venerdì 22 marzo 2024

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

HITCHCOCK E L'ULTIMA NEVE DI PRIMAVERA  

La preoccupazione di una piccola talpa, Sang-Keun Kim 
(trad. Andrea De Benedittis) 
Kite Edizioni 2023 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni) 

"Imperversava una tempesta di neve. 
 La talpa si sentiva preoccupata. 
Camminava con lo sguardo puntato in avanti, affondando le sue zampette nella neve. 
Era uscita per distrarsi, ma quella preoccupazione non aveva alcuna intenzione di andarsene. 
Non si era nemmeno resa conto che la neve aveva cominciato a depositarsi sulla sua testa. 
- Ma che freddo! 
Solo in quell'istante si accorse di avere il capo ormai completamente sommerso. 
Allora si scrollò la neve di dosso e ci fece una palla." 

Ed è proprio a questo punto che le viene in mente una delle frasi sagge della sua nonna: quando ti senti preoccupato, devi parlarne a voce alta e poi far rotolare una palla di neve... 
E così la piccola talpa si organizza e fa rotolare per un bel tratto di sentiero la sua palla che a ogni giro si ingrossa e travolge tutto quello che trova. La seconda parte del consiglio diceva che parlarne a voce alta delle preoccupazioni fa altrettanto bene e infatti la piccola talpa tira fuori il suo malessere: non avere neanche un amico e intanto la sua palla è diventata è più grande di lui e continua a travolgere tutto ciò che è sul suo tragitto.


La sua giaculatoria a voce alta nel buio della notte va avanti, come faccio senza un amico per tutto l'inverno?, e lo dice spingendo ancora e ancora la palla di neve che imperturbabile continua a travolgere ogni cosa davanti a sé... 
Ormai gigantesca, la palla smette di essere silenziosa: dal suo interno arrivano strani mugolii, voci ovattate.

La sindrome della "seconda prova" mette sul chi vive tutti coloro che avevano considerato già la prima di qualità eccellente. Ma credo che tremino i polsi anche a chi è lì a cercare di superare se stesso.
Questo è per dire che il secondo libro che Sang-Keun Kim sulla sua piccola talpa corre un certo rischio. Rischio inevitabile nel confronto con Il desiderio di una piccola talpa
Viene da chiedersi: questa volta sarà stato altrettanto bravo come aveva dimostrato nel primo libro? 
Va da sé che comunque anche cercare e trovare conferme in in determinato autore, collezionandone i libri prova dopo prova, è sempre una piacevole sensazione. 
L'effetto sorpresa è diminuito per forza, tuttavia subentra quel sottile piacere di incontrare di nuovo quella talpetta con una spruzzatina di neve sul naso che la sensazione diffusa è quella di andare subito a vedere che farà questa volta. 
Sono diverse le costanti che tengono insieme le due storie, a parte l'iconografia. Tutto contribuisce a far sentire il lettore a casa tra vecchi amici: una nonna affettuosa e attenta, tanta neve. Proprio tanta. Che nel primo giorno di primavera fa un bel contrasto. Poi la passionaccia che la piccola talpa dimostra nei confronti della neve e le forme che essa può assumere sotto le sue moffole, dall'altra la sua sconfinata ingenuità. 


Come nella prima sua storia, anche qui la solitudine sembra essere una costante nella sua vita. 
E dal punto di vista più strettamente narrativo, Sang-Keun Kim come mette insieme la struttura che tutto regge? Organizza un bel gioco a contrasto tra quello che disegna e quello che racconta a parole. Quello che in gergo si chiama contrappunto. 
Da una parte c'è la piccola talpa che, come consiglia nonna, declama nel silenzio del bosco, i termini della sua preoccupazione e fa rotolare la sua palla di neve, dall'altro le immagini ci fanno vedere qualcosa di diverso. O meglio, qualcosa in più, di cui piccola talpa non si accorge. 


Il lettore capisce, non immediatamente cosa succede, ma lo percepisce abbastanza presto come una serie di muti testimoni, e quindi comincia a sorridere e poi a ridere, di pari passo con il crescendo delle dimensioni della palla di neve. In sostanza il lettore è l'onnisciente della situazione. 
Così Sang-Keun Kim, un po' come Hitchcock che ci fa vedere le scarpe dell'assassino dietro la tenda, ci fa vedere le diverse parti del corpo dei vari animali travolti. Poi, per trovare il modo di liberare tutta quella brava gente, si inventa le voci ovattate che la talpetta percepisce al momento giusto: un'altra delle sue molteplici belle idee. 
A questo punto il gioco è sostanzialmente risolto, se non fosse che di nuovo mette in scena la talpetta che scava un tunnel nella neve con le sue solite gambette che si moltiplicano come nei fumetti. 


Altra bella idea è fare tutto il percorso a rovescio, ma solo con il testo, mentre i vari animali si palesano piano piano nella massa di neve: orecchie, culetti ecc. in un altro crescendo acrobatico per uscirne tutti insieme, sani e salvi. 
Insomma ognuno di loro, una volta liberato, racconta cosa stava facendo un attimo prima di essere travolto. Così si costruisce una combriccola di altri animali soli che stavano aspettando qualcuno con cui condividere qualcosa: dalla musica al cibo, passando per il gioco solitario. 
Il gran finale, si illumina con il sole che sorge e si riavvolge come in un loop intorno alle palle di neve che vanno fatte quando si ha una preoccupazione a cui pensare. E lì sarebbe stato il momento giusto dove fare silenzio con il testo e lasciar parlare solo il disegno... 
Ma si sa, che la sindrome della "seconda prova" è sempre lì in agguato...



Carla

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