venerdì 28 febbraio 2025

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IL CANONE

Il giardino di Abdul Gazasi
, Chris Van Allsburg (trad. Valentina Vignoli) 
#Logosedizioni 2025 


ILLUSTRATI 

"Un'ora dopo, Alan si svegliò di soprassalto perché Fritz gli aveva morso il naso. 
 Quel maleducato di un cane era pronto per la passeggiata pomeridiana. Così alan gli mise il collare e Fritz lo trascinò fuori di casa. Cammina, cammina, scoprirono un ponticello bianco a lato della strada. Alan lasciò che fosse Fritz a guidarlo dall'altra parte. 
Poco più avanti, oltrepassato il ponte, Alan si fermò a leggere un cartello. Diceva: IN QUESTO GIARDINO È ASSOLUTAMENTE VIETATISSIMO L'ACCESSO AI CANI. Firmato: ABDUL GAZASI, MAGO IN PENSIONE." 

Breve antefatto. Alan Mitz, un ragazzino in berretto e maglietta a righe, è stato scritturato dalla signorina Hester perché tenga compagnia e porti a spasso nel pomeriggio il suo cane Fritz, mentre lei è a far visita alla cugina Eunice, che l'ha espressamente pregata di non presentarsi a casa sua con il pestifero cagnetto. Fine dell'antefatto.

© Chris Van Allsburg

Dietro a quel cartello dal testo tanto chiaro quanto perentorio c'è un lungo muro ricoperto di edera che presenta, poco più in là, un sontuoso varco di accesso al giardino. Due statue di fanciulli lo fiancheggiano. Ritratti nell'atto di correre. 
Ora, però, chi sta sul serio correndo, è proprio il povero Alan. Ha appena visto Fritz che, sfilatosi il collare, fugge lungo il viale alberato che porta al giardino proibito. 
Il ragazzino si lancia all'inseguimento del cane e attraverso il grande parco, sentieri, prati e corsi d'acqua e cespugli potati ad arte, ormai stremato, arriva sotto l'imponente dimora del mago. Lui lo attende sulla porta e lo fa accomodare. 
Ed è nel magnifico salone, davanti al camino accesso, che apprende la inaspettata risposta, alla sua cortese domanda di riavere indietro il cagnetto. 
Abdul Gasazi odia i cani per quel che fanno nel suo giardino e quindi li trasforma in anatre. Ad Alan non resta che prendersi l'anatra sottobraccio e tornare verso casa. Ma quando il vento gli fa volar via il cappello dalla testa è l'anatra che lo recupera per poi allontanarsi e sparire in cielo. Senza cappello e soprattutto senza cane, deve solo tornare indietro con il cuore pesante per dare la cattiva notizia alla signorina Hester, che è già a casa e sta giocando con il suo cane Fritz. Dunque quel mago era un mago da palcoscenico e si è preso gioco di quel bambino, oppure? 

A sentire Van Allsburg, almeno al principio della sua lunga e magnifica carriera, tutto è successo un po' per caso. In particolare la sua prima decisione 'casuale' di finire in un'accademia d'arte e design. Guardatosi intorno, si è subito reso conto di non avere neanche un briciolo del talento dei suoi compagni, quindi decide di dedicarsi alla scultura. E così comincia a realizzare bellissime opere, cercando di elevare con la perfezione assoluta nella terza dimensione e nella ossessiva politura delle superfici soggetti in linea di massima pop o comunque appartenenti all'immaginario collettivo: dai cartoni animati, ai transatlantici nell'atto di affondare, fino ai grattacieli di NY. 
Ma nel realizzare queste sue prime opere si rende conto di una cosa importante che lo distingue da uno scultore puro: il desiderio insopprimibile di voler raccontare una storia, ossia la storia che intorno a quel determinato oggetto ruota. 
Sempre un po' per caso, decide che il disegno diventa il suo hobby e comincia a realizzare immagini migliori di quelle fatte al principio della sua accademia. Sono disegni che hanno la fissità di uno scatto fotografico (qualcosa che a me ricorda molto Heidelbach). 

