lunedì 24 giugno 2024

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

HEIDELBACH: UN FATTO PER I RAGAZZINI 

Marina, Nikolaus Heidelbach (trad. Valentina Vignoli) 
#Logosedizioni 2024 


ILLUSTRATI 

"L'abbiamo trovata in spiaggia mio fratello e io. 
L'abbiamo portata a casa. 
La mamma ha detto che poteva restare a vivere con noi. 
Le ho dato la mia camera e mi sono trasferito da mio fratello. 
L'abbiamo chiamata Marina." 

Marina è una ragazzina che per il momento non fa altro che annuire e scuotere il capo per dire sì o no. Non per questo resta esclusa dalle conversazioni casalinghe, anzi ascolta con attenzione e mangia di buon appetito, sopratutto il pesce. Piano piano comincia a parlare anche lei, poche parole isolate, ma fa rapidi progressi e quando un giorno, con il fratello minore, va al parco e un signore la prende in giro per il colore scuro della sua pelle lei gli addenta una coscia. Tocca scappare alla svelta. Marina fa il bagno con la porta chiusa, tutti i giorni. Un giorno ha cominciato a parlare come un fiume e non ha più smesso. Racconta cose magnifiche della sua vita nel mare: si chiama davvero Marina e suo padre è il re e sua madre la regina dei mari. Con le sue numerose sorelle viveva in castello magnifico con mille attrazioni. Ma poi un litigio con una delle sue sorelle principesse l'ha spinta a fuggire. Il fratello più grande alza gli occhi al cielo, la provoca e non le crede e, quando lei racconta quella che lui crede essere l'ennesima panzana, la offende dicendole che lei in mare non ci è mai stata... 

I libri di Heidelbach non sono mai facili (per i grandi, almeno). E neanche questo fa eccezione. Come sempre accade con le sue storie, la stratificazione di significati si presenta sempre molto impegnativa, a patto che la si voglia vedere e si desideri andare a vedere cosa c'è al di là di quel diffuso senso di inquietudine che gli adulti colgono e che caratterizza il poco testo e le immagini. Spesso, purtroppo, molti di loro, colti da questa vaga sensazione di disagio, si fanno spaventare e mettono giù il libro, dicendosi: naaa, non fa per me... figuriamoci per mio figlio... 
Questo è per dire che il sogno che Heidelbach in Italia sia un autore per tutti resta un sogno: una chimera. E chimera resta il fatto che capiti nelle mani giuste, quelle dei ragazzini. 

© Nikolaus Heidelbach

Tuttavia potrebbe capitare che qui passi qualche adulto più coraggioso e più illuminato. Qualcuno che i rari libri di Heidelbach che valicano le Alpi li aspetta fremente. 
E allora a quel qualcuno si può parlare di Marina
Andiamo a vedere la superficie e la profondità di questa storia. 
In superficie c'è una storia con un 'gancio' più facile, e molto evidente: la bambina emigrata da accogliere. Sempre in superficie ci sono tutti gli elementi consueti delle molte altre storie analoghe: è sola, ha difficoltà a comunicare, ha tratti somatici inconfondibili, su di lei lo stigma di essere diversa. Poi, di fronte alla domanda regina, che è spesso dietro a storie così : è arrivata qui, cosa ci facciamo, adesso (L'isola di Armin Greder docet)? Heidelbach si tuffa e va giù giù. 
Lui, che è lontano mille miglia da ogni retorica, sceglie di raccontare qualcosa di diverso, qualcosa che conosce molto bene: la mette letteralmente nelle mani di due ragazzini, fratelli, che la maneggiano fin dal principio ed è così che noi la conosciamo. Attraverso la loro relazione reciproca tutto assume spessore e senso. Con tutto quello che ne consegue. 
Si contano sulle dita di una mano quegli autori che se ne impipano della spiegazione, dell'insegnamento, della morale, in nome di una lealtà nei confronti dell'infanzia: Heidelbach dimostra ancora una volta di saper raccontare la potenza dell'infanzia con una onestà sconcertante. Sconcertante per i grandi, ovviamente. 
Ecco, questa è la sanissima inquietudine che attraversa le sue storie. 
Così Marina diventa un fatto di ragazzini. E come tale va letto. 
I due bambini, come spesso fanno i bambini, vanno dritti al punto e non si curano più di tanto delle farraginosità in cui potrebbero incappare: la trovano e la portano a casa. La mamma dice che può restare. Arriva una poliziotta e la madre gli inventa qualche scusa e quella se ne va. 

© Nikolaus Heidelbach

E anche in questo Heidelbach si allinea a quel modo di leggere il mondo ed evita tutto quello che potrebbe solo appesantire il percorso verso il nocciolo della questione. 
Il più piccolo, il più bambino dei due, le fa spazio e soprattutto le crede (anche la madre dà a vedere di farlo, ma è tutt'altra cosa). 
Il fratello più grande, che purtroppo ha perso quella capacità di viaggiare sul crinale tra la realtà e l'immaginazione, tra il vero e il possibile, è l'ostacolo, il granello che inceppa il meccanismo... 
E Marina? Heidelbach come le dà vita? Con la stessa sensibilità profonda con cui ci ha raccontato i due fratelli tra loro e i due fratelli con lei. Non c'è una sola parola, o un solo gesto dei due fratelli, che un bambino vero non pronuncerebbe o non farebbe e quindi non riconoscerebbe come suo. L'ho detto fino allo sfinimento: Heidelbach è uno dei migliori narratori di infanzia (e di umanità tutta) che mi sia capitato di incrociare. E anche qui accade lo stesso.
 
© Nikolaus Heidelbach

Il bambino piccolo è tutto fede, il fratello maggiore è tutto disincanto. La madre è tutta cura. Il passante al parco è a suo modo un'icona, di una fetta di popolazione... 
E Marina, dunque? Qui Heidelbach va ancora più in profondità: ne dà un'immagine che tiene conto di un sacco di cose non dette. Cosa l'abbia spiaggiata il giorno in cui i due fratelli la incontrano, possiamo intuirlo - Heidelbach non lo dice di certo ma disegna una copertina e un frontespizio piuttosto eloquenti - di sicuro lei sta scappando da una realtà traumatica e sta cercando di costruirsi una nuova realtà, una nuova identità. E le uniche cose che ha per le mani sono le cose che la circondano. 

© Nikolaus Heidelbach

Forse il poster con la sirena che è sul suo letto rappresenta per lei un punto di partenza... Si tratta dell'unica via di scampo che è in grado di darsi per andare avanti. Ragion per cui i suoi racconti sembrano inverosimili, in quel loro essere specchio "sottomarino" del mondo terrestre che lei ora ha davanti: il regalo per il compleanno, i saldi nel centro commerciale Sirena, le litigate fra fratelli, i parchi, le piscine e gli ottovolanti compresi. Sembrano inverosimili, illogici e impossibili, nelle sue parole, ma sono invece quanto di più autentico e possibile ci possa essere. Rappresentano il desiderio di una ragazzina di inventarsi una verità alternativa, per rimuovere la verità fatta di dolore da cui è appena fuggita. 
Il finale: il finale è ancora più heidelbachiano di tutto il resto. Pieno di mistero, di cose non dette perché i lettori ci possano entrare per farci i conti. Un unico indizio lo dà nelle risposte dei due fratelli, fino all'ultimo quei due son diversi. 

Carla

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