lunedì 18 luglio 2022

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

LE QUESTIONI DI UN CERTO PESO

Jeppe in missione, Jutta Bauer (trad. Giulia Mirandola) 
Terre di Mezzo, 2022 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni) 

"Un giorno il mio Re mi fece chiamare nel suo castello. Aveva sentito dire che ero un animale molto veloce e mi ordinò di portare un messaggio importante al Re suo vicino. Oltre le colline, lungo il fiume e poi sempre dritto verso ovest. Presi il rotolo con il messaggio e corsi via subito. Ma già dopo la prima collina mi dovetti fermare." 

Tirato giù dal letto da una voce che lo chiama, Jeppe indossa la sua camicia a quadretti e i pantaloni della tuta e corre al cospetto del suo Re. In segno di devozione, non osa neanche guardarlo, e prende rapido il rotolo avvolto in un nastro che il sovrano gli porge. 


Parte Jeppe di gran carriera per portarlo al re del regno accanto. Durante il il tragitto tuttavia ci sono una serie di cose che Jeppe proprio non si può esimere dal fare, nonostante questo lo faccia rallentare: aiutare papà scoiattolo che è precipitato dall'albero, recuperare un pallone, intrattenere la prole di una mamma indaffarata... 
Il tempo passa, i giorni e le settimane si susseguono e Jeppe, di gentilezza in gentilezza, prosegue sicuro il suo tragitto verso il castello del re vicino. 
Tuttavia quando non si conosce molto bene la strada, e per di più si incontrano ostacoli che sembrano insormontabili, c'è il rischio concreto di allungare il tragitto o addirittura di sbagliare direzione e di tornare inavvertitamente al punto di partenza. Mentre intanto al castello... 

I libri di Jutta Bauer sono indelebili. E di solito capita che lo facciano per la loro leggerezza nel dire cose di un certo peso. 
La prima, la leggerezza, la si percepisce nella semplicità della storia che racconta, nella quotidianità che detta storia attraversa. La quotidianità di una tuta da ginnastica, come ognuno ha o ha avuto appesa nel proprio armadio. Di un paio di pianelle e di una barba incolta. Di un libro letto a dei piccolini. Di una sedia a rotelle. Nel segno che è sempre così tondo e morbido. 


Ecco, la morbidezza che qui non si esaurisce nel solo segno della matita, ma è un'attitudine mentale, è invece quell'ingrediente necessario affinché attraverso un tono leggero si possano dire cose notevoli, significative. 
Jon Klassen, un giorno, in una bella intervista racconta che la 'morbidezza', ossia la gentilezza dei modi che ha a disposizione un autore, può essere la chiave che apre la porta a qualsiasi argomento si voglia affrontare. 
In altri termini, trovando il tono e la parole adatte, ai bambini tutto - ma davvero tutto - può essere raccontato e detto. Se non ricordo male, era a un libro in particolare, che Klassen faceva riferimento: L'anatra, la morte e il tulipano di Wolf Erlbruch. 
Chi lo conosce, riconoscerà immediatamente il senso delle parole di Klassen. Ed è anche dimostrato che nei suoi libri, in quelli di Klassen intendo, almeno fin qui, anche lui lo ha sempre considerato la gentilezza un criterio irrinunciabile nell'atto di raccontare. 
Ecco. 
Esattamente la stessa cosa mi pare la si possa dire per i libri di Jutta Bauer. 


Da Urlo di mamma in poi. Con leggerezza si possono dire cose fondamentali. 
Qui con Jeppe in missione, le questioni 'di un certo peso' sono diverse e si intrecciano magnificamente l'una nell'altra. Ma il tono con cui vengono raccontate resta quello lieve, un venticello leggero che è in grado di raggiungere le orecchie di tutti, volendo. 
Vediamole, dunque, queste cose di peso. 
Da una parte, si ragiona sul fatto che ciascuno di noi non dovrebbe mai perdere, come capita a Jeppe, i propri valori, le personali priorità. Il fatto di essere veloce e coraggioso, non gli fa dimenticare mai di essere anche generoso, paziente e servizievole, doti che sono parte della sua indole, del suo carattere, del suo essere quello Jeppe lì e non un altro. 
Accanto a questa grande verità, se ne aggiunge subito un'altra che ha a che fare il senso che ogni viaggio dovrebbe avere: essere innanzi tutto un percorso, durante il quale si inanellano incontri ed esperienze che costituiscono, a conti fatti, e ad arrivo raggiunto, l'autentico e profondo valore del viaggio stesso. 


A questo si aggiunge anche una riflessione sulla qualità e lo spessore che il tempo porta con sé. Da una parte c'è la linea temporale del viaggio di Jeppe, con tutte le sue soste impreviste, di cui non si riesce mai troppo a percepirne la durata, mentre ne esiste una seconda, in un 'sottofondo' in bianco e nero, che invece riguarda l'esistenza del re. Si vedono le notti succedersi alle giornate, belle o brutte che siano, si percepisce la noia, data dall'immobilità, si percepisce la nascita e la fine di un bel po' di cose, si percepisce addirittura l'avvicendamento degli umori: dall'euforia di un amore alla malinconia della solitudine, dalla cura di sé all'abbandono in cui decidere di vivere. Tutto molto ombelicale.


Non credo di dover spiegare a nessuno che, tra gli altri fattori, lo scorrere del tempo ha la capacità di modellare le nostre esistenze, i nostri pensieri. 
E come se non bastasse, attraverso questo albo, si possono fare ragionamenti anche sulle diversità umane che tengono distinti coloro che sanno - e vogliono - vivere in armonia con gli altri e partecipano delle loro vite e coloro che, invece,  dal loro egocentrismo e individualismo non traggono altro che miseria umana e solitudine coatta.



Con redenzione finale, perché è pur sempre un libro concepito per un pubblico di bambini che meritano di vedere sempre una strada da percorre davanti ai loro occhi. 
Tralascio volutamente la questione che spesso è attraverso l'esempio che si può imparare molto dagli altri e che la generosità e la cura nei confronti del prossimo riempiono la vita e spesso tornano indietro come boomerang... 
Tutto questo accade in un libretto che non supera la cinquantina di pagine e le quattromila battute. 


Nicht schlect, ne? 

Carla

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