© Chris Van Allsburg

Il loro dinamismo non è nell'immagine, ma nello scarto che esiste tra questa e il titolo che dà a ciascuna (Burdick rules). Lì in mezzo c'è la storia. E se a questo si aggiunge una sorta di bizzarria, una piccola o grande anomalia, un qualcosa che il nostro sguardo non riconosce come consueto, ecco che questo immediatamente accende l'interesse e fa decollare l'immaginazione del lettore, che - non può farne a meno - cerca di trovare un senso. E se il senso tocca l'assurdo, il gioco è fatto! 
Su questo bisogna tornare alla fine. 
Sua moglie vede questi disegni per hobby e ne apprezza la qualità narrativa: sono illustrazioni, a tutti gli effetti. E per convincerlo che forse come artista potrebbe guardare in quella direzione, lei che fa la maestra, porta a casa una scatola di libri illustrati. La delusione di Van Allsburg è forte perché ne coglie subito l'aspetto didascalico e semplificatorio di quei disegni, di quei testi: gli sembrano cartoline, non illustrazioni. Ma nella scatola c'è un libro che, invece, lo colpisce in positivo ed è di Maurice Sendak: quella, lui la riconosce come arte. Dalla qual cosa deduce che può esistere arte anche nell'illustrazione. Non solo storielline da imbonitori di bambini, non solo storie con coniglietti che parlano come coniglietti. 
Non demorde in quel suo naturale gusto per l'anomalia, l'ambiguità tra titolo e immagine. Questa è la sua via. A patto naturalmente che sia lui l'unico autore, ossia che dalla medesima testa escano le immagini e le parole. 
E così è andata. 

© Chris Van Allsburg

Il suo primo libro, che è questo, anno 1979, vince subito un premio importante la Caldecott Honor, ossia un gradino sotto la Caldecott medal. E vende come il pane. 
A parte la soddisfazione in sé, questa circostanza lo conforta, ben più degli affettuosi consigli di una moglie maestra. E così va avanti: migliora la tecnica, migliora la qualità del tratto - peraltro già altissima - dei suoi disegni. 
E scrive e disegna. 
Ma quell'idea originaria, quella sua propensione naturale a farsi le domande giuste di fronte a una immagine persiste. E così le sue narrazioni si sviluppano intorno alle possibili risposte. 
Per Il giardino di Abdul Gazasi l'immagine è quella di un ragazzino che insegue un cane che prima aveva al guinzaglio e che adesso invece è in fuga in mezzo a opere d'arte topiaria. 
Effettivamente le risposte costruiscono la storia, ma il gusto per l'ambiguità, anche quello, non lo perde mai. Per non parlare del mistero che avvolge quel giardino, a partire dal tunnel di accesso. 
Ma se da un lato le storie ambigue per bambini non sono molti gli adulti a volerle scrivere e pubblicare, va anche detto che proprio in quella loro ambiguità un'altra categoria umana, i bambini appunto, ci sguazzano felici. 

© Chris Van Allsburg

Ragione per la quale Van Allsburg è uno dei migliori della categoria. 
Ragione per la quale questo libro lo si può considerare un canone, un modello da prendere a paradigma. In quel finale, sul quale taccio, c'è una bizzarria che porta con sé la sorpresa, lo stupore. L'immaginazione schizza a mille per cercare il famoso senso... 
Ecco, i libri indimenticabili si fanno così. 

Carla 

Noterella al margine. Forse è il caso di rimarcare il fatto che questo libro contiene, oltre alla già citata presenza di circostanze ambigue, anche altre costanti che attraversano i suoi libri. Le metto in sequenza disordinata: il surreale, il cane, la magia, il sense of humor, l'ironia tagliente, il testo lungo e complesso, l'illusione, il culto per la forma anche fuori scala e fuori contesto, il mistero, la sorpresa, la predilezione per il bianco e nero, che talvolta vira.

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