venerdì 24 gennaio 2025

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)

IL CORAGGIO DELL'EDITRICE

In qualche modo, almeno visivamente, sono tanto distanti tra loro. 
Eppure. 

Da una parte c'è Ardore di Hye Won Kim: nero come la pece. Sulle sue pagine, dove una donna si muove, dalla prima pagina fino alla penultima brucia un fuoco vivo. 
Cambia in continuazione, si trasforma, come fa il fuoco, si ingigantisce, si divide in mille piste diverse, si fa portare dal vento, ringhia, ma non perde mai di luminosità. La donna lo insegue, lo acchiappa, sembra giocarci, lo stringe, lo tira a sé...
 

Dall'altra parte c'è Piccola lei di Sophie Caironi. Azzurro e rosa come un bel cielo al tramonto. Anche qui c'è una donna che vaga attraverso le pagine cercando qualcosa che ha perduto: cammina tra le montagne, si fa piccola in un bosco, leggera in aria, e poi giù sul sentiero ci appoggia i piedi. Persino nel mare dove nuota tra i coralli giganti in confronto a lei che è minuscola... 
Le cose che tengono insieme questi due libri. 
La prima, ad evidenza, è l'editrice che pubblica entrambe.
La seconda, in qualche modo dalla prima deriva: ossia la scelta coraggiosa di un'editrice di dedicare, a un pubblico che già da tempo è lì che legge, un oggetto - un albo illustrato - che di norma è concepito e pensato invece per primissimi lettori. 
Su questo ci sarebbe molto da dire perché sono davvero pochi gli editori che scommettono sull'opportunità di non sottrarre le immagini a tutti coloro che hanno già dimestichezza con la lettura, anche quella complessa, ma non per questo vogliono vedere l'illustrazione uscire dal loro orizzonte visivo... sacrificata sull'altare della parola scritta. 


Il coraggio di questi editori sta nel volersi opporre all'idea che le figure sono roba solo da bambini, o alle lamentele dei librai più convenzionali che non si saprebbero dove collocare con facilità e immediatezza libri del genere. E ancora contro quei genitori che puntano i piedi di fronte ai libri senza parole, a quelle mamma, papà ecc ecc che dicono no grazie ai libri con 'troppe' figure: "mio figlio sa già leggere... e vorrei qualcosa che lo tenesse occupato e in esercizio per più di cinque minuti..." Ah! 


Ecco a tutto questo rimediano quegli editori, qui un'editrice, che pubblicano libri come Ardore e Piccola lei, insieme a tanti altri. 
La terza ragione è di tipo strutturale. 
Entrambi gli albi si costruiscono, pagina dopo pagina, intorno a un mistero, che poi si svela immancabilmente nella penultima pagina. Il fiato si ferma per la sorpresa. Ed entrambi terminano nell'ultima, con il respiro che riprende. E questa è una delle tante opportunità che l'albo illustrato offre, proprio come oggetto fisico, ai suoi autori e autrici. C'è chi la sa utilizzare e chi invece arriva alla fine senza far sobbalzare nessuno. 
Ricordo con molta chiarezza che David Wiesner, da gigante dell'albo qual è, teorizzava la grande importanza che aveva per lui l'ultima pagina del libro: sempre tavola singola a sinistra, che arriva immancabilmente dopo un finale raccontato nella doppia pagina precedente, che ridecolla verso una prospettiva narrativa ancora ulteriore: una sorta di amo tirato verso il futuro.
 

La quarta ragione è invece tutta mia, o meglio è il frutto di un senso generale che mi pare di vedere in entrambe le storie e che io declino secondo il mio personale sentimento. Che poi sia un abbaglio poco importa, perché chi concepisce libri del genere non deve avere mai una unica lettura in tasca. Almeno spero. 
Tanto in Ardore, quanto in Piccola lei, le due protagoniste sono donne. 
Ed entrambe stanno inseguendo qualcosa. Questo 'qualcosa' è piccolo. 
Nel primo libro dietro il fuoco vivo c'è una ricerca, c'è l'impegno, la fatica di stare dietro alla vivacità: tutte cose che bruciano energie, le energie di una giovane donna. La vediamo spesso accucciata, piegata, con le braccia protese. La vediamo anche dormire a terra, tra mille giocattoli, dopo aver riempito due stendipanni, pieni di bucato...


Ebbene, nel primo libro tutto si svela nell'incontro, in un abbraccio magnifico e finale, di questa donna. Nel secondo libro, dietro quell'intricato intreccio di foglie, dietro le montagne, dietro gli sbuffi del vento, dietro i coralli e le attinie c'è di nuovo una donna in cerca. 
Qui le poche parole - che di là mancano del tutto - alludono al suo peregrinare in cerca di una direzione da prendere per poter arrivare a trovare ciò che cerca. 
Anche in Piccola lei c'è un incontro finale, nessun abbraccio ma un guardarsi negli occhi e riconoscersi. 
Se in Ardore l'incontro assume contorni chiari, seppure inaspettati e sorprendenti a posteriori, in Piccola lei l'incontro lascia molte piste aperte: la mia sta tutta in quelle orecchie. 
Grandi, piuttosto grandi e ritte, piuttosto ritte. 
 E non potrei, anche sforzandomi, trovarne una diversa. E' mia e di nessun altro.

Carla 

"Ardore", Hye Won Kim, Kite edizioni 2023 
"Piccola Lei", Sophie Caironi trad. Laura Costa, Kite edizioni 2024

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