CHI ERANO I PIRATI?
Quando si scrivono libri di divulgazione capita, a volte, di dover sfatare alcuni miti. É esattamente quello che fa l’autrice russa Ekaterina Stepanenko, tradotta da Tatiana Pepe per i tipi di Caissa Italia, nel bel libro ‘Tutta la verità sui Pirati’, illustrato da Polja Plavinskaja.
La figura del pirata ha alimentato storie paurose e avventurose, ambientate nei luoghi più esotici del mondo; e intorno alle vite di questi fuorilegge sono cresciute leggende che vivono tuttora.
Quello che svela questo libro ben illustrato e molto documentato è che in realtà molte delle cose che attribuiamo ai pirati in realtà non sono vere, complice la lettura de ‘L’Isola del Tesoro’ di Stevenson.
Predoni sono esistiti già nell’antichità, da quando il mar Mediterraneo è stato solcato da navi di mercanti; e nei secoli non sono mai mancate imbarcazioni pirata, che hanno allargato il loro raggio d’azione dalle coste europee a quelle africane, asiatiche, americane.
Quanto ai miti sfatati, cominciamo dal più clamoroso: la bandiera nera col teschio, chiamata il Jolly Roger, non era il vessillo universale della pirateria, ogni ciurma aveva il suo, ovviamente inquietante il necessario. Spesso le navi pirata non erano grandi e armate oltre ogni limite: più importante era la velocità e la destrezza della ciurma, che navigava, si può ben dire, con strumenti approssimativi.
Non tutti i pirati erano nemici dell’ordine costituito: i corsari erano al soldo di Re e Regine, nel fare la guerra ‘sporca’ ai concorrenti commerciali.
La vita di bordo era decisamente difficile: era facile morire per le ferite mal curate, per le infezioni portate dai ratti, per la pessima alimentazione; l’accurata descrizione degli strumenti di bordo, dei farmaci che spesso si riducevano all’alcol nelle sue varie forme, all’alimentazione povera di vitamine smonta l’immagine ‘eroica’ del pirata, che tutto sopportava per vedere almeno, alla fine, la distribuzione equa del bottino. Parliamo poi di tesori: le cronache raccontano dei lasciti dei pirati più famosi, che hanno pensato bene di nascondere i loro beni in luoghi talmente inaccessibili che tuttora non sono stati trovati.
La pirateria era cosa da uomini, con le dovute eccezioni: la francese Jeanne de Belleville, l’irlandese Grace O’Malley, la cinese Zhèng Shì, che, come sappiamo, ha ispirato il romanzo di Morosinotto, ‘La più grande’.
Un altro mito da sfatare è quello dell’onnipresente pappagallo appollaiato sulla spalla del pirata. In realtà pappagalli, e altri volatili, erano merce facile da mantenere in vita per essere venduta sulla terraferma.
In sintesi, l’immagine della pirateria attraverso i secoli perde un po’ del suo fascino, ma acquista molto in realismo, dando una ricostruzione attendibile non solo della vita dei fuorilegge, ma anche delle tecniche della navigazione, dei conflitti commerciali, delle armi, dei farmaci, degli stili di vita dei marinai.
Una ricostruzione storica affascinante e attendibile allo stesso tempo, con la preziosa revisione specialistica. Rappresenta anche uno sguardo sul presente, dato che la pirateria non è affatto finita e continua a entrare nelle cronache anche belliche.
Consiglio caldamente la lettura di questo bel libro illustrato sia a chi è attratto dalle avventure marinare sia a chi è interessato alla ricostruzione storica della vita nei secoli passati; può essere letto a partire dai sette anni, ma anche i più grandi troveranno notizie e osservazioni interessanti.
Eleonora
“Tutta la verità sui pirati”, E. Stepanenko, ill. P. Plavinskaja, trad. T. Pepe, Caissa Italia 2024
Nessun commento:
Posta un commento