per trovarne il senso. Significato che è lì, ma va scovato... 
Se muovi passi calma passi pace
E mai fu più corretto il verso finale di questa stessa poesia che in realtà a tutt'altro allude ma che ciò nonostante a una lettura diversa mi piace plasmare: 
germogliano i pensieri nella testa

Non è forse questo il senso del buon leggere e del buon scrivere? Far germogliare pensiero?
E che dire del buon illustrare che Serena Viola mette sulla pagina con i suoi pennelli e le sue matite, tra chine, acquerello e acrilico? Tutto il bene possibile. 
Capace di dare un senso a qualcosa che solo distrattamente lo si potrebbe percepire come semplice macchia di colore. 
Qualcosa che nel nostro sguardo è in continuo divenire.
Accorda i suoi strumenti a un sentire comune che è quello poetico. 
I sensi sono i primi a percepirlo. 


Si esprime anche lei per ellissi, per prospettive inaspettate, per accenni che lasciano dietro di sé grandi spazi di interpretazione. 
E in tutto questo grande gioco emotivo di parole e colori, a volersi fermare con lo sguardo, si coglieranno, intellegibili, le orme di un percorso fatto fin qui. 


Bello, davvero! 

Carla

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