mercoledì 26 febbraio 2025

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

NON MALE PER UN PASSEROTTO DOMESTICO, NON MALE



“Esistono quarantanove tipi di passeri. Il passero domestico non è che uno dei tanti. Un uccellino insignificante. […] Fino a quando non lo guardi da vicino. Allora vedi che è anche particolare, che ha una striscia più scura sul petto, nella ali ha piume gialle, nere e marroni. […]
I passerotti volano via dal nido dopo diciassette giorni. Diciassette.
A Luvi quelle parole piacciono: volare via.”


Luvi è una bambina cresciuta insieme alla nonna, donna a servizio da sempre di due persone che non hanno mai dimostrato rispetto e affetto per lei. Così quando l'anziana muore, è naturale che Luvi prenda il suo posto e che continui a fare quello che la nonna ha fatto per un'intera vita: servire.
Ma Luvi decide di fuggire, senza un piano, senza alcuna prospettiva di miglioramento, lo fa solo sulla base di un forte istinto che la spinge ad allontanarsi da quella casa dove ormai non ha più nulla che la tenga legata. Conoscerà lungo il percorso una banda composta di tre bambini che come lei hanno compiuto questa scelta fuggendo da un orfanotrofio, incontrerà poi un maresciallo dal quale deve guardarsi e soprattutto conoscerà un barbiere gentile che l'accoglierà e sarà disposto ad accettare che si sveli pian piano a lui, come a se stessa prima di tutto, le sue doti speciali.
Il libro inizia dalla fine, ossia dal momento in cui si celebra il funerale della protagonista. In questo brevissimo primo capitolo che ha appunto il titolo Iniziamo dalla fine lo scrittore si rivolge direttamente al lettore svelandogli (parte) della conclusione della storia, ma soprattutto tranquillizzandolo sul fatto che non si tratta di una storia triste, come l'episodio in questione potrebbe far pensare. Ma se così non è, dunque viene da chiedersi cosa davvero accade e come Luvi giunga a inscenare (forse?) il suo funerale.
Comincia così la storia di una bambina che si pensa un passerotto domestico e come tale sa di essere assolutamente anonimo e privo di particolari talenti. Un passerotto che è cresciuto sempre in gabbia e che quindi non conosce i rischi, ma neanche i vantaggi, di una vita libera.
Come può pensare di affrontare una vita in autonomia una bambina di undici anni che ha conosciuto l'affetto solo di una persona e che ora può fare conto solo su stessa? Probabilmente saranno le privazioni e le frustrazioni trascorse che possono rappresentare la spinta a procedere. Luvi infatti impara ben presto a utilizzare nella pratica tutte quelle competenze domestiche acquisite, ma è soprattutto pensando a quello che non vuole più essere e a quello che non vuole più fare che troverà la forza per continuare. Quasi per caso Luvi (che continuamente si ripete di essere solo un uccellino domestico e una ladra per necessità) scopre di avere un grandissimo talento: salta così in alto che sembra volare. Il suo fisico esile le facilita l'impresa, ma la spinta importante le arriva dalla rabbia: Luvi ha bisogno di essere insultata, umiliata e quindi di alimentare una forza rabbiosa per poter spiccare il volo.
In questa prima esplorazione di sé e delle sue potenzialità la bambina conosce quelle parti che si fanno largo a furia di sgomitate, è ancora un uccellino che non è riuscito a spezzare completamente la corda che lo lega alla gabbia, ma le sta tentando tutte per poterci riuscire e le risorse arrivano proprio da dove non si crede, da quella parte deprecabile di noi alla quale non penseremmo.
Ci vuole tempo perchè Luvi comprenda che si può lavorare sui propri talenti, perché quello che ci viene concesso in dono va gestito e alimentato. Ma una persona, e un bambino in particolare, cresce e riesce a esprimersi al meglio se ha di fronte qualcuno disposto ad accoglierla e a lasciarle spazio. Persino l'identità sessuale viene negata, la fragilità che può derivare dal dichiararsi bambina viene nascosta, taciuta in attesa di un tempo in cui non generi più vergogna. Un tempo in cui i voli si possono tentare anche senza che la spinta provenga dalla rabbia, ma unicamente dalla capacità di attingere alle proprie forze.
Luvi è un romanzo lieve scritto in terza persona, ma con una focalizzazione interna, con un punto di vista cioè che corrisponde a quello del protagonista. I pensieri di Luvi, le sue riflessioni spesso tormentate, gli interrogativi che rivolge alla nonna, gli insulti al signor e alla signora Simmer responsabili della sua reclusione, sono sempre il fulcro attorno a cui si costruisce la narrazione. Così lo sguardo che la piccola posa sul mondo e sulle cose è da principio timido e timoroso, per poi aprirsi e diventare progressivamente più ampio, fino a includere persone, affetti e desideri che in origine temeva anche solo formulare.
Non stenteranno lettori a partire dai 10 anni a stringere un legame empatico con questa bambina, nonostante, anzi, in virtù proprio del fatto che le prove che affronta sono molto lontane da quelle che potrebbero incontrare loro. Stefan Boonom sceglie ambientazioni e tempi sospesi come quelli di una fiaba e dalla fiaba attinge anche topoi ed elementi fortemente evocativi: la stessa protagonista, orfana povera e vittima di individui crudeli, il bosco che lei attraversa durante la fuga e le permette di conoscere altri fanciulli come lei reietti dalla società, elementi magici che, pur non essendo centrali, contribuiscono a collocare l'intera vicenda in un contesto sempre sospeso tra il possibile e l'irreale, fino ad arrivare alle figure buone, nascoste come sempre tra i più umili (un barbiere, la figlia di un becchino).
Un romanzo da stringere forte al petto.

Teodosia

"Luvi. Storia di una ladra e di un uccellino" Stefan Boonen, illustrazioni di Dieter De Schutter (trad. di Laura Pignatti), Mondadori 2025





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