LUNGA VITA A ROBIN HOOD!
Il ritorno in libreria di Wu Ming 4 non può che essere una festa: l’autore emiliano pubblica con Bompiani ‘La vera storia della Banda Hood’ e già dal titolo possiamo capire che non ritroveremo la riproposizione di una leggenda raccontata in molti modi, ma una seria ricostruzione storica degli avvenimenti che circondarono le gesta di una banda di straccioni.
Siamo nell’Inghilterra della fine del XII secolo: Riccardo Cuordileone è partito per la Terza Crociata, per sottrarre al curdo Saladino il territorio di Gerusalemme.
Il fratello minore di Riccardo, Giovanni Senzaterra, congiura per sottrarre il trono al Crociato; nobili e funzionari del regno si dividono fra lealisti e cospiratori; fra questi ultimi il feroce sceriffo di Nottingham.
Questa fitta rete di tradimenti e congiure costituisce lo sfondo su cui si svolge l’azione che vede coinvolti, all’inizio, un gruppo di ragazzini, capitanati da Little John. Si tratta di un piccolo gruppo di ladruncoli, che ha scelto di vivere nella selvaggia foresta di Sherwood, un luogo non solo naturalmente insidioso, ma anche pervaso da presenze sovrannaturali. Questo gruppo di ragazzi sassoni si adatta perfettamente alla vita nella foresta, animato com’è da un miscuglio sincretico di credenze religiose e di miti ancestrali. A questo gruppo si unisce, a un certo punto, un cavaliere crociato, reduce dalla spedizione in Terrasanta e decisamente incline alle trame e ai complotti: fedele a Re Riccardo e alla Regina Madre, conquista la fiducia dei cospiratori e si fa inviare nelle terre di Robin Hood, più termine generico che personaggio vero e proprio. Lì convince i ragazzi a compiere il colpo grosso, rapinare il convoglio che porta le nuove tasse richieste per pagare il riscatto del Re, prigioniero del duca d’Austria. Li aiuta, li addestra, ben sapendo che al di là dell’effimero successo, questa impresa segnerà la fine della banda. Il suo vero obbiettivo è smascherare i cospiratori, giusto in vista del ritorno del Re legittimo.
Quindi un doppio gioco che alla fine indicherà il destino di ciascuno.
Grande avventura, dunque, ma anche molto di più.
Questo romanzo, piuttosto breve, si segnala per diversi aspetti; l’individuazione dei personaggi, con la creazione di una carrellata di figure che risponde sia alle necessità narrative che al rigore storico: dal mendicante cieco al cantastorie, da Lady Marian alla schiera di cupi nobili normanni, attaccati al proprio potere più che alla stessa vita; Maud, la giovane mezzafata che segue John nella foresta; fino allo stesso Gisborne, il crociato.
La ricostruzione storica è accurata e puntuale, rende conto dell’ambiente di corte, intessuto di tradimenti e vendette, della crudeltà e della violenza della guerra, così come delle lotte intestine fra lealisti e cospiratori. Ma tiene fermo il punto di vista degli ultimi, dei poveracci che campano di poco e quel poco lo devono dividere con chi esige le tasse; i poveri, gli ultimi sono destinati a subire violenze e sopraffazioni, ma sono anche pronti a prendersi la loro vendetta, a sollevare quel vessillo di rivolta che le leggendarie imprese della banda Hood rappresenta.
Proprio la trasformazione di una storia, la cui veridicità è ipotetica, in leggenda trasforma il racconto in un’epopea, che trascende però dal singolo personaggio per farne una vicenda collettiva: la lotta fra ricchi e poveri, fra sassoni e normanni, fra lealisti e congiurati. Vicende che possono ben trasporsi in altri contesti e in altre epoche.
Due ultime osservazioni: il puntuale riferimento all’eccidio di ebrei londinesi, in occasione dell’incoronazione di Riccardo, che apre il romanzo con una descrizione breve e cruda, colpendo il lettore con durezza; un incipit di notevole effetto.
La frase, contenuta in un dialogo fra Gisborne e il mendicante cieco, ‘Se il mondo non è sempre stato com’è, allora può essere diverso’, mi sembra il vessillo che possiamo ancora afferrare, nonostante tutto.
Possiamo considerare ‘La vera storia della Banda Hood’ un romanzo per ragazzi? Questo suggerisce la collocazione a Bologna nello stand Giunti nella parte riservata a Bompiani. Personalmente ritengo che il romanzo sia per tutti, lettrici e lettori di ogni età a partire dai quindici anni. Prevedo non poche difficoltà nella lettura per i riferimenti storici, che non sono mero contorno, ma parte essenziale della narrazione. Suggerisco una lettura collettiva, partecipata, che chiarisca i punti oscuri e metta in luce l’innegabile forza di questo romanzo.
Eleonora
“La vera storia della Banda Hood”, Wu Ming 4, Bompiani 2024
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