Al luuuuuuupo!, André Bouchard (trad. Fabio Regattin)
#Logosedizioni 2022
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)
"'Su, su, sveglia! Sono IO, IL LUPO! Oddio, ma chi è questa? La bella addormentata Auuuuu!Auuuauauu!'
'Grazie tante, lupo! Mi hai svegliato!'
'E tu chi saresti, specie di mezza calzetta? E soprattutto che ci fai qui?'
'Sono l'incubo di questa piccina, abito sotto il suo letto.'
'Auuuuuu! Auauaauuuuuu!'
'Basta! Così la svegli!'
'Ma devo svegliarla, se voglio farle paura!'
'Cosa? Ma neanche per sogno! Deve continuare a dormire, così potrò farle paura IO!'
'Senti un po' incubo! Sono IO che faccio paura qui, non tu!'
'E invece sì, faccio paura anch'io, una GRAN paura, se vuoi saperlo! Una paura atroce! Una paura terrib...'
'Glom! Be' adesso non più.'"
Interno notte. Camera di una bimbetta che nel suo letto dorme. Apparentemente serena.
Al suo capezzale si incontrano, si scontrano, due creature che competono tra loro per rovinarle il tempo: uno cerca di terrorizzarla da sveglia, un lupo. L'altro, un mostriciattolo dentuto e pieno di artigli nelle ossute mani e braccia retrattili, che sonnecchiava sotto il letto della bambina, è lì per torturarle il sonno. Deglutito il secondo, al lupo non resta che svegliare la ragazzina e finalmente terrorizzarla, ma ode dei passi. Sarà la nonna?
No, è l'incubo della nonna - a lei proporzionato - che, svegliato dal baccano, cerca di ristabilire il silenzio nella casa, ma poi si convince ad aiutare il lupo.
Nonostante le urla stereo dei due, la piccola sembra dormire imperterrita, fino a che anche i due alla fine cedono al sonno...
Ecco, sembrava dormire... perché invece era sveglissima e ora con la nonna ficca entrambi i disturbatori in due sacchi della spazzatura e li consegna ai netturbini.
Ma no, ma no. Questo ultima parte non è successa davvero: era solo l'incubo dei due addormentati che, svegliati, di soprassalto (come dopo ogni incubo degno di questo nome) rivedono la bambina dormire placida.
Il mostro, incubo della nonna, desiste e torna da dove è venuto e il lupo? Sente ancora dei passi in corridoio. Sarà la nonna? E che nonna...
Nella vita, gli incubi non finiscono mai, come gli esami.
In un gioco geniale di scatole cinesi, oppure - visti personaggi - di matriosche, André Bouchard colpisce ancora.
Questa volta sceglie il formato dell'albo, un grande albo.
Del suo modo di scrivere e illustrare libri si riconoscono alcune costanti.
La prima è come sempre data dall'angolo visuale, pieno di ironia e senza peli sulla lingua, dal quale prende l'avvio il racconto. E ancora, il tipo di avvio, che è sempre fulminante, come una sgassata a un semaforo che diventa verde. Da 0 a 100 nello spazio di due pagine.
L'altro fattore che lo rende amatissimo è la capacità di tenere 'all'oscuro' il lettore, per prenderlo di sorpresa nel gran finale (ma qui anche prima), che, come di norma, si chiude con una fantasmagoria e una risata di gusto.
Al principio, senza parere, Bouchard attraversa allegramente una materia comune: la fiaba. La usa come un tappeto elastico per far fare varie capriole alla storia e ai lettori.
La prima capriola la si fa quando ci si rende conto che tutto converge e si focalizza nello scontro, prima dialettico, poi fattuale, tra due categorie di terrori: quelli da svegli, le fiabe e quelli da addormentati, gli incubi.
Altra capriola la si fa in corrispondenza di alcuni giri di pagina che nascondono la vera verità: per intenderci, la bimba che fintamente dormiva e tutto quello che accade dopo intorno ai due sacchi della spazzatura è una bella giravolta che fa fare al lettore.
Come pure lo è a un altro giro di pagina, con un bel nero, che si rivela 'illuminante' per il lettore che capisce che il camion della spazzatura era solo un brutto sogno.
O ancora l'entrata in scena della nonna che porta con sé un passaggio necessario e propedeutico al gran finale - di cui taccio - ma che si lega molto bene al primo libro di Bouchard importato: La doppia vita di Medoro.
Insomma di capriola in capriola, le singole matriosche si riempiono, fino ad arrivare all'ultima che le contiene, in senso anche un po' letterale, tutte le altre.
Su questo complesso ed esilarante meccanismo si spande l'illustrazione e il tipo di testo. In entrambe le espressioni Bouchard dimostra di avere un grande talento: in un disegno che nella sua completezza si coglie alla seconda o terza rilettura, nell'utilizzo sapiente che fa della pagina e del suo limite, e di tutte le parti del libro, che mette al servizio della storia.
E ancora, nell'uso del colore che va e viene a seconda dell'esigenza narrativa, e del linguaggio che, peraltro, nelle mani di Regattin se possibile, migliora.
Al traduttore, così ben sintonizzato con il mood generale, si deve quella piccola capriola di tradurre un doppio Mais pas de tout in un 'unico' Ma neanche per sogno!
Bravo (con l'accento sulla o)!
Carla
Nessun commento:
Posta un commento