LA MATRICE E L'AMATRICE
Telos 2023
POESIA
"Mi piace mescolare le carte dei tarocchi
Perché sbocciano storie usando solo gli occhi
perché per ogni bivio ci sono mille sbocchi
perché a sorti fauste s'alternano malocchi
perché anche la morte, a volte, la impapocchi
Mi piace mescolare le carte dei tarocchi"
Una geometria perfetta nella costruzione. Una geometria che gli corrisponde. Ossia che è specchio della sua scrittura e della sua poetica. Una geometria che Porcella nasconde per esempio nei versi che si fanno eco e si specchiano fra loro. Oppure nei piccoli scarti di senso che variano anche solo per un apostrofo.
Quattro stagioni. In ciascuna di queste trovano posto tre titoli di opere di Italo Calvino.
Dodici titoli a cui corrispondono i cinque riferimenti alle Lezioni americane, cui si aggiungono altri sei o sette titoli per altrettante lezioni potenziali: comicità, musicalità, in-finitezza, chiarezza, cominciare e finire.
Resta da dimostrare se dietro la Densità che Teresa Porcella connette con Il sentiero dei nidi di ragno si possa leggere la sesta lezione, quella mai scritta da Calvino, ma che porta il titolo emblematico di Consistency. In tal caso l'amor di simmetria si appagherebbe.
Ma anche se un filo resta solo, appeso lì, può avere la sua ragion d'essere.
Magari ci torniamo se parleremo della in-finitezza.
A ciascun titolo citato corrisponde una poesia che di quella storia scritta da Calvino evoca il senso, forse anche un po' la trama. Insomma, accade un po' come in natura: da un seme nasce qualcosa, una creatura che porta in sé un piacevole miscuglio tra i DNA dei suoi artefici: e Calvino e Porcella.
Questo è quello che succede tra le parole del libro, ma qualcosa d'altro succede sulle pagine. Andrea Calisi evoca il proprio immaginario calviniano. Quale illustratore non ne ha uno, magari tenuto in un cassetto? E questo succede, va detto, in alcuni casi davvero in modo felice. Molto felice.
Credo che per tutto il 2023 l'editoria, in modo più o meno strumentale, abbia pensato fosse necessario rendere omaggio a Italo Calvino.
Giusto. Se non altro per ribadire due fatti acclarati. Il primo: le sue storie ci hanno riempito la testa di pensieri e di gioia e bellezza. Il secondo: l'essere sparito così all'orizzonte, un po' come Cosimo, ci ha riempito di rabbia, dolore vero e silenzio.
Quindi in questo centenario, saggi, nuove edizioni di, riflessioni su, conferenze e convegni intorno. E libri, tanti nuovi libri che intorno a Calvino ronzano e ragionano.
Giusto. Si suppone che la molla che ha mosso Teresa Porcella a concepire un libro così originale e tutto sommato così personale sia proprio il bisogno di trovare un modo per tenerlo con sé, in sé. Bisogno che ognuno di noi cova nei confronti di chi è caro ed è lontano. E Calvino lo è, caro.
In questo senso l'idea del preludio poetico, in postfazione, non è che io la trovi così convincente.
Perché dover trovare dei precisi destinatari, studenti e insegnanti, oltre agli appassionati di poesia e di buone storie? L'idea di preludio, perché? Invertirei la direzione: i versi di Porcella stanno su da soli, ma il loro senso profondo lo stanano, come segugi, sulle tracce di Calvino.
Insomma va fatta salva la matrice e l'amatrice: in questa precisa sequenza e non viceversa.
Se una notte d'inverno un Viaggiatore
diventasse uno Scrittore-Narratore
e poi anche un Lettore-Investigatore
che incontra un'amabile Lettrice
(che ci sia ognun lo dice,
dove sia nessun lo sa)
ecco che allora, di ogni storia ipotizzata,
noi avremmo la matrice e l'amatrice.
Per spiegare il mio pensiero tornerei all'in-finitezza. Ossia all'idea che ogni scrittore di valore, Calvino in primis, è a suo modo infinito, perché lascia dietro di sé dei fili penduli. Le sue opere diventano giocoforza l'unico appiglio che noi lettori abbiamo per non perderli. E se, come nel caso di Italo, la fuga è repentina, questi fili penduli diventano simulacro di qualcosa di ancora inespresso, di infinitezza, ma nel suo caso di in-finitezza.
Questo fa Teresa Porcella: recupera fili penduli e li intreccia a sé e il risultato non è un retino per acchiappare lettori novelli di Calvino.
Calviniana dunque a me pare dovrebbe essere due cose principalmente: un omaggio, e in tal senso gratuito e pieno di affetto, di Porcella a Calvino. E lo è. Moltissimamente. E in secondo luogo dovrebbe essere una piacevole lettura per tutti coloro, grandi e piccoli, che Calvino lo hanno attraversato e percorso in lungo e in largo: lo hanno letto, lo conoscono e lo tengono con sé. Solo così mi pare si renda merito e al genio di Calvino e a quello di Teresa Porcella che lo racconta in versi. E lo attraversa, non lo spiega: lo evoca.
Solo così di questo libro se ne possono apprezzare le moltissime pieghe piene di senso, solo così i disegni di Calisi assumono profondità di sguardo.
Solo così.
E mi pare già moltissimo.
Carla
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