lunedì 25 novembre 2024

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

LAVORARE CON DESTREZZA 

Quando la sera la luna ci parla, Nicola Cinquetti, Alessandro Sanna 
Lapis Edizioni 2024 


POESIA ILLUSTRATA 

"A me sembra molto strano 
e lo voglio dire piano 
ma per essere sincero 
devo dire che davvero 
sei capace di cantare 
anche se non sai volare 
e rimani fisso al suolo 
disse all’uomo l’usignolo" 

Partirei da qui per questa raccolta di poesie di Nicola Cinquetti. 
Perché la cosa che viene in mente leggendo questa poesia è: ma guarda, quel signore allampanato, accanto alla sua bici, con lo sguardo rivolto all'usignolo che di cantare se ne intende, potrebbe ben essere il Cinquetti... 
Certo, volare non sa, ma a cantare ci riesce, eccome. 
E non credo sfugga a nessuno che in ogni poesia ci sia un canto (come forse anche in ogni canzone c'è un po' di poesia). 
La difficoltà di mettere parole intorno ai libri con i versi dentro ogni volta rinforza il pensiero che la poesia andrebbe letta e punto. 
Tutto quello che essa provoca sarebbe meglio non disturbarlo, circoscriverlo in un discorso. Ma tant'è. 
Varie cose saltano subito agli occhi: l'armonia tra testo e immagine, la qualità alta di entrambi i linguaggi, il gusto per il gioco, il jonglage, che da una parte fa Cinquetti e dall'altra fa Sanna. 
Con le parole innanzi tutto, ma anche con la fantasmagoria delle immagini. E non sto alludendo solo alle tavole di Sanna... 


Partiamo da ciò che è scritto. 
Cinquetti gioca - giocola - con le parole con il loro suono principalmente. 
Per questo a ogni nuova poesia non sai cosa aspettarti. Dal gioco sul verso di un gallo fino alla protesta di una pianta nei confronti di un piede, o meglio della sua pianta... "

"Piantala peste 
disse la pianta 
alla pianta del piede 
che non la piantava 
di pestarle i pistilli" 

Subito dopo il registro cambia e si continua con molto più senso della realtà a ragionare di suono e silenzio: il continuo rumore, un vero disturbo per l'orecchio in cerca di quiete, dei tanti elettrodomestici che tacciono tutti all'istante quando manca la corrente. 


E se qui Cinquetti è serio, sta a Sanna giocolare: inventare con destrezza una figura per illustrare l'impossibile, il silenzio, con un omino che attraversa in bicicletta una città avvolta nel buio. Solo un fanale e forse il ronzio della pedalata. 
E ancora si può leggere di un giro giro tondo che si trasforma in un giro giro tordo con lo scopo di diventare una condivisibile protesta nei confronti degli spari di un fucile, dal suono simile a un petardo, a causa forse di un ritardo, mancano il bersaglio, o forse era un abbaglio? Ma la cosa bella da sapere è che nessuno finisce giù per terra! Perfetto. 
Accanto al gioco delle parole e dei suoni che si trasformano nelle sue mani, Cinquetti è lì che si trastulla con l'altra grande fonte della poesia: la metafora. E quindi diventa qualcosa di ancora diverso: non più divertente, ma stupefacente ed emozionante. Ci si meraviglia e poi ci si emoziona, a sentire di parole che sono lì a tappare le orecchie di chi non vuol vedere una stagione finire, e non vuole neanche sentire il suono del tuono nell'autunno che arriva. 


Ci si emoziona a guardare quel ragazzino al suo ultimo tiro in porta della stagione: sono già andati via tutti, solo il cane a parare... e un uccello a guardare. 
Ed ecco che finiamo con ciò che è disegnato: i versi si sono fatti immagine per le orecchie e intorno l'altra l'immagine, quella visiva, si è fatta figura per lo sguardo. 
Spesso e volentieri inaspettata e potente, come l'acqua che la attraversa. Inaspettata e potente come sono le metafore, appunto. 
Sanna, nel momento in cui è lì davanti al bianco e deve decidere come far muovere i suoi pennelli, dove dirigere il colore, immagina i soggetti e immagina le forme, fa capriole e salti mortali col senso delle parole e per poi atterrare sulla pagina, sicuro e, come spesso credo vada cercando, meravigliato di sé stesso. 
E quindi bravo sempre, ma grandioso qui: 


 Che noia, se non fosse così.

Carla

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