UN BELL'AFFARE
Lupoguido 2023
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)
"A Parigi, in una vecchia casa
coperta di edera rigogliosa
vivevano dodici bambine, in fila per due.
In fila per due, in mensa a mangiare,
in fila per due, i denti a lavare.
In fila per due, in silenzio perfetto,
in fila per due, e poi subito a letto!"
Una di loro, la più piccola e la più coraggiosa, si chiama Madeline ed è quella che di più dà filo da torcere alla signorina Irene, l'istitutrice. Vestita come una suora, ma lo sarà poi veramente?, la signorina Irene ha il compito di vegliare sulle dodici bambine.
Tutte con la loro divisa, con il grande cappello, si muovono all'unisono: sono un piccolo plotone di educande.
La signorina ha il compito di scandire i tempi delle loro giornate, ne organizza le attività tra le mura del collegio, ma anche all'aperto, per le strade di Parigi. Le segue, o precede, ovunque, insegnando loro le buone maniere, ma anche vegliando amorevolmente sul loro stato di salute: non solo un'istitutrice, ma anche una zelante vigilatrice.
Ed è infatti lei che, messa in allarme dalle urla della povera Madeline, chiama subito il dottore perché la piccola si lamenta e piange calde lacrime nel dodicesimo lettino, poco prima del sonno notturno.
Il dottore, accorso, capisce la gravità e, avvolta Madeline in una coperta, con l'ambulanza la porta in ospedale: un lampante caso di appendicite.
Per dieci giorni le sue compagne di collegio l'hanno persa di vista, finché in torpedone tutte insieme con la signorina Irene, la vanno a trovare al capezzale in ospedale.
Circondata da amorevoli cure, vezzeggiata e coccolata, la piccola Madeline è attorniata da giocattoli, libri e può avere mille diversi tipi di dolci e poi, soprattutto, ora ha da mostrare alle compagne un bel segno rosso sopra l'elastico delle mutande.
Le undici educande sgranano gli occhi per la sorpresa e ciascuna nella propria testolina elabora un pensiero che diventa comune: l'appendicite sembra essere proprio un bell'affare...
Lontano nel tempo: pubblicato nel 1939 dopo essere stato rifiutato dall'editore storico di Bemelmans, Viking, la prima edizione di Medeline esce negli Stati Uniti con Simon e Schuster, il giorno preciso dello scoppio della Seconda Guerra mondiale.
Lontano nel contesto: un collegio parigino molto austero per giovani educande, guidate da una signorina, a suo modo dolce e premurosa, che tanto assomiglia a una novizia.
Lontano nelle sue forme: pubblicato al risparmio in due soli colori, con unicamente, seppure magnifiche, 8 tavole a colori.
Lontano nel segno: un segno rapido che Bemelmans mutua dalla sua attitudine a schizzare volti e personaggi e quindi poi dalla sua attività di vignettista. Ma nello stesso tempo un segno espressivo, riassuntivo, un segno d'artista che è figlio di una precisa temperie culturale e di una sua istintiva capacità a riassumere in pochi tratti i caratteri di un personaggio.
Eppure tutta questa apparente lontananza, estraneità a quello che è il canone dell'illustrazione dell'epoca e ancora di più di quello contemporaneo, questa sua immediatezza e unicità, gli ha permesso di attraversare con successo il tempo che passa e arrivare fino a qui ancora pieno di freschezza e attualità. Così come è successo a tutti i più grandi.
Europeo fino nel midollo, ma poi cresciuto alla grande scuola newyorkese, anche quella interessantissima di riviste come Judge e New Yorker, Bemelmans di poco più anziano di personaggi rivoluzionari come Saul Steinberg e William Steig quell'aria sta respirando e a suo modo ci sta restituendo un'idea di infanzia, tutta da recuperare.
In questo suo primo libro dedicato al personaggio di Madeline, ci sono già tutti gli ingredienti perché diventi un libro di successo, cosa che puntualmente accade (un Caldecott Honor e poi la Caldecott vera e propria con la seconda storia).
Il collegio e la severità delle regole sono un ottimo punto di partenza per creare un terreno per far crescere le turbolenze dell'infanzia, per far ridere i lettori di tanto ordine e disciplina, sovvertito con la dovuta grazia.
Il secondo elemento che gioca a suo favore è la rapidità con cui iconizza in tre tavole e in tre versi, quello che è il succo di una buona educazione:
Un sorriso a chi è buono,
un ghigno a chi è malvagio,
a volte eran tristi e a disagio.
Il terzo ingrediente è l'ironia (già notata ampiamente in Cerfoglio) che qui si esplica nel paradosso di fondo e in alcuni dettagli, come i fiori e il vaso.
Il quarto ingrediente è il punto di vista: presumibilmente consapevole (ma a leggere la sua storia, parrebbe aver dichiarato di essere, anche da adulto, un ragazzino di sei anni).
In questo primo libro pare emergere nel ragionamento che le 11 educande fanno all'unisono: tutte in coro si augurano di soffrire di appendicite, un'epidemia!, per poter usufruire dei benefit che questa condizione comporta. E se il prezzo da pagare è farsi aprire la pancia, dov'è il problema? Peraltro la bellezza di una cicatrice fresca non è paragonabile a null'altro di più desiderabile.
Questo andare dritti al punto, al risultato finale, direi senza tema di essere smentita, sia tipico di un pensiero che un seienne potrebbe fare in surplace.
Quinto ingrediente, che anche nella felice traduzione italiana, si è cercato di preservare il più possibile, è il testo in rima. Suona e diventa all'istante orecchiabile e ripetibile.
Sesto ingrediente, e mi rendo conto di essere di parte, sta nella qualità alta di molte immagini che sono una vera e propria esperienza estetica.
Mi batterò fino allo stremo nel sostenere che, oggi più di sempre, l'educazione al bello -così come altre educazioni imprescindibili: quella alla gentilezza, quella al rispetto ecc. ecc.- dovrebbe essere elemento fondante e irrinunciabile nel percorso di formazione di una persona.
Dovrebbe.
Carla
Noterella al margine. L'educazione al bello passa inevitabilmente per la conoscenza (come tutte le educazioni, peraltro). Ragione per la quale sono eternamente grata a Lupoguido per il fatto di aver pubblicato con benemerita ostinazione -una dopo l'altra- le monografie di autori chiave dell'illustrazione del Novecento. Collana, questa, che arriva dritta dritta dalla Gran Bretagna, The Illustrators, curata da Sir Quentin Blake e della sua collaboratrice e consulente Claudia Zeff.
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